Voto: 
9.2 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Lava/Atlantic Records
Anno: 
2002
Line-Up: 

- Steven Wilson - voce e chitarra
- Richard Barbieri - tastiera
- Colin Edwin - basso
- Gavin Harrison - batteria


TRACKS:
1. Blackest Eyes (4:23)
2. Trains (5:56)
3. Lips of Ashes (4:39)
4. The Sound of Muzak (4:59)
5. Gravity Eyelids (7:56)
6. Wedding Nails (Strumentale)(6:33)
7. Prodigal (5:32)
8. .3 (Strumentale)(5:25)
9. The Creator Has a Mastertape (5:21)
10. Heartattack in a Layby (4:15)
11. Strip the Soul (7:21)
12. Collapse the Light Into Earth (5:52)

Tracklist: 
Porcupine Tree

In Absentia

Il Progressive inglese non ha bisogno di essere presentato, in quanto costituisce una delle correnti musicali più significative degli anni ’70 e ’80, che ha sfornato artisti del calibro di Yes, Emerson Lake & Palmer, Genesis, Jethro Tull e Marillion, gruppi che hanno caratteristiche molto diverse gli uni dagli altri, gruppi che hanno segnato un’epoca purtroppo tramontata prematuramente.
Tra i grandi sopra citati non possono essere dimenticati gli intramontabili Pink Floyd, la band che con la sperimentazione ha raggiunto livelli elevatissimi, ripresi dai Porcupine Tree, il cui sound è una perfetta unione tra Progressive e Psichedelia.

Ormai è da quasi quindici anni che il quartetto britannico si esibisce con pubblicazioni sempre migliori, e questo In Absentia supera addirittura il precedente Lightbulb Sun, facendosi eleggere album più valido e completo della formazione guidata da Steven Wilson.
Passaggi ritmati e complessi nei tempi si contrappongono a sezioni atmosferiche e distensioni sonore, con cori spaziali e intermezzi acustici curati nei particolari.
Ambigua l’iniziale Blackest Eyes, con la sua aggressiva e impetuosa introduzione e con il conseguente contrasto melodico e rilassante: la voce di Steven si contraddistingue per l’espressività e per i toni soavi, che disegnano anche il tessuto di Trains, il secondo e miglior brano di In Absentia. Questo, completamente acustico, scivola via veloce attraverso i costanti accordi della chitarra, accompagnati da riffs di batteria ricercati ed elaborati: la ballata serena di Wilson si arresta solo per un breve periodo centrale, nel quale è un banjo a costruire il tema principale.

Lips of Ashes si forma attraverso gli effetti elettronici di tastiera, i piacevoli arpeggi e i cori armoniosi, che cullano gli ascoltatori fino alla composta esplosione di The Sound of Muzak, profonda nel testo, come ciascuna canzone del disco, e strutturata con efficacia, riprendendo spunti Pink Floydiani.
Il seguito dell’opera è affidato ad altre lunghe tracce, antitetiche nella forma, che spaziano da sonorità Psichedeliche (Gravity Eyelids e Prodigal) a spunti prettamente Alternative (le strumentali Wedding Nails e .3, la coinvolgente The Creator Has a Masterpiece).
Vario e articolato il lavoro del basso suonato da Edwin, fondamentale nell’armonia di ogni brano, a colmare i rari vuoti lasciati dall’elettronica di Barbieri, dalla voce filtrata di Wilson e dalla batteria di Harrison.
Heartattack in a Layby costituisce un momento toccante e riflessivo, con gli arpeggi di chitarra e gli effetti di sottofondo, a realizzare un’atmosfera unica e dimenticata dal tempo. Totalmente opposta è Strip the Soul, vicina alle composizioni dei Tool per la sperimentazione legata ai suoni delle chitarre: oltre ai suoni cupi però i Porcupine Tree in essa riescono ad inserire temi dell'elettrica travolgenti, prima di chiudere con il finale Collapse The Light Into Earth; il tipico timbro inglese qui spicca con la sua tranquillità e la sua dolce malinconia, guidando l’ascoltatore in parti sinfoniche e giungendo così al termine di un viaggio all’interno delle nostre emozioni, chiamato In Absentia.

La band di Steven Wilson completa dunque un nuovo delizioso capolavoro della sua carriera discografica, una fonte di sensibilità inesauribile, che sa divertire ma anche commuovere l’ascoltatore, riconfermando i Porupine Tree eredi incontrastati del Progressive psichedelico odierno.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente