Voto: 
7.2 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Aural Music/Audioglobe
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Francesco Grandi - voce
- Marco Rizzi - chitarra
- Alessio Amorati - chitarra
- Gianni Zenari - basso
- Andrea Baldi - batteria

Tracklist: 

1. 8 Bar
2. Blind Fury
3. Mr. 2 Words
4. Love In The Back
5. Rain Are Us
6. Red Kiss
7. The Party
8. Last Friday
9. Dad Is Dead
10. Swan Tears
11. The Reason
12. Bang Bus
13. Rain

Rain

Dad Is Dead

Tra i primi esponenti dell'heavy metal tricolore, fondati addirittura nel lontano 1980, i bolognesi Rain tornano con una line up semi-nuova, dove accanto ai tre membri fondatori Alessio Amorati, Gianni Zenari e Andrea Baldi si aggiungono i nuovi arrivati Marco Rizzi alla chitarra e Francesco Grandi alla voce, e soprattutto con un nuovo full-length, che rappresenta il quinto album della loro carriera, da quell'esordio avvenuto nel 1990 con Ten Years After, e che segue a ben cinque anni di distanza il precedente Headshaker.

Nonostante lo scorrere degli anni e delle mode, il combo felsineo rimane fedele allo stile dei propri esordi, non rinnegando la propria passione per un certo tipo di musica e continuando a proporre un classico hard n' heavy di stampo ottantiano, quindi asciutto e potente, fatto di sonorità aggressive e ritmiche potenti e trascinanti, fedele nello stile a quella NWOBHM che aveva imposto i canoni heavy dei primi anni '80 e a band come i primissimi Def Leppard, Saxon o Diamond Head, anche se il quintetto emiliano evita di fossilizzarsi e limitarsi entro stretti confini, non disdegnando puntatine verso territori glam metal. Fondamentale in tal senso risulta l'apporto delle due asce della coppia Rizzi - Amorati, che macinano riff ficcanti e incalzanti, come il drumming potente e serrato di Baldi, che vanno a costituire l'intelaiatura principale dei loro brani, in cui bene si inserisce anche il nuovo cantante Francesco Grandi, nonostante si noti una certa differenza timbrica con il suo predecessore.

Ben presentato visivamente da una copertina accattivante ed in pieno stile "thriller", Dad Is Dead è un album che non lascia spazio a compromessi, conservando spesso uno spontaneo sapore retrò e rischiando magari talvolta di risultare anacronistico, anche per scelte relative alla registrazione, ma di sicuro brani come l'opener 8 Bar, Blind Fury, Last Friday o Mr. 2 Words rappresenteranno una vera manna dal cielo per tutti i nostalgici della NWOBHM, grazie alle loro ritmiche serrate, alle loro chitarre taglienti e ai cori urlati, capaci di ricreare quelle sonorità aggressive e cattive che stanno alla base della stessa concezione di heavy metal.
A mostrare i diversi volti dei Rain ci pensano da una parte brani come Love In The Back o la title-track Dad Is Dead, quest'ultima quasi un mix di Iron Maiden e Motorhead, che li ritraggono nella loro versione più hard n' heavy, dissacrante e sfacciata, che non può non riportare alla mente il rock n' roll dei Motorhead ed il glam metal dei Twisted Sister, e dall'altra canzoni dall'impronta melodica più marcata e stradaiola à la Motley Crue, quali The Party e Bang Bus, o più elegante e quasi class metal à la Dokken, quali Rain Are Us o The Reason.

Qualche episodio sottotono, come Red Kiss o Swan Tears, e le diverse influenze dell'intera scena hard n' heavy ottantiana, peraltro mai tali da rendere la loro proposta derivativa o anche solamente poco personale, non compromettono più di tanto la genuinità di un prodotto che potrà trovare vari e convinti estimatori tra coloro che sono rimasti legati all'hard n' heavy classico. Ciliegina sulla torta di questo Dad Is Dead è infine la riuscita cover dei Cult Rain, ormai un classico del loro repertorio live, qui riproposta in compagnia dei due Death SS Steve Sylvester e Freddy Delirio.

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