Voto: 
8.3 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Etichetta: 
Now Or Never Records
Anno: 
2002
Line-Up: 

- Matt Lupo - chitarra, voce, tromba
- Chris Alfano - chitarra, voce
- Jim Stang - chitarra, voce
- Brett Bamberger - basso, voce
- Mike Somers - batteria
 

Tracklist: 

1. Amputees Make Bad Swimmers
2. Hedgehog's Dilemma (pt. 1)
3. Hedgehog's Dilemma (pt. 2)
4. Schizorabbit and the Face Parade (pt. 1)
5. Schizorabbit and the Face Parade (pt. 2)
6. Rotating Crib Toy (pt. 1)
7. Rotating Crib Toy (pt. 2)
8. Unfamiliar Ceiling
9. Lonely in Your Arms
10. Interpretative Decorations
11. Volume Fact (pt. 1)
12. Volume Fact (pt. 2)

Postman Syndrome, The

Terraforming

Ecco un gruppo davvero interessante che però non ha ricevuto molta attenzione negli ultimi anni, e che potremmo riscoprire in quest'occasione in cui vi parliamo di questo piccolo capolavoro perduto. Quel che i Postman Syndrome con il loro unico album Terraforming sono riusciti a comporre è un lavoro ricco di ingegno ed energia, in cui si reinventa un genere attingendo da tavolozze sempre diverse ma mai freddamente ricopiando la solita solfa; trovando la giusta miscela di complessità-elaboratezza ed impatto senza sfociare nella prolissità, nell'"accademismo" o nella freddezza. La loro musica a cavallo fra progressive metal, alternative metal ed hardcore è una ventata d'aria fresca che esemplifica una certa inclinazione venuta a galla in questi anni in certe frange di ambito metal, quella esaltante l'eclettismo nel proprio bagagliaio musicale, e che viene animata da un'attitudine "progressista", dinamica e avvincente. Le loro diverse influenze, oltre ad essere selezionate accuratamente e intelligentemente, sono tutte reinterpretate e rielaborate senza scadere nel citazionismo: i Postman Syndrome gettano le proprie radici soprattutto nei territori alternativi pesanti di Deftones, Incubus o System Of A Down, nel post-hardcore degli At the Drive-in e nel rock duro ma atmosferico di gruppi come Dredg, Hoobastank o A Perfect Circle, arrivando infine ad inquadrare (un po' prevedibilmente) anche i Tool; ma si può risalire anche al classico prog rock anni '70 (come quello dei King Crimson) così come in acts più recenti (Pain Of Salvation), aggiungendo certo mathcore (Dillinger Escape Plan), altri gruppi come Codeseven, Engine Down (sempre per il fronte hc) e i Neurosis, o in parte, con le dovute proporzioni, qualcosa della meccanicità dei Meshuggah; il tutto condito da leggeri spruzzi di psichedelia.Non fraintendete questa "noiosa lista della spesa", non vorrei dare l'errata idea di un'opera pomposa che intreccia il tutto in un minestrone privo di coesione, senza capo nè coda, un pastrocchio gratuito e fine a sè stesso. Non è così, al contrario: Terraforming è qualcosa di compatto e realmente originale, un disco che suona perfettamente omogeneo in ogni sua soluzione, scorrendo fluido e lineare da un pezzo all'altro. Il suo filo conduttore connette strettamente ogni tendenza che emerge nel corso dei quasi 54 minuti di ascolto; i cambi di registro sonoro appaiono assolutamente lineari e immedesimati nel contesto del full-lenght, anche nei momenti in cui le chitarre elettriche cedono il posto ad inserti non distorti, e i cambi di tempo non sono mai sconnessi. Un gruppo peculiare, ancor di più se si considera la presenza di tre chitarre a sette corde e del contributo di quasi tutti i membri alle parti vocali.

Fin dall'iniziale Amputees Make Bad Swimmers si assiste ad una poliedrica alternanza di parti più tenui e leggere, pur esaltate da una sezione ritmica sempre vispa, ed altre maggiormente distorte, mentre il canto si assesta in tutta naturalezza su linee vocali pulite e dolci che ben presto diventano un canto ruggito secco e feroce. E c'è da dire che il tutto non è neanche qualcosa di ostico e immasticabile, anzi, la melodia gioca un ruolo importante, contribuendo a rendere ogni canzone dinamica, trascinante e coinvolgente. Un disco consistente, elaborato ma diretto, mai noioso e consapevole di quanto dosare la propria ambizione. In pezzi come le due Hedgehog's Dilemma, addirittura ad essere presente in maggiore quantità è il lato più cadenzato, ma generalmente esso e le parti più dure rimangono inscindibili e la struttura delle canzoni così, pur non generando suite da dieci o più minuti, sfocia ugualmente in una certa poliedria in cui si alternano arpeggi tranquilli e cambi di tempo che dirottano verso lidi più rocciosi (in questa canzone soprattutto nella ritmata seconda parte). Musica complessa ma accessibile al tempo stesso, quindi. Terraforming è inoltre un concept, narrato come tradizione tramite capitoli, e molte canzoni sono divise in due parti per via delle tematiche affrontate. Si passà così a Schizorabbit and the Face Parade, inizialmente una cupa marcia industriale inesorabile ed inquietante, per poi cambiare registro nella seconda parte, introdotta da mesti giri di chitarra pulita e che si dirige ben presto verso coordinate maggiormente brucianti fra hardcore e (soprattutto nella breve sfuriata da metal estremo verso il finale) metal. Rotating Crib Toy è (relativamente) maggiormente solare e spensierata, ma anche con un velato retrogusto malinconico, che trova maggior espressione nella brevissima seconda parte. In Unfamiliar Ceiling trovano spazio anche spunti latineggianti molto gustosi nella chitarra acustica, nel cantato e in alcuni sporadiche trombe (che magari potevano essere aggiunte in quantità maggiore, sarebbe stato interessante), il tutto sempre connesso strettamente con incalzanti sfuriate metalliche e articolate sequenze di parti melodiche e granitiche. E' sottinteso che le parti vocali continuano ad essere varie e versatilissime, ma è nella più tooliana Lonely in Your Arms che c'è forse la prova più riuscita su questo punto. Il feeling ricreato dal gruppo è alto, la loro creatività sa essere trascinante e cattura con un carisma eccezionale. Interpretative Decorating è una perla di melodia ora dolce ma intensa, ora più decisa, e forse solo qua le parti più schitarrate stonano leggermente dal contesto - ma in maniera per nulla eccessiva e senza risultare tediosa o di cattivo gusto. Conclusione con la finale Volume Fact, che dopo una breve introduzione soft si sbizzarisce in un'intersezione di ruvido hardcore, tagliente metal e complesso prog, per poi chiudersi lentamente lasciando uscire uno alla volta gli strumenti fino al finale denso e cadenzato di sola batteria che ricorda certo post rock per l'atmosfera.

Terraforming è un disco profondo, emozionante, variopinto e complesso, ma anche scorrevole e perfettamente lineare, un'opera che riesce là dove altri gruppi hanno fallito da tempo: combinare originalità, carica, carisma e dinamicità senza risultare pomposi, stantii o auto-indulgenti, bensì solidi e maturi, capaci di ricreare brani elaborati e mai tediosi o gratuiti, anzi coinvolgenti e sempre più sorprendenti.

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