Voto: 
7.8 / 10
Autore: 
Gabriele Bartolini
Genere: 
Etichetta: 
La Pioggia Dischi
Anno: 
2011
Line-Up: 

- Paolo Benvegnù
- Andrea Franchi
- Luca Baldini
- Guglielmo Ridolfo
- Michele Pazzaglia

Tracklist: 


1. Il pianeta perfetto
2. Moses
3. Love is talking
4. Avanzate, ascoltate
5. Io ho visto
6. Andromeda Maria
7. Achab in New York
8. Sartre Monstre
9. Good Morning, Mr. Monroei!
10. Date Fuoco
11. Johnnie and Jane
12. Il Mare è bellissimo
13. L' invasore

Paolo Benvegnù

Hermann

Se il cantautorato italiano dei nostri giorni sta tornando a fare la voce grossa, non dobbiamo dimenticare allora chi gli ha permesso di tornare a respirare, molti anni or sono. Da segnalare infatti in uscita il terzo disco solista di Paolo Benvegnù, intitolato Hermann e ultimo lavoro di un artista nel vero senso della parola visto che, prima di mettersi in proprio ed oltre a produrre due cortometraggi, nella sua carriera iniziata negli anni '90 è stato fautore di uno dei progetti più interessanti del tempo, gli Scisma. Gruppo con il quale ha inciso tre album più una cassetta autoprodotta, oltre ad altre piccole uscite.
Rock sperimentale, che in quegli anni va di pari passo all'estero con i Blonde Redhead, fortunato ma anche talentuoso gruppo benedetto fin da subito dai Sonic Youth. Il loro esordio si chiama Bombardano Cortina, il loro successo invece Rosemary Plexiglas, uscita del 1997.
Sara Marzo
e Paolo Benvegnù; due voci che si intervallano fra quattordici pezzi che nulla hanno da invidiare alle realtà italiane del momento (penso a Marlene Kuntz) ma che allo stesso tempo hanno poco o niente a che fare con le stesse.Brani come Rosemary Plexiglass, Loop 43, PSW, Svecchiamento e L'Equilibrio costituiscono una miscela sgargiante di pop nostrano e rock; la dimostrazione che per incidere un successo basta un pizzico di cantautorato e un suono alternativo al punto giusto.
Successivamente venne Armstrong, ultimo apprezzato capitolo targato Scisma: Tungsteno, un mix di inglese e italiano, costituisce in questo senso una composizione degna di nota; il ritmo si adegua ai tempi e i brani si fanno più veloci.
A differenza di quanto si canta sul disco (Troppo poco intelligente), il lavoro è intelligente e fluido, tanto che contribuirà in egual misura a Rosemary Plexiglass alla conservazione del nome Scisma.
Il gruppo da lì a poco si sciolse, e da quel momento Paolo Benvegnù mostrò tutto il suo talento.
Prima di arrivare ad Hermann, altri due album (più tre EP, Cerchi nell'acqua il più interessante) contribuiscono all' imposizione di uno stile. Piccoli fragilissimi film è un disco studiato: c'è il pianoforte, ma anche gli elementi di un' orchestra, a scandirne i suoni, particolarmente melodici e composti prevalentemente dal pop, tanto che Mina nell' album Caramella (2010) comporrà una versione di Io e te, una delle tracce dell' album. Le Labbra, poi, un esercizio di stile, ma non solo: un disco dal mood sofferente, contraddistinto anche da una notevole vena artistica (emblematico un pezzo come La Peste).

Arrivati ad Hermann, è doveroso precisare il contesto sul quale si basa il disco.
Inizialmente pensato come una soundtrack di un film mai girato per mancanza di fondi e di talento (come ammette lo stesso Paolo), il lavoro tocca il tema dell' uomo in epoca odierna; i testi essenzialmente narrativi, pieni di pensieri e consuetudini. Un lavoro, manco a dirlo, sontuoso, che ripropone - per fare un esempio - temi non molto distanti dal nuovo disco dei Massimo Volume, Cattive Abitudini, naturalmente con suoni virati in chiave pop/rock: le citazioni sono un altro comune denominatore; se infatti i bolognesi citano Robert Lowell, Benvegnù riempie il suo lavoro con passi di Melville e Sartre.
Ecco, anche dal punto di vista della musica ci sono da mettere in risalto nuove sfumature adottate nelle varie tracce: per rendere una colonna sonora all' altezza del suo film (immaginario) Paolo Benvegnù ha rinnovato il sound, presentando suoni freschi ma non per questo più diretti; assisteremo infatti a suite dall' esecuzione ingegnosa e affatto semplice: ciò a cui si alludeva prima si riferiva in particolare agli uomini da lui scelti per affrontare disco e tour, una vera band che accompagna il cantato/parlato al meglio delle sue possibilità.
Degno di nota poi il tentativo di far applicare l' ascoltatore sui temi toccati da Hermann; grazie al collettivo di designer CAPICOIA e la web agency | blank | già dalla copertina: un uomo anziano(Hermann) appare disperato, dietro di lui una selva dantesca fa da contorno.
Ma c'è di più: nel sito ufficiale si possono leggere dettagli altrettanto interessanti, come il fatto che le mani di Hermann siano riconducibili più a quelle di una bambina che alle sue; da qui scaturiscono una serie di interrogativi, che fanno drizzare l' orecchio dell' ascoltatore fin dalla prima traccia, alla ricerca di risposte.

