Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Andrea Rubini
Genere: 
Etichetta: 
The End Records/Masterpiece
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Paul Kuhr - voce
- Larry Roberts - chitarra
- Vito Marchese - chitarra
- Joe Nunez - batteria
- Chris Djuricic - basso

Guest:
- Ed "Shreddy" B - tastiera

Tracklist: 

1. Rain
2. The Novella Reservoir
3. Drown the Inland Mere
4. Twilight Innocence
5. The Voice of Failure
6. They Were Left to Die
7. Dominate the Human Strain
8. Leaving This

Novembers Doom

The Novella Reservoir

Sesto album per i Novembers Doom, band statunitense dedita a sonorità a cavallo tra il death e il doom, come sottolinea il nome stesso. La compagine di Chicago è ormai attiva da quasi vent'anni, e in questo 2007 si appresta a pubblicare il sesto lavoro in studio: The Novella Reservoir. In questi ultimi anni stiamo assistendo ad album controversi per quanto riguarda queste band storiche, con prestazioni al di sotto delle aspettative o insipide; band che appunto si sono adagiate e si lasciano traportare dalle correnti che hanno a loro stesso ispirato o addirittura iniziato. Non è il caso di Kuhr e soci, i quali ci propongono un album strepitoso, ricchissimo di spunti, dove è il death a farla sostanzialmente da padrone, specialmente nella prima parte del disco, senza tuttavia rinunciare a quell'alone di cupa atmosfericità che da sempre sigilla le prove tetre del doom d'oltreoceano.

Andiamo un attimo con ordine, comunque: il platter si apre con Rain, prosegue con la title-track e come terza proposta Drown The Inland Mere. Un terzetto che funge da ottimo esempio sulla qualità del prodotto, un quarto d'ora in cui le tipiche pieghe sonore del death metal si trovano ad affrontare una cupicità minuziosa, tratteggiata non solo dalla sapiente dosatura delle parti vocali, ora growl ora profonde ma clean, ma specialmente dalla sezione acustica dove le chitarre soggiogano letteralmente l'ascoltatore inchiodandolo allo stereo. E la cosa sbalorditiva è la naturale semplicità del prodotto, una efficacia disarmante considerando quanto una struttura decisamente non elaborata si così incisiva. Viene dunque naturale da chiedersi se è così necessario per le band odierne che si affacciano per la prima volta in palcoscenici internazionali se valga davvero la pena infarcire così tanto i brani, mostrando si capacità esecutiva, ma una pochezza sostanziale sulla resa finale. Problema che canzone dopo canzone non sembra minimamente riguardare i nostri, che a volte con brani più soft (Twilight Innocence), a volte con brani più decisi (Dominate The Human Strain), mantiene costante ed alto il livello del songwriting, costruendo un disco di assoluto valore e di insidacabile scorrevolezza.

I Novembers Doom dunque, giocando su ambienti death/doom sfornano un album di qualità e di quantità, quarantacinque minuti suddivisi in otto capitoli che toccano abbondantemente ogni aspetto del sound degli statunitensi, non lasciando parti incomplete e punti in sospeso in attesa di sviluppo. Mi sembra che non valga la pena ribadire ulteriormente il concetto o non rovinare la sorpresa, un disco che difficilmente vi farà pentire di essere stato acquistato.

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