Voto: 
9.0 / 10
Autore: 
Enrico Pe
Genere: 
Etichetta: 
Epic
Anno: 
1991
Line-Up: 

- Eddie Vedder - voce, chitarra

- Stone Gossard - chitarra, voce

- Jeff Ament - basso, voce

- Mike McCready - chitarra

- Dave Krusen - batteria




Tracklist: 



1. Once

2. Even Flow

3. Alive

4. Why Go

5. Black

6. Jeremy

7. Oceans

8. Porch

9. Garden

10. Deep

11. Release

Pearl Jam

Ten

In principio Seattle creò i Green River, formazione Madre del Grunge.
Nei Green River militano Stone Gossard e Jeff Ament, due bravi ragazzi in cerca di successo. Improvvisamente, pochi mesi dopo la pubblicazione del loro primo album, il gruppo si scioglie, il successo svanisce e Stone e Jeff devono ricominciare da capo. Con l’aiuto di una persona carismatica di nome Andrew Wood si formano i Mother Love Bone e a questo punto Stone e Jeff sono a un passo dal grande salto, ma alla vigilia dell’uscita di Apple, un’overdose di eroina mette fine alla breve vita di Wood e del gruppo. Stone non riesce ad abbandonare la sua chitarra, contatta nuovamente Jeff e un chitarrista da poco conosciuto: Mike McCready. I tre registrano un demo che arriva nelle mani di un ragazzo di San Diego, il quale sovraincide le parti vocali e rispedisce il nastro a Seattle. Il suo nome: Eddie Vedder…Così l’avventura dei Pearl Jam comincia.

Ten si apre con un basso 12 corde che culla fino a quando il riff coinvolgente di Once non porta in un vortice di emozioni guidate dalla voce profonda di Eddie Vedder e dagli assoli hendrixiani di McCready. Even Flow segue la falsariga della canzone precedente, con un riff più lento e ipnotizzante dove tutti i membri della band danno il meglio di loro.
Alive è l’inno dei Pearl Jam, uno dei testi più personali mai scritti da Eddie Vedder e, musicalmente parlando, una delle migliori canzoni (e la prima) mai scritte dalla band. Nel 1991 Alive è stato un tormentone che ha scatenato l’odio e l’amore nei confronti di una band che, pur essendo di Seattle, era tanto distante dagli stilemi Punk del Grunge.
Un ritmo coinvolgente introduce Why Go, canzone arrabbiata che parla di un’amica di Eddie che è stata mandata in riabilitazione perché sorpresa a fumare uno spinello. Uno dei capolavori di questo album è senza dubbio Black, delicata e introspettiva, che presenta la classica forma dei testi di Vedder: criptici, frammentari ma significativi. Impossibile non emozionarsi quando canta “I know someday you’ll have a beautiful life, I know you’ll be a star, in somebody else’s sky, but why can’t it be mine?!

Se Alive è l’inno dei Pearl Jam e dei loro fans, Jeremy è sicuramente la canzone più conosciuta, anche grazie al bellissimo video trasmesso in loop da MTV. Il riff di basso si ripete per tutta la canzone tranne nel ritornello ed è trascinante come la narrativa voce del cantante. Una delle passioni di Eddie, si sa, è il surf e viene omaggiato, neanche in modo tanto nascosto, in Ocean che coccola l’ascoltatore come la corrente che lo spinge piano piano al largo in attesa dell’onda perfetta. L’altra grande passione di Vedder sono gli Who e nel riff iniziale di Porch ritroviamo tutta la grinta del suo padre spirituale Pete Townshend. La canzone si quieta nel mezzo per permettere a Mike di esibirsi in uno dei suoi migliori assoli 100% stile Hendrix, per poi tornare ad esplodere nel finale.
Per godersi a pieno Garden, la si dovrebbe ascoltare al buio, magari davanti ad una candela per creare l’atmosfera giusta, lasciandosi cullare dal basso di Jeff e dalla sei corde di Mike mentre Stone sorregge tutto in modo sicuro.
Krusen fa un lavoro davvero eccellente in Deep, canzone altrimenti sulla scia della precedente; con frequenti sbalzi d’umore e tramite un testo, come al solito criptico, Eddie denuncia in qualche modo il mondo in cui tutti noi viviamo esaminandolo dall’alto.
A chiudere l’album ci pensa Release l'episodio più soffuso dell’album, una perla di rara bellezza, una preghiera del cantante rivolta al padre morto che non ha mai conosciuto, lo stesso di Alive. E il 12 corde dell’inizio torna a cullare l’ascoltatore prima di lasciarlo totalmente ai propri pensieri.

La fortuna di Ten e dei Pearl Jam è stata quella di trovarsi nel bel mezzo della bufera Grunge (movimento “creato” da Gossard e Ament con i Green River) che li ha proiettati in pochi mesi ad un livello internazionale, ma allo stesso tempo li ha esposti a pesanti critiche, risentite pesantemente da tutti, in particolar modo dal cantante che entra in una crisi di rigetto nei confronti del successo fulmineo ottenuto.
La sensazione che permane per tutto il disco è quella di essere trasportati dalle onde del mare nel bel mezzo di un sogno e, senza dubbio, quella di trovarsi di fronte ad un grande gruppo.
Nella versione europea ci sono tre bonus track: una versione dal vivo di Alive, una B-Side: Wash e  Dirty Frank, una divertente canzone funky, omaggio “ironico” all’autista del loro bus durante il tour.
Un 90 perché se lo merita ed è uno degli ultimi dischi rock, uno di quelli da leggenda.

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