Voto: 
6.9 / 10
Autore: 
Filippo Morini
Genere: 
Etichetta: 
Canapa Dischi
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Cippa - voce
- Paletta - basso, voce
- Flaco - chitarra
- Noise - chitarra
- Gagno - batteria

Tracklist: 

1. Non Cambio Mai
2. Ho Bevuto La Droga
3. Mondo Moderno
4. Family Gay
5. Dritto In Faccia
6. Tyson Rock
7. Ultima Spiaggia
8. Cuore Nero
9. La Spesa
10. Life Is Now
11. Io Sono Qua
12. E Così Sia

Punkreas

Futuro Imperfetto

Si direbbe che un gruppo come i Punkreas ha bisogno di ben poche presentazioni: nati nel 1989 a Parabiago, sono diventati rapidamente una delle più famose punk bands in Italia, se non la più famosa in assoluto, grazie a canzoni ormai divenute conosciute anche da chi non segue questo gruppo, a tonnellate di date live in giro per l’Italia e ad una costanza e solidità assolutamente rare in questo ambiente.

Con Futuro Imperfetto arrivano al loro settimo album in studio forti di tutti i pregi e i difetti che li hanno resi ciò che sono oggi, non tradendo in alcun modo la propria etica anarco-stradaiola che tutt’oggi farcisce le loro canzoni perennemente avverse al sistema mediatico e sociale che contraddistingue l’Italia.
Non si può tuttavia non riconoscere un certo miglioramento lungo tutti questi anni di onorata carriera, miglioramento che emerge dalla tecnica dei musicisti, dalle melodie tessute dalle chitarre e dalla relativa ricercatezza dei testi sputati nel microfono con consueta rabbia.
In quest’ album si ritrovano tutti gli elementi “classici” che costituiscono l’identità stessa della band, dalla ferocia ironia degli episodi ska-core all’energia inesauribile dei ritornelli urlati sopra a veloci ritmiche punk, benché la melodia si sia ritagliata sempre più spazio all’interno delle loro canzoni, risultando talvolta eccessiva per i numerosi fan di vecchia data.
Un pezzo come Non Cambio Mai si rifà all’immediatezza di pezzi del loro vecchio repertorio come Voglio Armarmi, imbastendo una semplice ma efficace tirata di chitarre e batteria con voce sempre in primo piano che probabilmente non soddisferà tutti data la sua sfrontata orecchiabilità, caratteristica che si ripete in parte nell’episodio successivo intitolato Ho Bevuto La Droga, tipico riff di stampo Punkreas sotto a tempi in levare che esplodono in un consueto ritmo serrato.
L’apprezzabile sensibilità nei confronti di temi particolarmente attuali a cui ci ha abituato la band torna in Family Gay, che tratta appunto delle adozioni da parte di coppie omosessuali, il tutto raccontato con il solito spirito scanzonato e mai eccessivamente profondo che stavolta tralascia la rabbia nei confronti del giudizio sociale per concentrarsi sul bambino protagonista dell’adozione.
Sonorità assolutamente soleggiate ed inedite per la band vengono proposte in Ultima Spiaggia, che si rivela proprio per questo meno scontata degli altri pezzi, mescolando chitarre hawaiane con una rilassata base ska, distruggendo dopo poco questa atmosfera per riappropriarsi dei suoni rabbiosi ed energici che più si addicono al coinvolgente ritornello.
Anche Cuore Nero decide di allontanarsi sempre più dai “classici” Punkreas, abbandonando quasi del tutto le caratteristiche punk tradizionali ed utilizzando atmosfere più cupe, lente e seriose che si incendiano in chitarre ed assoli tipicamente alternative rock per cadenza e tipo di melodie, riuscendo in definitiva a sorprendere.
A ritornare su strade conosciute ci pensa La Spesa, canzone che descrive le paure e le fobie della signora media che si ritrova ad andare a fare spese in un quartiere affollato di extracomunitari dalle apparenze poco raccomandabili, arrivando infine a chiudere il disco con un altro pezzo assolutamente “nello stile” come E Così Sia, che tra il solito ska core, il solito testo al vetriolo ed i soliti passaggi da ritmi puliti e saltellanti a rincorse distorte ed incattivite non aggiunge assolutamente nulla che non sia già stato detto nel corso dell’album.

Risulta doveroso affermare che i Punkreas sono, a loro modo, sempre gli stessi da ormai anni ed anni, e che di sicuro questo disco non propone importanti o rilevanti cambiamenti.
Non possiedono più l’aggressività dei primi album (ma questo non ci sarebbe bisogno nemmeno di evidenziarlo) ma hanno guadagnato un’ottima tecnica che li ha sicuramente aiutati a costruire passaggi strumentali più personali, originali e soprattutto più improntati su cambi di atmosfere anche molto evidenti e repentini.
Tutti coloro che hanno amato gli ultimi album di questa band, diciamo da Pelle in poi, e non si sentono ancora stufi di una formula che anche se discretamente rinfrescata sa veramente troppo di anni ’90, comprino a scatola chiusa quest’album: non vi deluderà in alcun modo, anzi potrebbe rivelarsi piacevole e coinvolgente anche più del previsto.
Per tutti gli altri, in particolar modo per gli adolescenti appena entrati nella fase “ribellione a tutti costi”, potrebbe semplicemente essere un ottimo modo per conoscere una band storica come questa, sebbene oggi le alternative siano diverse e spesso più stuzzicanti dell’ennesimo disco dei Punkreas.

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