Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Giovanni Nimis - voce, chitarra, tastiera midi, campionamenti

Guests:
- Apnea - track 3

Tracklist: 

1. Un altro sogno stupido
2. Estate
3. Piccola Io
4. Un cosmetico migliore
5. Vivo in un tombino

Giovanni Nimis

Daurman

Giovanni Nimis è un giovane autore italiano che esordisce con Daurman, termine che in friulano si dice per intendere qualcosa fatto di fretta: il titolo è stato scelto per simboleggiare il fatto che si tratta di un demo autoprodotto.
Nonostante la formazione musicale di Nimis preveda anche generi come jazz, metal, progressive ed elettronica (pur non disdegnando la tradizione musicale nostrana da De Andrè alle Orme passando per Irene Grandi, Litfiba, Elio e le Storie Tese e i vari progetti di Giovanni Lindo Ferretti), il nostro decide di concentrarsi esclusivamente su di un pop cantautoriale molto melodico e dagli arrangiamenti solari, che parla principalmente di amore sia coi suoi connotati positivi che con quelli negativi. La sezione ritmica è quantomeno bizzarra, infatti è composta da oggetti come un accendino, materiale da cucina e quant'altro, ma ciò risulta divertente.

La prima traccia è Un altro sogno stupido, critica all'eccessiva e ossessiva possessività che può subentrare in un rapporto di coppia (e che può condurre ad un tradimento, col senno di poi perdonato) condotta dalla voce piena e un po' mesta di Nimis mentre in sottofondo subentra una chitarra in lo-fi d'accompagnamento.
Estate è un pezzo liquido e sognante, con dolci note cullanti dal retrogusto mediterraneo a raccontare la nostalgia provata di fronte ad un'ex mai dimenticata e ritrovata dopo alcuni anni, nonostante si cerchi di cancellarla dalla mente per non soffrire. La voce, a volte anche quasi sussurrata, di Nimis esprime parecchio questa malinconia, generando così un pezzo contrastante e dolceamaro.
La successiva Piccola io presenta interessanti spunti melodici che ricordano la tradizione meridionale, ma filtrati con l'ottica di Nimis che la porta ad essere scandita in maniera più riflessiva che emotiva. Questo perché si parla di una stupenda amicizia con una ragazza innamorata in cui però il cantautore si rende conto che non dovrebbe lasciarsi andare all'istinto perché consapevole di non poterla contraccambiare del tutto col rischio di farla soffrire.
L'intro de Il cosmetico migliore è cupa e oscura, ma lascia spazio a riff solari e quasi psichedelici, tastiere anni '60 e fraseggi mordaci che riflettono su come sia frequente, per entrambi i sessi, il ricorrere alla scusa dell'alcool o quant'altro per evitare la responsabilità delle proprie azioni, come quando si ha un rapporto intimo (non proprio lucido) con qualcuno che magari si vede solo come un amico o che è già impegnato.
Infine abbiamo la conclusiva Vivo in un tombino, che lo stesso Nimis ha ironicamente definito "è la mia grande hit quando suono davanti a un pubblico di età media inferiore ai 10 anni, ma fondamentalmente è un pezzo black metal truccato da canzone pop". Si tratta di un pezzo fortemente melodico ed esuberante, forse il più brioso di tutti e per questo il più riuscito con chitarra solare, tastiera che riecheggia il prog-pop anni '80 e linee vocali decise.

Si tratta di un mini breve e che si lascia ascoltare in tutta leggerezza, senza annoiare o risultare pesante, e ciò anche senza una produzione professionale a supporto.
Attendiamo quindi di attendere Giovanni Nimis al banco di prova di un full-lenght definitivo con tutti i supporti necessari del caso, per scoprire il risultato.

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