Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Republic/Universal Records
Anno: 
2001
Line-Up: 

- Richard Kruspe-Bernstein - chitarra
- Paul Landers - chitarra
- Till Linderman - voce
- Oliver Riedel - basso
- Christoph “Doom” Schneider - batteria
- Christian “Flake” Lorenz - tastiera


Tracklist: 

1. Mein Herz brennt
2. Links 2 3 4
3. Sonne
4. Ich will
5. Feuer frei!
6. Mutter
7. Spieluhr
8. Zwitter
9. Rein Raus
10. Adios
11. Nebel


Rammstein

Mutter

Madre, mère, mater, mother, Mutter. In ogni lingua questa parola richiama alla mente una sensazione di tenerezza e di cullamento, riporta all’affetto materno, ad un senso di dolcezza e di nostalgia per quando ci si appoggiava al grembo per ricevere la cura della propria madre; così può essere la madre che ci viene mostrata dai Rammstein, ma codesta è una madre più oscura e tagliente, nel complessivo del full-lenght, e se eppure rammenta le sensazioni della frase precedente in determinati punti, non è esattamente amorevole e delicata.
La titletrack è proprio richiamante questo attributo, purtroppo in una forma melensa e sdolcinata anche nell’impeto del momento dell’esplosione della chitarra elettrica. Lo stile, rispetto al “desiderio ardente” di Sehnschut, si è accomunato su un industrial metal più cupo e tendenzialmente più sofisticato (ma alcuni sporadici accenni si intravedevano già dall’album precedente), generalmente più metal-oriented e permeato da un'aura evocativa alle volte drammatica o neo-gotica, mentre il cantante Till Lindemann è abbastanza migliorato nel canto più rabbioso, quasi immutato in quello più melodico e vellutato. Purtroppo l'impatto e la trascinantezza si sono affievoliti, a causa della tendenza del gruppo di saturare troppo le canzoni con arrangiamenti che suonassero in qualche modo al tempo stesso catchy ed oscuri - e che alla lunga annacquano la grinta, che pure in certi pezzi è eccezionale.
Mutter inoltre è, al tempo stesso, ora più feroce, ora più tragico e sentimentale, nell’apparente freddezza dell’intessitura dell’album, ma si porta ugualmente un carico di retaggi proveniente dal precedente lavoro.

La ferocia può essere nello schema duro del riff di Sonne, fino alle spettrali voci di chiusura che ricordano una geisha giapponese, mentre l’altra definizione rispecchia appieno l’iniziale, immensa, atmosfericamente struggente Mein Herz Brennt, forse il capolavoro dell’album, intensa ed emotiva. Ma non viene affatto abbandonato lo stile melodico semplice ma efficace che caratterizza i Rammstein, croce e delizia da parte loro, con cui realizzano giochi di melodie validi e trascinanti con tastiera e chitarre, ma anche strutturazioni spesso approssimative e facili ad apparire ripetitive per questo, nonostante l'intento del gruppo di valorizzarne l'immediatezza e l'essenzialità. I brani totalmente orecchiabili sono presenti in ogni caso, come la poppeggiante Spielhur, o la ritmata Zwitter, che chiude in dissolvenza all’improvviso, scelta originale ma qui sbagliata in quanto termina affrettatamente il brano. Sono le canzoni più deboli dell’album, mentre l’infuocata Feuer Frei è un brano veloce, d'impatto, folgorante, uno dei pezzi più decisi, catturanti e coinvolgenti di sempre del gruppo.
I brani rimanenti sono Links 2 3 4, brano rapido e tagliente ma troppo ripetuto; Ich Will, oscura ma trascurabile rispetto alle hit più dirette del disco; la, inizialmente, fredda macchina di Rein Raus; l’incalzante ed elettrica Adios; l’oscura, intensa, evocativa Nebel, che sarebbe potuta essere fra le due traccie migliori di tutto il disco, se non fosse che, quando inizia quello che in teoria sarebbe il chorus, svanisce subito nella dissolvenza già sentita su Zwitter, infastidendo non poco.

Album affascinante, anche con le pecche che i Rammstein hanno o mantenuto o introdotto (peccato perché suona anche più personale dei dischi precedenti e con il potenziale maggiore fino a qui visto, ma comunque il risultato complessivo è senz'altro buono), scelta di proseguimento obbligata per chi ha già ascoltato Sehnschut e ne è rimasto impressionato positivamente. Mutter è anche il disco che fa respirare ai Rammstein l'aria del successo commerciale, soprattutto nel panorama metal, e che influenza molti epigoni o aspiranti emulatori dei tedesconi.

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