Voto: 
9.0 / 10
Autore: 
Andrea Evolti
Genere: 
Etichetta: 
Nuclear Blast/Audioglobe
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Peter "Peavy" Wagner - basso/voce
- Victor Smolski - chitarra/tastiere
- Mike Terrana - batteria


Tracklist: 

Suite Lingua Mortis
1. Morituri Te Salutant
2. Prelude Of Souls
3. Innocent
4. Depression
5. No Regrets
6. Confusion
7. Black
8. Beauty
9. No Fear
10. Soul Survivor
11. Full Moon
12. Kill Your Gods
13. Turn My World Around
14. Be With Me Or Be Gone
15. Speak Of The Dead

Rage

Speak of the Dead

18 album da studio, un Best of, un DVD live; i numeri dei Rage sono certamente impressionanti, ma ancora più impressionante, oltre alla loro prolificità creativa, è la personalità che sempre contraddistinto il loro sound e la costante evoluzione che, dall’esordio del 1986 Reign Of Fear (il primo come Rage; Prayers Of Steel dell’85 venne pubblicato con il nome di Avenger), fino al precedente Soundchaser ha arricchito un sound partito come basilare power-metal di matrice non propriamente tedesca, ad un power/progressive con influenze anche di class-metal (vedi la presenza di Victor Smolski, chitarrista dei grandi quanto poco considerati Mind Odissey).

Con Speak Of The Dead, produzione in studio numero 19, il trio tedesco (con un "immigrato" di lusso, lo statunitense Mike Terrana, nome che non ha bisogno di presentazioni) fa un’ulteriore salto di qualità. Sin dalla prima track della suite chiamata Lingua Mortis (il nome vi ricorda qualcosa?) si nota il grande lavoro fatto dalla voce di Peavy Wagner, molto più varia ed abile nelle melodie articolate, ma sempre pronta a graffiare con il suo inconfondibile timbro, proprio nei primi pezzi, Innocent e No Regrets. Ma non c’è solo la voce del buon Peavy a caratterizzare questo piccolo gioiello di album: l’immenso, prezioso, tecnicamente esaltante e dal grande gusto musicale, lavoro di chitarra di Smolski (che cura anche tutti gli arrangiamenti di tastiera), che permette alla release del three-piece di colpire duro ma anche accarezzare, farti viaggiare alla massima velocità di picchiata ed, allo stesso tempo, concederti giri panoramici ad alta quota, che ti fanno respirare ed apprezzare l’orizzonte, prima di ripartire a tutta forza, come nella strumentale della suite Confusion, dove un inizio quasi pomp-hard-rock è solo il preludio ad una track heavy e sinfonica, alimentata dalle acrobazie ritmiche di Mike. Con No Fear, il singolo, inizia la parte dell’album non compresa nella suite Lingua Mortis, e si nota, perché Peavy e compagni cambiano registro e vanno su di un melodico ma possente e tecnico Power Metal con puntate quasi Thrash. La forza di questi pezzi, oltre al songwriting ed alla tecnica individuale, sta nella freschezza del brano stesso e nella capacità di articolarsi in più situazioni emotive: contemplazione, riflessione, esplosione, attacco. Un ventaglio di emozioni condite sempre dalla robustissima melodia tipica dei Rage (grandissimi i suoni, pesanti ma senza eccedere), dove i solo di Smolski portano alla più spontanea gioia il vero intenditori di Heavy Metal.

Se Soul Survivor lancia un altro meraviglioso raid d’attacco (o missione di salvataggio per profughi di una guerra), Full Moon inizia tranquilla e riflessiva per poi esplodere in un tipico refrain Rage, supportato da un riffing possente ed essenziale. Con Kill Your Gods si tocca forse uno degli apici dell’album, con Terrana a scatenare tempeste ed un riff veloce ed aggressivo di Smolski e la prestazione di Peavy, che colora la sua aggressione, oltre che inciderla nell’animo dell’ascoltatore, con anche un lavoro di cori di primissima qualità. I Rage sono sempre gli stessi, per fortuna: la loro natura non cambia alla base, ma si arricchisce di tanti piccoli nuovi elementi adattati al loro sound, che ci regala un gioiello di disco da godere di getto e da riscoprire ad ogni ascolto: la "la parola dei morti", per quanto apocalittica e cupa, ci dice sempre di andare avanti. La speranza, per quanto appaia assurdo, giace lì, dentro ed oltre un mondo tormentato.

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