Voto: 
9.0 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
Psycho Records/BMG
Anno: 
1991
Line-Up: 

- Sir Oliver Skardy - voce
- Cristiano Verardo - chitarra
- Francesco Duse - chitarra
- Marco "Furio" Forieri - sassofono e voce
- Valerio Silvestri - tromba e cori

Guests:
- Francesco "Ciuke" Casucci - basso
- Toni "Cachanga" Costantini - trombone
- Graziano Guerriero - batteria
- "Tastie" Rino Zinno - tastiere
- Roberto "Cinese" Cafiero - sassofono
- Naco - percussioni
- Paola Folli - cori
- Patrizia Di Malta - cori


Tracklist: 

1. Na Bruta Banda (04:27)
2. The Boss (04:40)
3. Doc (05:43)
4. Pin Floi (05:39)
5. Marghera (05:34)
6. Bateo (04:16)
7. Bea Fia (04:55)
8. Bienal (05:13)
9. Suca Caruca (04:53)
10. So Mato Par La Mona (03:42)

Pitura Freska

Na Bruta Banda

Spesso ricordati ingiustamente come la barzelletta veneta, i Pitura Freska hanno invece rivestito un ruolo primario nella scena musicale alternativa italiana nel corso degli anni novanta e non solo. Indiscussa mente ed anima della band era un certo Oliver Skardy, cantante e compositore con alle spalle un passato nei Puff Bong, prima formazione Reggae italiana. Ritmo in levare e testi rigorosamente in dialetto veneziano: questo il biglietto da visita dei Pitura Freska, cui esordio risale al 1989, quando il quarantacinque giri Star/Na Bruta Banda viene allegato alla rivista Soul Makossa. L’anno seguente vede la partecipazione di Skardy e compagni a diverse compilation, nonché l’uscita di Ossigeno, musicassetta che permette al complesso veneto di farsi conoscere in tutta l’Italia settentrionale. Arriva quindi il 1991 con il passaggio su Psycho Records e la successiva pubblicazione di Na Bruta Banda, primo stupefacente album della band di Marghera.

Apre il disco una melodia che poi diverrà inconfondibile: è Na Bruta Banda, con la sua sezione di fiati composta da ben quattro elementi. La mitica voce di Sir Oliver Skardy pronuncia parole a molti incomprensibili, divertenti, ma in piena sintonia con la proposta musicale dei Pitura Freska. Il sound appare sempre compatto e le capacità tecniche dei musicisti piuttosto buone, visto anche l’ottimo ed incisivo assolo della titletrack. I testi, pur mantenendo una forte dose di spirito, esprimono disagio e muovono spesso critiche nei confronti di società, moralisti vari e politici. Nel caso di Na Bruta Banda ad essere attaccati sono i potenti, capaci soltanto di sfruttare ed imbrogliare la povera gente. In The Boss invece, Skardy si rivolge ad un onorevole tutt’altro che onesto e lo ringrazia ironicamente. Musicalmente, il brano segue quelle che erano le caratteristiche della titletrack: incedere lento, linee di basso portanti, fiati in primo piano ed un largo uso di percussioni. Buono anche l’assolo, meno tirato ed aggressivo rispetto al precedente. Decisamente più energica Doc, traccia la cui durata è la maggiore di tutto l’album. Grazie specialmente alle tastiere il ritmo si fa incalzante, mentre il breve ritornello, per via dei suoi cori femminili, coinvolge l’ascoltatore in modo irrefrenabile. I Pitura Freska non hanno certo peli sulla lingua e lo dimostrano anche nelle liriche di Doc. Fra i brani di maggiore successo del gruppo c’è Pin Floi, ispirata al concerto che i leggendari Pink Floyd tennero a Venezia sul finire degli anni ottanta. Skardy descrive quegli attimi di grande confusione e tumulto con gli occhi del tipico ragazzo di periferia:

“Fin poco tenpo prima viagiando su
cuel saterone prevolante in vagone ristorante
e veder sul ponte sti fioi
a piè che va veder i Pin Floi
ridevimo e disevimo
ma dove voi ndar
sti cua se propio sciopai, oi?”