Il Pianeta Perfetto
parte con chitarra acustica e si evolve con violini da giardini dell' Eden: il brano parla del tempo, perso o vissuto, e risulta alquanto piacevole, tanto da sembrare sognatore e positivo(''Ci siamo persi pensando che fosse impossibile... rideremo di nuovo e stavolta sarà per noi'').
Successivamente Moses rompe gli indugi, imponendo un ritmo adatto al canto ma che permette allo stesso tempo di esprimersi.Distruggere per conquistare, così come Ulisse, l' uomo deve diffidare dal branco e scolpire le proprie tavole; l' inizio del disco è contrapposto alla nascita di obiettivi che non rendano la nostra esistenza vana.Love Is Talking è più tagliente, si sente un ritmo affine ai già citati Scisma, con chitarre che si impongono facendosi sentire: il testo invece ripercorre le prime tappe dell' uomo, da Dio alla riproduzione, analizzando il tutto con tagliente cinismo(''Non c'è mai stato nessun errore, perché chi vede muore'').
Di ottima fattura anche Avanzate, ascoltate (per chi scrive la migliore traccia del disco); per cinque minuti Paolo parla alle anime e - coadiuvato da una colonna sonora degna della situazione - le invita a lasciare la menzogna e la speranza agli uomini per lasciarsi prendere dall' amore, cominciando a respirare.
Io ho visto
riprende la chitarra acustica come tema portante, e per la prima volta si sente una seconda voce nel (seppur breve) ritornello.Il brano è basato principalmente sul cantato/recitato, materia in cui Benvegnù appare sempre più convincente e credibile.Strano è l' effetto che l' accostamento dell' amore con versi tristi riguardanti il male e la stupidità: tutto viene chiarito quando lo stesso sogno visto dall' uomo nella sua anima viene avvertito nelle mani di (si presume) una donna; si poteva forse raffigurare meglio l' amore tra uomo e donna?
Con Andromeda Maria superiamo la metà del disco: il ritmo si fa più incalzante, mentre la donna parla in prima persona in un brano che consiglia di arrendersi all' amore, visto che altri temi sembrano vani, materiali.
Achab in New York dà un tocco di razionalità, rallentando i ritmi e invitando a lasciare i sogni nel cassetto, mettendosi a fare invece la parte del più forte per sentirsi liberi.
Passando da Sartre Mostre - traccia che fa riferimento al filosofo citato in precedenza - si arriva a Good Morning, Mr. Monroei!, brano dal profilo indie/rock, sicuramente tracciato in prevalenza da una base acustica ma anche da chitarre che aiutano il ritmo a decollare.
Se la musica cambia le tematiche, stavolta più dirette, sono le stesse: si parla ancora di corpo riferendosi alla sua voracità, mentre il tutto viene definito come un gioco, che naturalmente è già perso in partenza.
La mutevolezza della musica in questo disco è impressionante, si passa da brani con ritmo sciolto e veloce ad altri pensati, ma soprattutto parlati: Good Morning, Mr. Monroei! e Date fuoco sono un esempio del mood di Hermann.
I primi secondi di Johnnie And Jane non fanno altro che accentuare l' accostamento con i Massimo Volume, anche se come da copione i suoni si spostano su territori più melodiosi, in questo caso diventando terreno fertile per un bell' intreccio d' amore tra i due protagonisti.
Avvicinandosi alla fine troviamo un' altro bel pezzo: Il mare è bellissimo riesce ad unire un ritornello efficace ad un testo che pare più un racconto. Inizialmente in prima persona, alla fine in terza persona, la canzone è davvero suggestiva del soggetto in questione: in particolare il finale che, accompagnato stavolta anche da tastiere, parla di un' alba bellissima narrata da Benvegnù, per poi proporre il suono delle onde anche nella canzone finale. L' invasore, brano in questione, si può infatti considerare qualcosa in più di una semplice chiusura: a cantare non è Paolo Benvegnù, ma bensì Andrea Franchi, che risulta maggiormente romantico, non a caso incredibilmente adatto per recitare questo ultimo atto.

A fine disco, è palese la soddisfazione per ciò che si è ascoltato: quasi un'ora di onestissimo cantautorato, interpretato e ben dosato, ricco di idee, di un concetto di fondo e di un invito all' ascolto partecipe. Una guida al disprezzo dell' uomo, ma non solo: un invito ad innamorarsi più spesso delle persone, e meno delle cose materiali. Ci erano riusciti benissimo un anno fa i Baustelle, ci è riuscito benissimo pure lui.

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