Voto: 
6.8 / 10
Autore: 
Roberto Vitale
Genere: 
Etichetta: 
Escape Music/Frontiers
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Pascal Gwerder - Voce solista;
- Matthias Betschart - Chitarra ritmica;
- Marcel Betschart - Chitarra solista;
- Andreas Betschart - Basso;
- Armin Betschart - Batteria.


Tracklist: 

01. Reality
02. Hard work
03. Overheated
04. Same shit different day
05. Love it or hate it
06. Don't know
07. Paid soul
08. Obsessed
09. Going down
10. Sweet little girl
11. Wicked moment
12. Creation of hate
13. Five years

Polution

Overheated

La storia della musica rock, soprattutto quella con le sonorità più dure, è stata da sempre un continuo rincorrersi di stili e di idee che ne hanno rappresentato la linfa vitale e che continuano a proporre spunti interessanti per il futuro. Va comunque detto che in questi ultimi periodi sono tornate prepotentemente di moda sonorità riferibilissime agli anni 70, quando buona parte del rock duro era intriso di venature blues che davano corposità e rotondità ad un suono di per se già potente. Come non citare allora gli Ac/Dc, veri pionieri di un genere che farà numerosi proseliti in tutto il mondo. La citazione del gruppo di Angus Young non è certamente stata inserita a caso in questa recensione poichè i Polution, si sono fortemente ispirati fin dalla loro nascita, nel 1997, al gruppo australiano, anche se nella loro biografia i cinque ragazzi tengono a sottolineare la loro passione nel suonare anche brani di Metallica e Motorhead. Grazie ad un tour di supporto ai loro connazionali Krokus (i Polution sono infatti Svizzeri), il gruppo si fa conoscere dagli appassionati, ma è soprattutto grazie ad un brillante piazzamento in un concorso per band emergenti del 2006, che i cinque ragazzi hanno la possibilità di lavorare con Tommi Vetterli, che qualcuno ricorderà come componente della trash metal band Coroner. Ottenuto un contratto discografico con la Escape music, i cinque, sempre con Vetterli dietro la consolle, hanno la possibilità di entrare in studio di registrazione per dare così vita al loro debut album "Overheated", che già dal titolo ("Surriscaldato") promette bene.

Va subito detto che le influenze riferibili agli Ac/Dc le troviamo ma non certamente in misura così rilevante, più che altro veri punti di riferimento del gruppo sono gli Airbourne (è incredibile come una band esordiente sia già in grado di offrire ispirazione ad altre bands), ma soprattutto i Krokus ed i Gotthard, con un tocco neanche troppo velato al Southern rock più potente.
Tutto ciò ci permette di inquadrare il sound della band, ruvido fin quanto basta, dove le ritmiche fanno la parte del leone, in un lavoro dove il feeling conta moltissimo, dove l'impatto tende a differenziare un prodotto che altrimenti si perderebbe nel marasma delle numerose uscite discografiche.
Ecco perchè la parte del leone viene svolta egregiamente dal chitarrista ritmico Marcel Betschart, fantasioso quanto basta, ascoltare ad esempio il suo lavoro in "Hard Work", sicuramente l'apice del disco, un brano che da cadenzato si trasforma poi in una brillante cavalcata che ci ricorda i bei tempi che furono. La ruffianeria non manca di certo ai cinque svizzeri, soprattutto quando si cimentano in una citazione degli ZZ Top, nella saltellante e divertente "Same Shit different day " che ha l'odore pungente del southern per tutta la sua durata. Molto bella nel suo incedere elettro acustico anche "Going Down", che miscela sapientemente i primi Lynyrd Skynyrd, con i Krokus. Ed in effetti il gruppo di Marc Storace è quello che più di ogni altro troviamo, a livello di influenza nei Polution, soprattutto nella costruzione delle canzoni, semplici, di impatto e soprattutto dalla durata non eccessiva. La regola viene confermata in tutti i tredici brani del disco, brani tirati, adattissimi per accompagnare una bella corsa in autostrada, ad eccezione della piacevole ballata acustica "Don't Know", vero momento di pausa in un album piuttosto omogeneo nei contenuti.
Riff particolarmente azzeccato per "Creation of hate", che sicuramente sarà un pezzo forte durante i concerti del gruppo. Buona la prestazione degli altri musicisti, un piccolo appunto, per la prova nella media, non di più, del cantante Pascal Gwerder, mai troppo grintoso quando c'è da tirare fuori le unghie, un pò monocorde nei brani dove la melodia richiede una maggiore modulazione della voce.

Si tratta comunque di semplici notazioni che possono diventare trascurabili man mano che il gruppo avrà acquistato l'esperienza e la malizia necessaria, intanto perchè i ragazzi sanno suonare bene ed il disco è ben prodotto, anche se è auspicabile in futuro una maggiore personalità; nel frattempo i Polution un primo concreto risultato lo hanno ottenuto registrando un disco che supera largamente la sufficienza, anche se per il momento la qualità degli Airbourne rimane abbastanza lontana.


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