Visto anche il suo ossessivo ritornello, Pin Floi sarà uno di quei brani, fra cui rientra sicuramente pure Papa Nero del 1997, per i quali i Pitura Freska verranno ricordati fra la gente comune come un semplice complesso demenziale. Divertentissimo rimane però il momento nel quale Sir Oliver si rivolge ad alcune turiste giunte nella laguna esclusivamente per l’evento:

“Vien vanti do cocone, dai che ndemo dee bone
due tissie con passo semistrascinato
due tissie semibuone, semiscic, semivip,
semifrick che gridano:
«Io Venezia la odio!»
Domanda: «Perché odi Venessia?»
«Perché fa schifo!»
Domanda: «Perché non te ne sei stata a casa tua?»”


Altro grandissimo successo diverrà la quinta track di Na Bruta Banda, Marghera, introdotta da una breve narrazione a dir poco memorabile:

“Ogni anno in Italia mor trentamila persone de alcol
ogni anno in Italia mor ventimila persone de tabaco
ogni anno mor mille persone de eroina
ricordeve: de marijuana non se mai morto nissuni!”


A fabbriche, ciminiere ed inquinamento i Pitura Freska rispondono con erba, birra alla spina e buona musica Reggae. I due sassofoni, la tromba ed il trombone si lanciano in stacchi brevi e repentini, mentre basso, chitarra e batteria forniscono un ottima base ritmica sulla quale sviluppare le varie melodie. I cori femminili prendono il sopravvento nella parte finale del pezzo, aprendo inconsapevolmente la successiva Bateo, canzone dedicata alla più interessante attrazione nella zona periferica veneziana. I fiati si rivelano, ancora una volta, l’arma vincente dei Pitura Freska, ma notevole merito va dato anche alle percussioni, capaci di rendere l’atmosfera suggestiva ed allo stesso tempo solare. In Bea Fia il ritmo si fa più lento e, con lui, pure gli stacchi strumentali. La canzone d’amore permette a Skardy di esprimersi in un contesto piuttosto diverso da quello classico e bisogna dire che il frontman della band veneta acquista un fascino notevole nel ruolo di loverman, come sottolineano, nel caso ce ne fosse il bisogno, pezzi come Primo Incontro e Baby Fragola, contenuti rispettivamente in Yeah (1995) e Gran Calma (1997). Bienal, con il suo incedere cadenzato e flemmatico, rischia alla lunga di annoiare l’ascoltatore, al contrario della splendida Suca Baruca, a tratti quasi una marcia nuziale in stile Reggae. Molto peculiari i suoni di tastiera, grazie ai quali la canzone si rende semplicemente unica, oltre a differenziarsi dalle altre tracce per via del suo ritmo incalzante nonché estremamente coinvolgente. Ottima la prova di Sir Oliver dietro al microfono ed indovinati pure i vari cambi di ritmo del pezzo. Le campane finali introducono So Mato Par La Mona, ultima track del disco e cover di La Mia Moto, celebre brano di Jovanotti. Per coloro che non hanno la minima idea di cosa significhi la parola mona può essere particolarmente utile parte del testo:

“So mato par la mona
più mato dei cavai
no spendo schei in goldoni
creme, pirole, spirai.”

Ma quali motociclette, fast food e discoteche, i Pitura Freska vogliono Ramba, Cicciolina, Moana e tutte le loro colleghe. Il sound creativo di So Mato Par La Mona ben si adatta allo spirito del brano, il quale raggiunge il suo apice durante il ritornello, esplosivo come pochi altri, e l’assolo di sassofono. Non poteva proprio esserci modo migliore per chiudere un’opera del genere, storica ed insieme favolosa.

Na Bruta Banda è un album che ogni appassionato di Reggae dovrebbe imparare a memoria. Musicalmente si tratta di una proposta classica, sempre attuale e piacevole, ma sono le parti cantante a rendere i Pitura Freska veramente magici. Non mancano i grandi classici, Pin Floi e Marghera in primis, e neppure capitoli davvero appassionanti, come ad esempio la titletrack, Suca Baruca e So Mato Par La Mona. La band di Sir Oliver Skardy non si fermerà qui ed inciderà una serie di ottimi album fino al 2004, anno del definitivo scioglimento. Come se non bastasse, i Pitura Freska hanno dato vita, nel corso della propria lunga carriera, ad alcuni interessantissimi progetti, fra cui vale la pena citare lo spettacolo teatrale Il Campiello (Carlo Goldoni) ed il Sound System Piatti Roventi. Una classe non indifferente. Giamaica? No, Venezia!


NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente