Voto: 
8.7 / 10
Autore: 
Paola Andriulo
Genere: 
Etichetta: 
Touch & Go
Anno: 
1989
Line-Up: 

- Steve Albini - chitarra e voce
- Ray Washam - batteria
- David Sims - basso

Tracklist: 

1. Steak & Black Onions
2. Monobrow
3. Up Beat
4. Coition Ignition Mission
5. Kim Gordon’s Painties
6. Hated Chinee
7. Radar Love Lizard
8. Marmoset
9. Just Got Paid
10. Trouser Minnow

Rapeman

Two Nuns and a Pack Mule

Un uomo o è un artista, o una mezzasega, e non deve rispondere a nient’altro, direi, se non alla propria energia creativa. Così ha scritto Bukowski, e così si potrebbe iniziare a parlare di un vero artista qual è Steve Albini. Un uomo immerso in mille progetti, un personaggio poliedrico mosso solo dalla sua energia creativa, che è davvero tanta, gargantuesca.
Leader già dei Big Black, nel 1988 Albini partorisce una nuova creatura malatissima, i Rapeman, affiancato in questo nuovo progetto da Rey Washam e David Sims che avevano già suonato insieme fino all’anno precedente negli Scratch Acid rispettivamente la batteria e il basso. I Rapeman ci hanno lasciato due lavori, di cui un Ep, Budd, e un capolavoro di dieci adrenalinici brani, Two Nuns And A Pack Mule.
Per avvicinarsi alla singolarissima musica dei Rapeman potrebbe essere utile avvicinarsi alla personalità del loro strano padre Albini. La sua indole può essere descritta prendendo a prestito le parole di un suo stesso brano, Radar Love Lizard, I’m a little lizard trapped in a man’s skin. Albini è un uomo a sangue freddo che nelle sue canzoni trasmette tutta la sua nausea, tutta l’alienazione di cui ognuno di noi è preda; Albini è l’anti idolo rock, non è su un piedistallo nè sul palco a prendersi gli applausi, è un artista che vomita dietro il palco tutta la sua rabbia, solo. E’ solo ma paradossalmente è ovunque, in innumerevoli progetti musicali; tutti lo desiderano, tutti vorrebbero poter vantare la collaborazione di questo genio, un genio che ha prodotto tantissimi gruppi noti (Fugazi, P.J.Harvey, Pixies, Jesus Lizard, Uzeda per fare solo alcuni nomi), ma che rifugge perentoriamente dall’essere definito produttore: Albini preferisce che lo si chiami tecnico del suono, il suo unico compito è quello di migliorare un suono già maturo, non di indirizzare il suono di una band verso i suoi gusti.

E quali sono i suoi gusti? Two Nuns And A Pack Mule è un concentrato di energici e metallici riff di chitarra e basso, scosse telluriche della batteria e conati nauseabondi di una voce particolare come quella di Albini. Questo lavoro è responsabile di molti altri lavori successivi figli del noise e dell’hardcore, con la sua forza distruttrice e i suoi stravaganti suoni minimali ha influenzato tanti altri gruppi che hanno attinto dal muro sonoro di Albini & co.
Two Nuns And A Pack Mule inizia con un brano interessante e più orecchiabili degli altri, Steak & Black Onions, in cui colpiscono fin dall’inizio la chitarra dai suoni metallici, la batteria violenta e nervosa e la voce che a tratti ricorda quella di Cobain, ma ancora più distrutto e disperato. Il pezzo successivo, Monobrow, dimostra subito che l’orecchiabilità non è una caratteristica dell’album, è solo un caso sporadico. Al centro di Monobrow vi è un suono sghembo, distortissimo, la chitarra durante tutto il brano soffoca, sembra debba esalare l’ultimo respiro da un momento all’altro.; il brano è un mix di suoni tagliuzzati, distinti gli uni dagli altri, in contraddizione, e una voce sempre sofferta e stanca. Col terzo pezzo Up Beat un terzo cambiamento: la velocità e l’impatto fortissimo di un breve brano che rimane impresso. Kim Gordon’s Painties è un’accusa fatta ad un gruppo (i Sonic Youth) che con l’album Daydream Nation si erano ormai venduti ad una major, la Geffen. E’ un’accusa fatta utilizzando sonorità simili a quelle dei Sonic Youth stessi, soprattutto il suono della chitarra di Albini si avvicina volutamente a quella di Ranaldo e Moore; la voce di Albini è una saetta che si scaglia contro chi vende la propria indipendenza, una voce che ti zittisce e ti lascia in mutande, anzi te le strappa (stando al titolo del brano). In Hated Chinee la rabbia di Albini e i suoni schizofrenici degli strumenti parlano di un uomo che non è un uomo, e sembra quasi di intravvedere la figura di questo personaggio finito, inutile che fuma oppio nella sua solitudine. La solitudine di questo pezzo si trasforma in rabbia maniacale nel terz’ultimo brano Marmoset, bellissimo strumentalmente e anche quanto a linea vocale da vero maniaco. L’album si chiude con Trouser Minnow, un brano che alla fine di questo capolavoro si inserisce a pennello, con la sua esplosione mancata, con la tensione che sprigiona, un gioco perverso che mette un punto ad un album matto come il suo creatore. Ma prima del punto i Rapeman ci regalano anche una bellissima cover degli ZZ Top, Just Got Paid, una versione dai suoni più metallici e hardcore ma che non perde i ritmi blueseggianti e southern.

Un muro di suoni che non ti lascia via di scampo, un muro nel quale ti chiudi felicemente perchè frutto di un vero artista che ha seguito la sua cascata creativa, non certo una mezzasega.

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