Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Paolo Tedoldi
Genere: 
Etichetta: 
Warner Bros.
Anno: 
1981
Line-Up: 

- Prince - chitarra e tutti gli altri strumenti
- Bobby Z - batteria
- Dr. Fink - tastiera
- Lisa Coleman - tastiera, sitar, voce


Tracklist: 

1. Controversy
2. Sexuality
3. Do me, baby
4. Private Joy
5. Ronnie, talk to Russia
6. Let's work
7. Annie Christian
8. Jack u off

Prince

Controversy

Che dire di Prince? Un artista particolare ed affascinante, soprattutto per via delle provocazioni a cui ci ha abituato e alle reazioni che suscitò nei più bigotti perbenisti scandalizzati dal suo particolare carisma e dal suo atteggiamento, ma anche per certe gemme musicali che ci ha lasciato nel corso della sua carriera, come Dirty Mind, il disco precedente a quello che andiamo ora a scoprire. Controversy è il quarto album di Prince, o il secondo, se iniziamo la conta dall'ottimo Dirty Mind e lasciamo perdere i suoi primi due dischi, piuttosto anonimi, dai quali possiamo salvare al massimo tre o quattro canzoni. E' compreso tra due album molto più conosciuti, più belli e di impatto decisamente maggiore. Un album minore, insomma, ma non per questo dimenticabile. Innanzitutto ci spostiamo verso suoni più complessi, lunghi pezzi dal sapore funk come Controversy o ballate sensuali come Do Me, Baby devono molto più alla black music che al punk, l'atmosfera si veste di toni più sgargianti, e la voce di Prince è più androgina che mai. Insomma, un album sfacciato, ambiguo e sopra le righe. Un disco molto glam, che recentemente è stato inserito da Attitude nella lista "The Gayest Albums Ever Made". Se negli altri album i riferimenti al rapporto uomo/donna sono numerosi ed espliciti, qui Prince è spesso vago e narra storie di edonismo totale e caos di genere.

Controversy dura sette minuti ed esplora nuovi territori: l'impronta è chiaramente funk, la canzone non è immediata e diversi livelli sonori e vocali si sovrappongono. L'imponenza del pezzo va pari passo all'importanza del messaggio. Presenta un testo d'effetto, uno dei più citati dai fan:

"People call me rude, I wish we all were nude, I wish there was no black and white, I wish there were no rules".

Prince si permette anche, dopo aver dichiarato di credere sia in Dio che in sè stesso, di recitare il Padre Nostro mentre la musica continua a suonare. Segue Sexuality, per la quale Prince si cimenta in gemiti femminei, provocatori e assordanti. La canzone avrebbe tranquillamente fatto bella figura anche sull'album precedente, ma non certo in chiave così glamourous. Il ritornello ripete in continuazione "Sexuality is all I'll ever need, Sexuality, I'll let my body go free". Certamente uno dei momenti più divertenti dell'album e uno dei pezzi più riusciti dell’artista. Do Me, Baby, la terza canzone, è la prima di una serie di ballate erotiche che Prince disseminerà nei suoi album, più vicine a Mariah Carey che a Hendrix. Ma è una delle cose più deliziose che si possono incontrare nella musica di Prince, il quale accompagna la dolce melodia con versi come "Do me, baby, like you've never done before/Give it to me, 'till you just can take no more". Tuttavia non si tratta certo del pezzo più interessante del disco, e ci si trova facilmente a saltarlo quando non si ha voglia di troppo romanticismo. Grande prova vocale è Private Joy, uno dei pezzi più orecchiabili del disco. Qui il principe riesce come al solito a parlare di cose imbarazzanti nel testo di una canzone pop che farebbe impazzire qualsiasi sala da ballo: una storia di autoerotismo, la parabola di un ragazzo ossessionato dal suo pene ("I strangled Valentino" è un chiaro riferimento alla masturbazione). Mi sembra giusto ora saltare temporaneamente alcune tracce e parlare subito della traccia che chiude il disco, Jack U Off, che è geniale e divertente quanto questa, ma è dedicata all'atto masturbatorio compiuto su un'altra persona invece che a quello compiuto su di sè. Assolutamente folle e, bisogna proprio dirlo, controverso. Ronnie Talk to Russia dura poco più di un minuto, il testo non sembra avere senso, e sembra trattarsi più che altro di un interludio. Let's Work è un discreto pezzo quasi sulla falsariga delle altre pop song del disco, se ne differenzia poiché non ha la stessa carica divertita e spensierata ed anticipa alcuni elementi della successiva release di Prince, 1999. La penultima canzone invece, è Annie Christian, un pezzo sottovalutato, dal testo molto criptico ("Annie Christian, Anti-Christ, Until U're crucified"), che probabilmente non vuol dire niente ma ha delle soluzioni sonore interessanti e risulta inquietante. Come già accennato, il compito di chiudere il disco è assegnato a Jack U Off, un pezzo che sarebbe stato più che altro perfetto all'inizio, ma che con la sua irresitibile mancanza di pudore, con la sua superficialità, con il suo ritornello imbarazzante, mette fine ai giochi e sorprende chi si aspetta una chiusura in qualche modo degna.

Si chiude così in definitiva quest'album, con tutta la sua carica di provocazioni e di sonorità che toccano il funky e il glam passando per il pop. Controversy è quindi composto in gran parte da pezzi di qualità, ma è più una collezione di buone canzoni con qualche momento di stanca che un album ben definito: un buon disco, imperfetto sì, ma molto gradevole e brillante, e preludio alla futura crescita dell'artista: infatti, con l’album successivo, 1999 (di cui, come già detto, ne viene anticipato qualcosa nell'esperimento di Let's Work, pur non essendo ancora a certi livelli) Prince diventerà un artista a tutto tondo e pubblicherà il primo dei suoi due (o tre?) capolavori.

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