Voto: 
7.6 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Nuclear Blast/Audioglobe
Anno: 
2010
Line-Up: 

:
- Bobby "Blitz" Ellsworth - voce
- Dave Linsk - chitarra solista, cori
- Derek Tailer - chitarra ritmica, cori
- D.D. Verni - basso, cori
- Ron Lipnicki - batteria

 

Tracklist: 

:
1. The Green And Black (08:14)   
2. Ironbound (06:35)        
3. Bring Me The Night (04:18      
4. The Goal Is Your Soul (06:43)   
5. Give A Little (04:44)     
6. Endless War (05:43)     
7. The Head And Heart (05:13)    
8. In Vain (05:15)
9. Killing For A Living (06:16)          
10.The SRC (05:03)

Overkill

Ironbound

Diciamo pure che ce lo aspettavamo dagli Overkill. La band di Bobby "Blitz" Ellsworth e D.D. Verni, dopo la sbandata groove anni 90, con le ultime uscite si stava pian piano riavvicinando alle vecchie sonorità. Gli indizi c’erano anche se ancora troppo mascherati dalla facciata half-thrash/groove di album come ReliXIV e Immortalis. Certo, un conto è cogliere alcuni cambiamenti ed un altro è aspettarsi un ritorno del genere! Penso che pochi lo avrebbero immaginato perché la maggior parte di noi poteva al massimo immaginare di trovarsi al cospetto di un discreto platter di sincero thrash metal, ancora ancorato al passato groove. Nessuno penso si sarebbe aspettato un lavoro che, se mi dicessero fosse composto da una raccolta di canzoni scartate dal periodo 1989-1991della band, non faticherei a credere. Ma Ironbound è proprio questo e si fa ancora fatica a realizzarlo perché non è da tutti i giorni un ritorno in pompa magna del genere, così legato al passato da risultare persino come un prodotto fuori dal tempo.

Da sempre riconosciuti come una delle poche realtà veramente inamovibili del thrash, gli Overkill ci danno il loro benvenuto attraverso una lunga suite di thrash imbevuto di tinte dark che risponde al nome di The Green and Black. Tutti gli elementi del loro particolare sound sono presenti ed inconfondibili, dal timbro sempre rabbioso e schizofrenico del legnoso ed imbattibile Bobby, al basso martellante del suo compagno di avventure D.D. Verni. Il riffing delle chitarre è un crescendo di intensità dopo un’introduzione più oscura e basata sulle linee soliste. I tempi medi trasudano quel feeling anni 80 e abbandonano quello stile troppo pesante utilizzato sugli album precedenti per buttarsi su riffs più dinamici e aperture prettamente speed a sostenere assoli melodici ed arrembanti. Insomma, otto minuti di canzone che volano via come se fossero due e ciò a testimonianza dell’ottimo livello di songwriting raggiunto dal combo Newyorkese.

Il lavoro svolto in fase di mixaggio è eccelso e dietro tutto ciò chi poteva esserci? Peter Tagtgren ovviamente. Il guru svedese dona una potenza al sound, e alle chitarre in particolare, che è un qualcosa di superbo. Il sound conserva quella ruvidezza che deve avere ma è anche una bomba di potenza e a testimoniarlo possiamo prendere come esempio il riff che i nostri musicisti ci sbattono in faccia in apertura di un’arrembante title-track. Essa si dipana tra mille riffs e mostra anche aperture fosche a base di arpeggi e assoli a donare un tocco sì melodico, ma anche triste e decadente. Scatenata, votata chiaramente al vecchio speed metal, Bring Me The Night mostra un songwriting semplificato ma di sicuro impatto. Il ritornello poi si fa riconoscere subito ed il riff principale si incolla nella testa per non uscirne più. Di tutt’altra pasta The Goal Is Your Soul la quale mostra gli Overkill giocare con le loro care atmosfere dark a base di arpeggi dal suono così spettrale per poi buttarsi sul mid-tempo catchy, facilmente assimilabile grazie a melodie velate e ad un ottimo riffing che preannuncia una svolta veloce verso la fine.

Dal mood decisamente più stradaiolo e scatenato, Give a Little staziona su up tempo e sfoggia un ottimo ritornello basato sulle classiche “gang vocals”, ormai in disuso tra le band thrash moderne ma oggetto di venerazione più di vent’anni fa. Endless War mostra una struttura più classica del thrash senza dimenticare un pizzico di melodia nella sezione centrale col riffing che si fa meno diretto ed alcuni assoli di buona fattura fanno il resto. Si ritorna alle atmosfere dark di Horrorscope con i chiaroscuri di The Head and the Heart, una canzone dall’incedere rallentato ma di sicuro impatto anche per il tocco catchy dei riffs e del ritornello. La velocità ritrovata di In Vain non è mai fine a se stessa ma viene filtrata attraverso strutture variegate al punto giusto, passando dal mero assalto sonoro per tuffarsi nel groove più arrembante senza perdere nulla in termini di intensità.

Killing For A Living mostra un ottimo tappeto di doppia cassa nonché particolari duetti vocali ed improvvisi stop in cui l’atmosfera si fa oscura, come a preannunciare un imminente apocalisse, quando la finale The SRC punta per la maggior parte della sua struttura sulla velocità e sul riffing serrato a chiudere degnamente un gran bel ritorno. Ovviamente le vette del passato non vengono raggiunte ma tutti noi vorremmo che band con trent’anni di musica alle spalle invecchiassero in questo modo, indipendentemente dal genere di musica che suonano. Ironbound è molto consigliato agli amanti del vero thrash marchiato Overkill, quello ancora incredibilmente legato agli anni 80 perché sono sicuro che non vi deluderà. L’ennesimo album thrash metal di valore in questo periodo d’oro.  

 

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente