Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Marco Lorenzi
Genere: 
Etichetta: 
Black Nutria Independent Label
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Simone - voce, chitarra
- Davide - basso, voce
- Jordan - batteria
- D. Marzegan - piano in "Better Than You"
 

Tracklist: 

1. Let Me Be Here (03:06)
2. Break Out (03:49)
3. I Have a Spark (03:09)
4. Come Back (06:49)
5. A.f.a. (03:17)
6. Behind (03:41)
7. Better Than You (04:23)
8. Imagine Me (04:15)
9. Hey Hey (02:42)
10. Mud (03:43)

Polar for the Masses

Let Me Be Here

C'è qualcuno, tra voi, che abbia posseduto (o possieda tutt'ora, perché no) una Polar? Quel vecchio modello di Volvo lento, pesante ma nel contempo affascinante a tal punto da ispirare il nome per una band?
Ebbene, i Polar For The Masses nascono nella provincia di Vicenza proprio perché accomunati dalla fedeltà verso un'automobile che tutti e tre i componenti del gruppo hanno avuto e portato a spasso per le strade. La vecchia Volvo Polar, insomma, si fa filo conduttore per descrivere il trio che rappresenta una delle realtà più interessanti del roster di Black Nutria, etichetta veneta che sta muovendo i primi, importanti passi nel mercato indipendente nazionale.

Lentezza nel movimento (era ciò che distingueva le vecchie Polar, appunto) quale possibilità per viaggiare senza fretta, per essere in grado di carpire ogni singolo frammento dell'ambiente circostante. Potremmo riassumerlo così, il viaggio che i Polar For The Masses compiono in questo Let Me Be Here. Un full-lenght, il primo per il trio vicentino, che si snoda lungo dieci tracce ben strutturate, tra riff di chitarra piuttosto grezzi ed appena abbozzati, una voce che tanto ricorda certe sperimentazioni del decennio passato ed una linea di basso che fa tutt'uno con la sezione ritmica. Risultato? Un Indie Rock nella piena accezione della definizione, condito qua e là da piccole peripezie tra Noise e Rock ‘n' Roll.

Let Me Be Here è anche traccia d'apertura, nella quale i tre ragazzi veneti mettono sul piatto ciò che sarà poi la materia principale dell'intero lavoro in studio. Un pezzo nervoso, tra atmosfere tirate e poco spazio per melodie facili. Verrebbe da descriverlo con toni minimalisti, il mondo dei Polar For The Masses. In effetti il prosieguo del full-lenght è caratterizzato da una linea d'onda che difficilmente compie virate. Gli arrangiamenti sono curati, ma senza eccedere in ossessivi dettagli. E forse, per Let Me Be Here, va bene così.
Break Out si inserisce a pieno titolo nel filone Noise Rock, lasciando posto ad una schizofrenica I Have a Spark, che apre di fatto il filone centrale dell'album. A.f.a. rallenta il ritmo per concentarsi su attenti riff di chitarra e su una voce, quella di Simone, che cambia tono rispetto all'apertura del lavoro. E' forse questo l'episodio nel quale si denota con maggiore intensità la freschezza musicale dei Polar For The Masses ed il loro virtuosismo.

C'è spazio anche per Better Than You, semi-ballata che inizia a respirare con il pianoforte di Davide Marzegan, sorta di special guest nella line-up definitiva. La bellezza insita nella traccia in questione emerge lentamente, senza fretta. Il pianoforte apre i battenti in una dimensione che somiglia tanto ai Placebo d'annata, con la voce di Simone in splendida forma.
La malinconica ballata introduce di fatto alle battute conclusive, in cui i Polar For The Masses si distinguono ancora per una Imagine Me in ostinato ripetersi di acidi riff di chitarra, e per la conclusiva Mud, nella quale ritmica e bassi prendono il sopravvento.
Dopo le positive impressioni di questo album d'esordio, non rimane che seguire il cammino dei Polar For The Masses, in attesa di poterli osservare sul palco per una sessione dal vivo che, siamo certi, potrebbe convincerci del tutto. Ultima nota; non li vedremo in faccia, perché lunghe forme tubolari ne coprono le fattezze. Come dire, concentratevi sulla sostanza, senza ulteriori distrazioni.
 

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