Voto: 
9.5 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
A&M Records
Anno: 
1979
Line-Up: 

- Sting - Voce, Basso
- Andy Summers - Chitarra
- Stewart Copeland - Batteria


Tracklist: 

1. Message in a Bottle - 4:51
2. Reggatta de Blanc - 3:06
3. It´s Alright For You - 3:13
4. Bring on the Night - 4:16
5. Deathwish - 4:13
6. Walking on the Moon - 5:02
7. On Any Other Day - 2:57
8. The Bed´s Too Big Without You - 4:26
9. Contact - 2:38
10. Does Everyone Stare - 3:52
11. No Time This Time - 3:17

Police, The

Reggatta De Blanc

"The afternoon has gently passed me by
The evening spreads its sail against the sky
Bring on the night
I couldn't stand another hour of daylight"

Il gruppo di Sting, Summers e Copeland entra nell’ottobre del ’79 a fare definitivamente parte dei Grandi del Rock, con un disco di quelli epocali, di quelli che a distanza di decenni suonano freschi come se fossero usciti la settimana precedente, uno di quelli in cui la raffinatezza e l’immediatezza dimostrano di poter essere perfettamente complementari.
E’ attraverso uno spropositato “buon gusto” musicale che Sting e soci ottengono le chiavi del successo, un gusto che li porta ad evitare qualsiasi passaggio ridondante e a non cadere nei barocchismi inutili che oramai piagavano la declinante scena Progressive, e al contempo ad elevarsi dalla massa di Punk bands che erano esplose sul finire del decennio, grazie ad una tecnica sopraffina e all’eclettica proposta musicale.

Districandosi leggiadri tra ritmiche rubate al Reggae ed essenzialità Post-Punk, unendo l’acidità del Rock all’espressività del miglior Pop d’autore, i Police compongono il miglior disco della loro -relativamente breve- carriera, perfezionando e migliorando lo splendido quadro già abbozzato dal disco di debutto, “Outlandos d’Amour”, più grezzo ma altrettanto fondamentale.
Nel Reggae Bianco (Reggatta de Blanc) dei Police, ogni tassello, ogni suono, è al posto giusto al momento giusto, i musicisti non sentono mai il bisogno strafare o stupire a tutti i costi; a lasciare senza fiato è infatti la naturalezza con cui le melodie della chitarra di Summers vengono esaltate dalle pulsazioni del basso di Sting, o di come Copeland riesca a inserire uno dopo l’altro dei passaggi letteralmente strepitosi senza intralciare il flusso della musica. Questo platter potrebbe essere un trattato di batteria Rock: come dare spettacolo con la massima raffinatezza e il minimo ingombro.

A livello commerciale, da Reggatta de Blanc furono estratti tantissimi successi clamorosi, quali l’opener “Message in a Bottle”, uno fra i pezzi più belli Rock in assoluto, con la chitarra di Summers a dipingere paesaggi solitari e sognanti, su cui la voce di Sting, clamorosamente in forma, ricama un testo dalla grande, ironica, potenza espressiva.
E che dire di quel capolavoro intitolato “Bring on the Night”?
Dopo l’introduzione in punta di piedi, la partenza all’unisono di tutti gli strumenti e della voce è una delle cose più belle che si siano ascoltate in ambito musicale, e fa il paio con lo splendido ritornello Reggae intonato da una voce mai così affascinante.
Altro pezzo epocale la sesta “Walking on the Moon”, della quale non so se elogiare di più gli azzeccatissimi suoni spaziali della chitarra o il tocco leggerissimo di un Copeland al di sopra di qualsiasi metro di giudizio.
E’ necessario ch’io prosegua? Beh, sarebbe delittuoso trascurare il Reggae malinconico di “The Bed´s Too Big Without You”, triste ammissione dei propri errori da parte di un uomo lasciato dalla propria compagna, o la favolosa titletrack strumentale, in cui la voce di Sting si limita a qualche vocalizzo tribale, mentre gli strumenti, forti dell’esperienza di “Masoko Tanga” (ultima traccia del disco precedente), si destreggiano alla perfezione in tutti i frangenti.

La velocità Punk’n’Roll di “It´s Alright For You” fa coppia con le sperimentazioni più atmosferiche di “Deathwish”, mentre “Any Other Day”, cantata da Copeland, risulta meno amalgamata al resto del disco, unico brano leggermente sottotono.
Molto efficaci anche i tre brani di chiusura, tra cui spicca il quasi-Dark della breve “Contact”, scritta interamente da Copeland come la successiva “Does Everyone Stare”, con un divertente pianoforte ad accompagnare le voci – finale in bellezza con la dinamicità di “No Time this Time”, più up-tempo e Punk-oriented, capace di trascinare per merito della voce acida di uno Sting in lotta col mondo moderno (“If I could - I'd slow the whole world down - I'd bring it to it's knees - I'd stop it spinning round – but as it is - I'm climbing up an endless wall”) e alle ritmiche coinvolgenti di Stewart.

Reggatta de Blanc è un classico che non deve mancarvi, un disco in cui il talento del trio britannico esplode fragoroso, ma con la delicatezza tipica dei grandi.

“Just a castaway
An island lost at sea
Another lonely day
With no one here but me
More loneliness
Than any man could bear
Rescue me before I fall into despair
I’ll send an SOS to the world
...
Walked out this morning
Don't believe what I saw
A hundred billion bottles
Washed up on the shore
Seems I'm not alone at being alone
A hundred billion castaways
Looking for a home”

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