Voto: 
8.2 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Roadrunner Records
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Amanda Palmer - voce, pianoforte

Tracklist: 

1. Astronaut (A Short History of Nearly Nothing) (Featuring Zoë Keating & Ben Folds) (04:37)
2. Runs in the Family (Featuring Ben Folds) (02:44)
3. Ampersand (05:59)
4. Leeds United (Featuring The Born Again Horny Men of Edinburgh) (04:47)
5. Blake Says (Featuring Zoë Keating & Ben Folds) (04:36)
6. Strength Through Music (Featuring Strindberg & Ben Folds) (03:29)
7. Guitar Hero (Featuring East Bay Ray of Dead Kennedys & Ben Folds) (04:48)
8. Have to Drive (Featuring The Via Interficere Choir Of Nashville & Jack Palmer) (05:43)
9. What's the Use of Wond'rin'? (Featuring Annie Clark of St. Vincent) (02:50)
10. Oasis (Featuring Ben Folds & Jared Reynolds) (02:08)
11. The Point of It All (05:35)
12. Another Year (A Short History of Almost Something) (06:03)

Amanda Palmer

Who Killed Amanda Palmer

Il primo disco solista di un membro di una celebre band è una scommessa che non sempre risulta vincente ed efficace, perché molti sono i fattori in gioco quando ci si appresta ad una simile pubblicazione: l’opera rischia di non apparire all’altezza delle abituali uscite della band, la critica è portata a giudicare più duramente il lavoro e la gratuita patina commerciale e banale si può facilmente celare dietro ogni composizione.
Accostandosi al debutto dell’americana Amanda Palmer, divenuta ormai celebre con il suo originale progetto Dresden Dolls, si nota immediatamente come questo sia un lavoro fuori dal comune nel panorama alternativo attuale: sebbene Amanda, come anche i Dresden Dolls, disponga di un prezioso contratto con la Roadrunner Records, il disco suona estremamente “indipendente” ed esterno ai classici schemi del mercato internazionale, con la sua venatura retrò.

L’indole cabaret è ormai insita nella personalità della cantante e pianista originaria del Massachussets, che nelle dodici tracce di Who Killed Amanda Palmer (titolo derivato da una celebre frase del telefilm Twin Peaks) dà vita ad un vero spettacolo di sonorità eleganti e ricercate, tra Alternative, Pop, stile cantautorale e quel peculiare Punk dei Dresden Dolls. Amanda Palmer si pone come una Siouxsie Sioux del nuovo millennio, con la sua voce altalenante, dolce, volutamente stonata a tratti ed incalzante, mentre le canzoni scorrono via nella loro leggiadria e gradevolezza.
Nell’album non manca inoltre il contributo di Ben Folds (l’altra mente dei Dresden Dolls) alle strumentazioni e alla produzione ed ogni traccia appare come un viaggio introspettivo in timbri soavi e maestosi. Una canzone come Astronaut: A Short History Of Nearly Nothing appare già come una perla che apre l’album con un ritmo oscillante e con chiaroscuri di notevole effetto: Amanda Palmer si rivela una compositrice dalle immense potenzialità e più si procede nell’esplorazione del platter, più questo tratto si manifesta chiaramente, grazie all’apporto del pianoforte, vero protagonista del disco e naturale compagno della voce di Amanda.
Proprio il pianoforte, insieme alle sezioni di archi e all’etereo violino, garantisce quel feeling cabaret che costituisce il punto di forza dello stile di una musicista dalle molteplici influenze: dalle nuove leve Bright Eyes e Kaiser Chiefs agli storici Cure, Depeche Mode e Yazoo, dall’odierna musica di massa di Avril Lavigne a quella degli immortali Beatles, Abba e Pink Floyd, Amanda trae elementi che contribuiscono alla stesura di uno stile unico ed irripetibile.
Basti confrontare la solare e vorticosa Runs In The Family, ricca di imponenti aperture melodiche, con la chiusa e struggente Have To Drive, dove emerge tutta l’intimità dell’artista.

In definitiva, Who Killed Amanda Palmer è un capitolo discografico poliedrico, dove affiorano tutte le sfaccettature della personalità di una cantautrice da anni già simbolo della rinnovata sensibilità alternativa americana. Le tematiche affrontate spaziano dagli ostacoli verso il successo (Another Year) alla perdita di contatto con la realtà attraverso l’abuso di droga (The Point Of It All), fino ad ironici pensieri sul valore dell’amore (What’s The Use Of Wond’rin?), testimoniando anche una certa volontà di varietà lirica.
Who Killed Amanda Palmer si può quindi considerare come uno degli episodi più interessanti del panorama alternativo del 2008, a dimostrazione che anche un progetto solista può dare ottimi frutti quando dietro alle composizioni si trovano musicisti di alto calibro.

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