Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Elektra Records
Anno: 
2001
Line-Up: 

- Cinjun Tate - voce, chitarra
- Shelby Tate - chitarra, tastiere, voce
- Gregory Slay - batteria, percussioni
- Cedric Lemoyne - basso
- Jeffrey Cain - chitarra

Tracklist: 

1. The Golden Hum
2. Glorious #1
3. Out/In
4. Bitter
5. Perfect Memory
6. Save Me
7. Belong
8. Over The Rails & Hollywood High
9. Smile
10. I'm Not Afraid
11. Impossibility (and hidden track, Sub Balloon)

Remy Zero

The Golden Hum

Terzo ed ultimo album per gli americani Remy Zero (influenzati da un vasto campionario di gruppi che va dagli U2 ai Blur passando per Verve o R.E.M) che hanno ottenuto nel frattempo, dopo il precedente Villa Elaine del 1998, una certa notorietà in patria grazie al singolo "Save me", divenuto la sigla del telefilm Smallville. Questo in realtà non permetterà loro di consolidare definitivamente il proprio ruolo all'interno della scena musicale, sfruttando magari il proprio appeal per ottenere maggiore promozione da parte della label (o un ingaggio migliore con un'altra casa discografica) e poter così avere una maggiore diffusione mediatica, perché da qui a breve i Remy Zero si scioglieranno e i membri si uniranno ad altri gruppi. Inoltre, nonostante negli USA abbiano un certo seguito, al di fuori del Nord America il gruppo non sempre riescono a sfondare sul serio, tranne, in parte, in Inghilterra viste le loro sonorità più congeniali ad un ambiente di estrazione britpop che ad un paese che nell'ultimo lustro era in piena epoca post-grunge (ma inevitabilmente venendo in alcune recensioni etichettati negativamente come l'ennesima "next big thing"). Per quanto riguarda il nostro paese, poi, non solo rimangono spesso considerati "quelli di Save Me" e connessi unicamente al telefilm di sopra, a volte si ignora anche che sono stati loro a comporla.

Per quanto riguarda il disco, questo The Golden Hum è più o meno uno spaccato della loro breve carriera nel suo complesso, cioè un lavoro nella media, come si suol dire complessivamente "senza lode e senza infamia", privo di elementi che lo facciano svettare al di sopra del resto della discografia o che al contrario possano indurre a gettar via il tutto. Va però loro riconosciuto il merito di mantenere un'ottima capacità esecutiva e compositiva, tutti i loro brani sono ben scritti, arrangiati ed eseguiti, nonché molto orecchiabili: è infatti apprezzabile il mantenimento della loro vena melodica e del loro songwriting sempre liscio e pulito, oltre che maggiormente curato e un po' più d'impatto rispetto al precedente full-lenght. Per contro ciò che viene proposto in queste undici canzoni non inventa granché: nulla che non sia stato già detto in precedenza, insomma, caratteristica che può togliere sapore e spessore anche alle canzoni migliori, rendendo lo scorrere del disco a tratti orecchiabile e divertente, a tratti piatto e monotono. E dopo tre album studio ormai è più che una sensazione l'ipotesi che gli statunitensi siano degli incompiuti, per lo meno in confronto a quel che ci si aspettava da loro nel 1995 quando vennero notati niente meno che da Thom Yorke dei Radiohead.

La titletrack è un'intro strumentale relativamente lunga, fra fraseggi acustici e interventi di tastiera. La successiva traccia è invece Glorious, discretamente accattivante nel piglio orecchiabile del chorus e nelle ritmiche dinamiche. La batteria è una delle note positive di quest'album, anche quando si limita ad eseguire un semplice lavoro di supporto ritmico senza molto di più rimane una presenza decisa e catturante, tant'è che l'U2iana Out-in senza il lavoro di Gregory Slay dietro le pelli apparirebbe anonima. La bella Bitter è un pop/rock tinto di blues piacevolmente melodico, che pur non presentanto nulla di nuovo (ma d'altronde è una costante) rimane godibile e anche trascinante. Perfect Memory è una ballata acustica melodica e sognante, seppur come tante; carina, ma nulla di sensazionale. Da menzionare il fatto che venne inserita nella colonna sonora del film The Invisible, e che in una puntata di Smallville gli stessi Remy Zero la suonano in una breve apparizione-sorpresa. La famosissima Save Me è forse il brano più ricercato di tutti, ricco di effetti di chitarra e muri sonori melodici intensi e dinamici. Probabilmente il pezzo migliore del lotto, nonostante possa risultare leggermente ripetitiva dopo un po'. Belong riporta alla mente in maniera più netta influenze come certi Radiohead più acustici, gli U2, in parte gli Smiths eccetera. Appare molto meno carismatica dei brani precedenti, ma non è da buttare, e alcuni giri di note di sottofondo sarebbe stato interessante espanderli. Over the Ralls ritorna sul discorso delle ritmiche trascinanti, in questo caso anche per il basso accattivante che la rende particolarmente catchy. Smile è un altro pezzo potente e melodico, ma nulla più, e I'm Not Afraid è la solita ballata dai tenui fraseggi pop senza molta originalità. In contrasto con queste sonorità l'ultima Impossibiliy è una potenziale hit melodica, che ha però il difetto di non concludere in maniera netta l'album lasciando la sensazione che manchi qualcosa... ed è qui che sbuca la traccia nascosta Sub Balloon come reale conclusione.

Un lavoro quindi discreto, che si rimedia la sua più che sufficienza e che i fan del gruppo sicuramente apprezzeranno più che volentieri, ma i Remy Zero nella loro breve discografia non hanno mai brillato in maniera particolare, e questo getta come un'ombra sui buoni elementi disseminati nei loro lavori. Forse una raccolta delle loro migliori canzoni potrebbe valorizzarli, evitando che finiscano dimenticati.

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