Voto: 
7.4 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Metal Heaven/Frontiers
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Mike Andersson - voce, tastiera
- Magnus Karlsson - chitarra, tastiera
- Bob Daisley - basso
- Magnus Rosen - basso
- Anders Johansson - batteria
- Jaime Salazar - batteria
- Janne Stark - chitarra
- Carl-Johan Grimmark - chitarra
- Mattias "IA" Eklundh - chitarra


Tracklist: 

1. The Real You
2. Remember Me
3. Ain't No Pleasin' You
4. Calling My Name
5. A Taste Of Paradise
6. The Quickening
7. Divided We Stay
8. It's Your Cross To Bear
9. The Great Unknown
10. Where To Go
11. Digging Your Own Grave

Planet Alliance

Planet Alliance

Planet Alliance è il nuovo progetto voluto dal cantante dei Couldscape Mike Andersson e dal produttore Anders “Theo” Theander, i quali hanno chiesto la partecipazione di vari personaggi di spicco della scena Metal scandinava, reclutando così intorno a loro Bob Daisley (Ozzy Osbourne) e Magnus Rosén (Hammerfall) al basso, Anders Johansson (Hammerfall, ex Yngwie J. Malmsteen) e Jaime Salazar (Last Tribe, Allen/Lande, Flower Kings) alla batteria, e Magnus Karlsson (Last Tribe, Starbreaker), Janne Stark (Locomotive Breath, Overdrive), Carl-Johan Grimmark (Narnia, Rob Rock) e Mattias “IA” Eklundh (Freak Kitchen, ex Fate) alla chitarra. Il genere proposto da questa sorta di “All Stars” scandinava è un melodic Hard Rock/Metal, quindi un Metal con forti venature melodiche, che può assumere diversi aspetti, svariando con eleganza dall’Heavy al Power all’Hard Rock. Il song-writer, che nasce dalla collaborazione tra Mike Andersson e Magnus Karlsson, risulta essere sicuramente una delle carte vincenti di questo studio project, che comunque non sfigura assolutamente nemmeno da un punto di vista prettamente strumentale ed esecutivo, in particolare relativamente alle parti di chitarra eseguite da personaggi di sicuro talento come Grimmark.

L’opener The Real You parte in tono sommesso, acquistando velocità e potenza dopo poco più di un minuto, così una buona sezione ritmica ed un chorus pieno e melodico danno vita ad un brano gradevole, arricchito poi da stacchi gotici e solos all’altezza dei loro nomi, ed anche Remember Me è un bel brano melodico ma al tempo stesso grintoso dove ancora una volta i chitarristi danno un saggio delle loro capacità, mentre meno colpisce, soprattutto ai primi ascolti, Ain’t No Pleasin’ You. Calling My Name, un po’ per la sua sezione ritmica un po’ per le sue linee melodiche, sembra un brano di una Power Band, invece A Taste Of Paradise è più tosta ed aggressiva, ma pur sempre melodica, ed in fondo proprio la cura delle melodie sembra essere il vero filo conduttore di quest’album e ciò lo si nota molto nella bellissima The Quickening, una power ballad malinconica ed emozionante con un bel chorus e la grande interpretazione di Andersson. Oltre alle parti di chitarra, anche il drumming è sempre ben presente e valorizzato dalla produzione di Theander e Lindmark, Divide We Stay sembra confermare ciò, si assiste però adesso ad un evidente calo nelle ultime quattro canzoni che sembrano un po’ simili l’una all’altra, ed anche le pregevoli linee melodiche che nella parte iniziale e centrale avevano sospinto il platter ad un livello qualitativo elevato sembrano subire un deciso calo, soprattutto in prossimità delle due song poste a chiusura, cioè Where To Go e Digging Your Own Grave, meglio invece It’s Your Cross To Bear, a mio avviso la migliore delle peggiori, cioè delle ultime quattro.
L’album d’esordio dei Planet Alliance è quindi un buon lavoro contenente molte luci e poche ombre, dovute in particolare a quel calo ispirativo, presente sul finire dell’album, che ha colpito la coppia Andersson-Karlsson in fase di song-writing, considerando però quello che questi musicisti ci hanno fatto ascoltare nel resto dell’album, che poi è anche la parte più sostanziosa, questo nuovo progetto è sicuramente da promuovere e sostenere.


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