Voto: 
8.8 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Etichetta: 
Emi Records
Anno: 
1971
Line-Up: 

- David Gilmour - chitarra, voce
- Nick Mason - batteria
- Roger Waters - basso, voce
- Richard Wright - tastiera, voce

Tracklist: 

1. One of these days (05:56)
2. A pillow of winds (05:13)
3. Fearless (06:08)
4. San Tropez (03:43)
5. Seamus (02:15)
6. Echoes (23:27)

Pink Floyd

Meddle

... Perchè i Pink Floyd non sono solo The Dark Side of the Moon e The Wall, ma sono anche altri capolavori che nel corso degli anni sono stati ingiustamente ed eccessivamente sottovalutati rispetto a quelle che comunemente vengono intese come le vere pietre miliari del gruppo britannico. Uno di questi capolavori porta il nome di Meddle, prodotto nel 1971 dalla Emi e una delle opere più intense, fragili e sognanti mai composte da Gilmour e soci.
Nuovo tassello della cosiddetta "seconda era" dei Pink Floyd - iniziata l'anno precedente con un altro gioiello, Atom Heart Mother - Meddle è un album in cui la ricerca dei maestri inglesi approda ad un nuovo registro espressivo e stilistico, accantonando in parte le pantomime effettistiche e psichedeliche di The Piper at the Gates of Dawn e del delirante A Saucerful of Secrets e proiettandosi sempre più verso un vero e proprio linguaggio prog, sebbene ancora immerso nella loro solita, straniante psichedelia.

Per di più Meddle contiene due delle più grandi canzoni (se canzoni possono definirsi) mai scritte dai Pink Floyd, due capolavori che delimitano spazialmente l'album e si pongono come sue affascinanti chiavi di lettura: One of These Days e Echoes. Leggeri ma inquietanti spifferi di vento, un basso delayato e tastiere taglienti su cui successivamente si impone la chitarra ululante di Gilmour a tessere un'atmosfera dal devastante spessore evocativo: One Of These Days è il gioiello che apre Meddle in un incubo straniante di effetti e dimensioni percettive distorte e impossibili da cogliere, rimanendo in ogni caso un esperimento sonoro estremamente elegante e "colto", oltre che sempre più contaminato dal progressive rock di matrice britannica (il finale è un raffinato richiamo alle cavalcate strumentali degli Yes). Eppure basta un attimo per vedere Meddle trasformarsi e ripresentarsi sotto tutt'altre fattezze; la successiva A Pillow of Winds è infatti un incantesimo emotivo continuo, dolce e mesmerizzante nei suoi intrecci strumentali acustici (e soprattutto nella voce di Gilmour) che vanno a disegnare un'atmosfera molto più aperta, umana e romantica (lo stesso accade nei dolci refrain di Fearless) rispetto alle tenebre che al contrario avvolgevano il mood e l'assetto strumentale di One of These Days.

Disincantata e quasi giocosa nel suo morbido andamento è invece San Tropez, forse l'episodio emotivamente e atmosfericamente meno impegnato dell'intero disco: sembra come se Meddle, dopo l'inquietante introduzione che ne aveva incominciato a svelare i segreti, necessitasse di respirare un'aria nuova, serena, non contaminata: San Tropez - come del resto anche la successiva Seamus (blues gilmouriano lento e biascicato, con ululati canini a fare da bizzarro sottofondo) - prende Meddle e lo lancia in una dimensione solare, quasi ludica, che squarcia completamente le nubi e i lampi iniziali e vi sostituisce un'atmosfera essenziale, dolce, fiabesca. Un'atmosfera d'altronde destinata a rimanere intatta ancora per poco tempo, perchè i fragili rintocchi strumentali di Echoes cominciano a spandere il loro mite dominio, spargendo sui cieli di Meddle un velo di malinconia e di perdizione emotiva. Niente più schitarrate folk-blues, niente più testi giocosi e refrain ballabili: Echoes catapulta in un batter d'occhio l'album in un abisso musicale, lirico ed emotivo senza precedenti, sterminato e invalicabile, un flusso di coscienza sonoro che si annoda attorno al cuore e lo stringe, lo strazia, lo trasporta verso confini impossibili. Un susseguirsi interminabile di riff e atmosfere in continua evoluzione: l'assetto strumentale floydiano subisce qui costanti evoluzioni espressive, a partire dai primi sette minuti (emblemi assoluti del nuovo corso psichedelico/onirico del gruppo, sempre più lontano dalle intuizioni dei primi due dischi) per finire con l'esplosione strumentale della fase centrale e l'improvviso climax atmosferico che precede la conclusione del brano e dell'intero disco.

Di qui in poi i Pink Floyd avranno vita facile, ritrovandosi in una fase d'incredibile ispirazione creativa e di grande velocità produttiva, portando a termine un gioiello dopo l'altro - The Dark Side of the Moon (1973), Wish You Were Here (1975), Animals (1977) e The Wall (1979) - e consacrandosi definitivamente come alfieri della sperimentazione rock britannica. Ma, sebbene a portarli al successo furono altri dischi, Meddle è un capolavoro che non può essere sminuito nè dimenticato perchè ancora adesso, a più di 30 anni di distanza, la sua atmosfera e la sua ricerca sonora e linguistica risultano d'estrema attualità.

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