Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Alessandro Giustiniano
Genere: 
Etichetta: 
Glitterhouse/Venus
Anno: 
2006
Line-Up: 

- David Thomas - voce
- Keith Moliné - chitarra, basso e cori
- Robert Wheeler - sintetizzatori
- Michele Temple - basso e voce
- Steve Mehlman - batteria

Tracklist: 

1. Two Girls (One Bar)
2. Babylonian Warehouses
3. Blue Velvet
4. Caroleen
5. Flames Over Nebraska
6. Love Song
7. Mona
8. My Boyfriend's Back
9. Stolen Cadillac
10. Synth Farm
11. Texas Overture

Pere Ubu

Why I Hate Women

Il ritorno dei Pere Ubu nel 2006, con la loro quindicesima release Why I Hate Women (basata su un libro mai scritto di Jim Thompson), è inaspettato, non dal punto di vista biografico o storico, ma da quello musicale: è sorprendente come dopo così tanti anni di carriera David Thomas, lo storico leader e grottesco cantante della band, riesca ancora a scrivere materiale di così buon livello. L'ascolto è spesso molto immediato e semplice (a differenza del precedente St. Arkansas, più oscuro e meno diretto), non inventa nulla di nuovo nel suo genere ma ripete la storia dei Pere Ubu con gran stile: si incomincia con una linea di basso quasi geometrica, per poi passare ad un tema con un cantato quasi ubriaco di Thomas: il pezzo è Two Girls (One Bar), una perfetta opener (prende sin dai primi secondi, non stanca nemmeno per un secondo ed è orecchiabile, se non fosse per la chitarra dissonante).

Babylonian Warehouses è l'esatto contrario del pezzo iniziale: è come una matrioska, più la si ascolta più si scoprono nuove chicche. Se con un primo superficiale ascolto può apparire quasi noiosa, a poco a poco si rivela forse uno dei migliori pezzi del disco, nonostante la linea vocale non sia del tutto azzeccata: potevano forse farne a meno, dato che sono i musicisti a prendere il sopravvento con i loro riff profondi ed evocativi. Pezzi (o meglio dire, sfuriate musicali) come la potentissima Caroleen dimostrano che nonostante gli anni i Pere Ubu conservano ancora molta energia. Si può rimanere praticamente allibiti dalla furia che questi uomini di mezza età riescono ancora a spirigionare. Il sintetizzatore di Flames Over Nebraska esegue un continuo assolo rumoristico (quasi fastidioso, per gli ascoltatori meno esperti), mentre la struttura del pezzo rimane sull'ordinario; la mutevole Love Song alterna parti con chitarra quasi Heavy Metal a parti dolci e romantiche (così come dice il titolo), generando un buon esempio di come si possa essere terrificanti e amorevoli nello stesso momento.

L'unico minuto sperimentale in tutto il disco lo si ha con My Boyfriend's Back, 57 secondi che riescono a dire molto: una ritmica stupenda (con chitarra stoppata, batteria ispiratissima), voce effemminata e filtrata che esegue una melodia degna di filastrocca, abolizione quasi totale del riff e della melodia: indubbiamente la migliore di Why I Hate Women, nonostante la si possa trascurare (trattandola come un intermezzo) durante il primo ascolto. Si ritorna alla tranquillità di Love Song con Stolen Cadillac, anche se è il basso che qui regna indiscusso: la sua melodia, molto evocativa, accompagnata da schizzi rumoristici del synth e una batteria oltre il limite dell'essenziale, rende macabro il contesto (degno sottofondo per un obitorio). La penultima composizione, Synth Farm, accompagnata da sbuffi e rumori continui, pare voglia tentare di essere un capolavoro della schizofrenia, e nonostante l'esperimento sia fallito resta comunque un buon ascolto, mentre la conclusiva Texas Overture mostra sei minuti di musica ripetitiva e ossessiva se non fosse per la voce (filtrata), al limite del grottesco, soprattutto per la linea vocale, praticamente immutabile, che rende il tutto un po' più movimentato. In linea generale Why I Hate Women può essere tranquillamente definito una piacevole sorpresa per gli appassionati della New Wave, e non solo.

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