Voto: 
7.4 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Etichetta: 
SS Records
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Ør - vocem chitarra, basso, tastiere
- Øs - basso, batteria
- Ød - chitarra, tastiere, effetti

Tracklist: 

1. Is This What You Want
2. Wasting Our Time
3. Marilyn's Grave
4. Explode a View
5. Soft Crash
6. Avoiding Needles
7. It's Been a Bad Day
8. Friend or Foe
9. In the House
10. Satellite Not Found
11. Remember How Cold It Was (Part 1)
12. Since You've Been Gone

Nothing People

Soft Crash

Soft Crash, ovvero il titolo paradossale scelto dai Nothing People per il loro terzo full-lenght. Un disco, quello dei californiani, che in dodici brevi canzoni spazza via anni di subdoli revival garage/post-punk e ne tira fuori un'interpretazione semplicemente distorta, graffiante, malsana. Così, mentre il fenomeno indie continua ad impazzare senza sosta riproponendo il solito richiamo ai vari Joy Division, Cure e Smiths, un giovane gruppo statunitense (assieme ad una corposa schiera di derelitti underground, figli autoeletti delle follie no-new wave americane ottantiane) scava nel passato musicale più malato  del proprio paese e urla al mondo che i pazzi e i delinquenti che bruciarono concettualmente New York negli anni '80 sono ancora vivi o che, almeno, hanno trovato dei nuovi e schizoidi adepti.
Gli Stati Uniti, in fondo, non hanno mai smesso di partorire questo tipo di realtà, attingendo in continuazione dalla rivoluzionaria ira giovanile degli anni ottanta e miscelandola con le crescenti tendenze musicali moderne: non è difficile constatare che è proprio nei cunicoli delle varie Portland (peraltro terra di Portugal. The Man e Menomena), Cleveland (un tempo dei, guarda un pò, Pere Ubu) e Chicago che si è ultimamente sviluppato un interminabile calderone di band sperimentali e 'anti-colte', un vero e proprio fenomeno underground che dai sotterranei d'America maledice il rock moderno e il mercato musicale.

Ecco così questi nichilisti e ubriaconi californiani prendere il garage rock e trasformarlo in una devastante cerimonia underground di distorsioni, feedback, voci strascicate e ululati effettistici. E' in questa maniera che i Nothing People, sempre all'interno di una forte azione revivalistica, rifiutano gli anni '70-'80 più pop e orecchiabili avvicinandosi al contrario (e in maniera piacevolmente avventata) agli eighties più cupi e isolazionisti, tirando fuori dal sottosuolo un dirompente concentrato di garage deturpato e post-punk decadente. L'ira malsana dei Killing Joke e i flussi distorti dei Jesus & Mary Chain, la malattia degli Swans violentemente fusa al Lou Reed solista più cupo, le melodie sgraziate dei Sonic Youth agganciate ai deliri sotterranei dei Butthole Surfers, il tutto guidato da una psichedelia oscura tipicamente velvetiana: da questo urticante pastiche stistico deriva la musica malata dei Nothing People e il loro sound abrasivo, trascinato da melodie ruvide e decadenti, immerso in un'atmosfera malsana e distorta. Sebbene in realtà Soft Crash aggiunga poco a quanto già fuoriuscito dal panorama sperimentale americano degli ultimi anni, il disco funziona e - com'è giusto che sia - stritola la mente, la soffoca, la rinchiude in uno straniante manicomio psichedelico.
Ma proprio quando ci si aspetta il solito disco di velleità sperimentali e noiose cacofonie celate sotto fittizi aneliti intellettualistici, i Nothing People tirano fuori dal cilindro una serie di canzoni irresistibili, melodicamente valide e ben costruite: su tutte, il mood decadente dei due gioielli Is This What You Want e Soft Crash, alle cui accattivanti trame melodiche si affiancano imponenti lacerazioni effettistiche, perfette come background atmosferico per lo spleen e l'inquietudine rabbiosa mostrata dal gruppo. Se poi Wasting Your Time, gli splendidi artigli chitarristici di Friend or Foe e la straziante It's Been a Bad Day  rappresentano l'essenza più cupa e inquieta del progetto, brani come Marilyn's Grave, Explode a View, Satellite not Found e Remember How Cold It Was (Part I) si aprono invece a travolgenti cavalcate ritmiche tipicamente garage, arricchite da possenti fraseggi chitarristici e dal solito, straniante pacchetto esplosivo di feedback e distorsioni. Ottimi, infine, anche i momenti più ipnotici e psichedelici del disco, come dimostrato dal tremolante rito sciamanico di In the House e dal surf lisergico della conclusiva Since You've Been Gone.

Probabilmente (e sottolineo il probabilmente, visto che è quasi impossibile conoscere interamente l'enorme sfilza di progetti weird-garage sorti negli USA) con i Nothing People lo scenario sperimentale underground a stelle e strisce ci ha donato la sua realtà più convincente, emozionante e solida, visto che il gruppo californiano ha già all'attivo tre album, per di più di qualità sinceramente invidiabile. Dopo le follie di Anonymous e Late Night non poteva esserci disco migliore per tornare sul palco degli incubi psichedelici giovanili a prendere a cazzotti e martellate perbenisti e fighetti vari. Direte che sono musiche e sperimentazioni già sentite, ma di dischi ben costruiti ed emozionanti come Soft Crash se ne vedono ormai troppo pochi in giro: raccoglierli ed apprezzarli è diventato a questo punto una piacevole necessità.

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