Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Lorenzo Iotti
Genere: 
Etichetta: 
Nuclear Blast/Audioglobe
Anno: 
2007
Line-Up: 

Peter Wichers - chitarra, basso, tastiera
Dirk Verbeueren - batteria
Henry Ranta - batteria

Tracklist: 

Disco 1:
1. Dysfunctional Hours (feat. Anders Friden - In Flames)
2. Schizo (feat. Peter Tägtgren - Hypocrisy)
3. Devotion (feat. Jari Mäenpää - Wintersun)
4. The Overshadowing (feat. Christian Älvestam - Scar Simmetry)
5. Paper Trail (feat. John Bush)
6. The Dawn Of All (feat. Bjorn "Speed" Strid - Soilwork)
7. Cold Is My Vengeance (feat. Maurizio Iacono - Kataklysm)
8. My Name Is Fate (feat. Mark Osegueda - Death Angel)
9. The Gilded Dagger (feat. Richard Sjunnesson & Roland Johansson - Sonic Syndicate)
10. Closer To The Edge (feat. Guillaume Bideau - Mnemic)
Disco 2:
1. Dimmu Borgir - The Heretic Hammer (US bonus for In Sorte Diabboli)
2. Immortal - Tyrants
3. Nile - As He Creates, So He Destroys
4. Exodus - Purge The World (Japan bonus for Shovel Headed Kill Machine)
5. Anthrax - Ghost
6. Meshuggah - Future Breed Machine
7. Chimaira - Kingdome Of Heartache (Japan bonus for Resurrection)
8. All Shall Perish - Prisoner Of War
9. Agnostic Front - All Is Not Forgotten
10. Threat Signal - Counterbalance

Nuclear Blast Allstars

Out Of The Dark

Seconda tappa delle celebrazioni per l’anniversario della Nuclar Blast, Out Of The Dark si propone di esplorare le atmosfere più oscure e pesanti del roster della celebre label, che erano state escluse nel precedente e power-oriented Into The Light.
Questa volta tocca ad un altro musicista il compito di prendere in mano il songwriting dell’opera: la scelta cade sullo svedese Peter Wichers, ex chitarrista dei Soilwork, affiancato in fase di registrazione dai due drummers Henry Ranta e Drik Verbeuren; il lavoro da lui svolto è però in parte differente da compiuto da Victor Smolski nel disco precedente: pur spaziando tra diversi e variegati generi, Wichers mantiene una forte impronta di fondo, costituita da sonorità tipiche del Melo-Death moderno di scuola svedese. Se questo lavoro può giovare all’organicità dell’album, però, si riscontrano in alcuni casi delle forzature, nonchè un uso spesso eccessivo della melodia e una produzione forse troppo pulita per un album annunciato come “estremo”, a favore di sonorità più catchy e di tendenza.
A ciò si aggiunge la delusione per la mancanza in scaletta dei rappresentanti delle band veramente estreme che lavorano con la Nuclear Blast, Dimmu Borgir, Nile e Meshuggah su tutti; come contentino, però, l’album è presente in un’edizione limitata, che include un secondo disco costituito da brani e rarità di altre interessanti bands del roster Nuclear Blast, tra cui i gruppi sopra citati.

Passando dunque all’analisi dell’album, l’impressione complessiva è quella, considerato l’ottimo lavoro svolto nel disco precedente, di un'opportunità in parte sprecata. Infatti, dopo un’ottima doppietta di apertura improntata su un tipico Death Melodico svedese potente e graffiante, interpretata rispettivamente da Anders Friden degli In Flames e Peter Tagtgren degli Hypocrisy, entrambi in gran forma sia sul growl che sul pulito, comincia ad affiorare un songwriting piuttosto scontato: Devotion, che vede al microfono Jari Maenpa dei finnici Wintersun, è un discreto ma piuttosto banale brano Black Metal con aperture sinfoniche in stile Dimmu Borgir, mentre The Overshadowing, nonostante l’ottima performance del singer di uno dei gruppi più eclettici della scena scandinava, Christian Alverstam degli Scar Simmetry, appare come un pessimo tentativo di emulare l’alchimia creata dalla band svedese, con aperture melodiche di stampo Power del tutto fuori luogo. Stesso discorso con Paper Tail, brano dallo stile più classico cantato dal singer americano John Bush, ex componente di Armored Saint e Anthrax; i tempi di Delirious Nomad sono lontani, la voce di Bush non graffia più a dovere, ed il brano risulta anche in questo caso un malriuscito accostamento al sound della band statunitense.
Ennesima delusione poi per chi attendeva la semi-reunion dei Soilwork tra Wichers e il singer della band Bjorn Strid: The Down Of All è un brano sdolcinato e ruffiano, completamente cantato in clean, che non è propriamente ciò che ci si aspetta dal combo svedese.

Il disco si risolleva invece sul versante Thrash: la massiccia e devastante Cold Is My Vengeance, che conta sulla valida partecipazione del “nostro” Maurizio Iacono dei Kataklysm, è un valido e riuscito tentativo di rileggere in chiave swedish il Death/Thrash moderno proposto dalla band, mentre la seguente My Name Is Fate, nonostante un Mark Osegueda non proprio perfetto, si configura come un buon brano di Thrash canonico, diretto e coinvolgente.
Ed ecco che arriva la vera sorpresa dell’album: The Gilded Dagger risulta infatti tra i pezzi più riusciti del disco, proponendo un Metalcore di ottima classe, potente e melodico, e decisamente superiore alla media delle composizioni dei Sonic Syndicate, band svedese di qualità non proprio eccellente ma lanciata dalla Nuclear Blast come astro nascente del metal moderno. Si torna invece nella banalità con la conclusiva Closer To The Edge, insipido brano Metalcore che poco ha a che vedere con le cupe sfumature Industrial degli Mnemic.

Riassumendo quanto detto fin’ora, Out Of The Dark è un disco che ha fallito dove l’album precedente è riuscito: creare un sound che si collegasse bene alla band di appartenenza delle guest stars. Al posto di questo, troviamo una miscellanea di generi mal amalgamati, e generalmente accomunati da un approccio trendy e ruffiano, e da un songwriting piuttosto banale.
Dunque, chi cercava un disco veramente estremo può tranquillamente tenersi alla larga da questo disco; chi invece ama un approccio più melodico troverà un disco godibile e coinvolgente, che conta su una buona performance di tutti gli interessati, ma non privo di diversi punti deboli, e niente che si faccia ricordare in modo particolare.

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