Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Gravenimage
Genere: 
Etichetta: 
Spinefarm Records
Anno: 
1997
Line-Up: 

- Erno "Emppu" Vuorinen - chitarra
- Tuomas Holopainen - tastiera, voce
- Jukka Nevalainen - batteria
- Tarja Turunen - voce


Tracklist: 

1. Elvenpath (04:40)
2. Beauty and the Beast (06:24)
3. The Carpenter (05:58)
4. Astral Romance (05:13)
5. Angels Fall First (05:34)
6. Tutankhamen (05:32)
7. Nymphomaniac Fantasia (04:47)
8. Know Why the Nightingale Sings (04:14)
9. Lappi (Lapland) (09:19)

Nightwish

Angels Fall First

Il Power Metal sinfonico non sarebbe lo stesso senza i Nightwish. Risale ormai al 1997 il loro debutto sulla scena, quell’Angels Fall First che ha fatto da rampa di lancio e base stilistica non solo per loro, ma anche per tutti quei gruppi successivamente nati in seno al sound sviluppato dalla band finlandese.
La prima formazione vedeva Emppu alla chitarra, Tarja alla voce, Tuomas alle tastiere e ensemble che verrà completato da un bassista solo con il successivo Oceanborn. Nel frattempo Emppu si occupa anche del basso.

Difficile catalogare questo lavoro, leggermente diverso da tutti i successori. Indubbiamente possiede quel sapore “indefinito” che hanno certi debut-album, sebbene sia chiaro che anche in esordio i Nightwish avevano già le idee piuttosto chiare, anche se in gran numero. Sicuramente nel sapore particolare dell’album ha un certo peso l’elemento acustico, dato che, nell’idea del fondatore, leader e mente principale Tuomas, i Nightwish sarebbero dovuti essere qualcosa di decisamente lontano dal metal, e di più vicino al folk. In realtà al gusto per le ballate acustiche del tastierista si andranno presto ad affiancare le componenti sinfoniche e power-metallare che ancora oggi sono il marchio di fabbrica di Mr Holopainen e della sua band Aggiungiamo a tutto questo il fascino misterioso di una sottile vena gotica (dopotutto siamo in Finlandia) e avremo catalogato quasi esaurientemente Angel Fall First.

“In the sheltering shade of the forest
Calling calming silence
Accompanied only by the full moon
The howling of a night wolf
And the path under my bare feet...
...The Elvenpath!”

La voce di Tarja, accompagnata da un avvolgente sottofondo di tastiera ed elettronica, scandisce queste parole, conducendoci sul Sentiero Degli Elfi, Elvenpath appunto. Buona la scelta di sistemare questa canzone all’inizio, che con la sua potenza introduce subito quel lato musicale della band più vicino al Power Metal melodico di classico stampo finlandese. Tastiere impetuose, che scandiscono la canzone tracciando lo stesso percorso della chitarra, abbandonandola e sorreggendola quando necessario, un ritornello accattivante accelerato dalla doppia cassa, ecco i tratti salienti in apertura. Senza contare l’elemento fondamentale che rende, o se non altro rendeva, unici tutti i pezzi sfoderati dal combo finnico: la superba voce da soprano di Tarja.
Molti gruppi metal avevano già da qualche anno adottato le prestazioni vocali (e perché no, anche l’immagine) di intonate e seducenti fanciulle, e questo per bilanciare la durezza di elementi più pesanti al fine creare nuovi risultati espressivi. Generalmente si trattava di gruppi gothic/doom metal, come i Theatre of Tragedy, i Paradise Lost, gli Anathema.
L’idea di far cantare ad una donna un pezzo power metal, però, non era ancora saltata fuori. Fu proprio Tuomas che, per primo, ebbe la geniale trovata di inserire, su rapidi riff di chitarra e accordi di tastiera alla Stratovarius, la splendida voce di soprano di Tarja.

Se la opener si muove su schemi pomposi e accattivanti, la maggior parte delle tracce che seguono ha un sapore più riflessivo che anticipa la maggiore complessità dei futuri lavori, Century Child e Once su tutti. su tutti. Per il momento Tuomas si accontenta di sfornare una serie di brani diretti e accattivanti, seppure mai scontati. Esclusa la poco convincente Tutankhamen dalle melodie orientaleggianti, ennesima testimonianza di come i gruppi metal subiscano in massa ed inevitabilmente il fascino dell’oriente, che spesso porta a risultati piuttosto opinabili, tutti i pezzi hanno qualcosa da dire, trasmettere, far immaginare.
Forse apparirà scontato dirlo, ma in questo album ogni canzone è diversa dall’altra, e non è poco, soprattutto per un debutto. A rendere così particolare questo album, così diverso dagli altri e da se stesso, è anche, come si è già accennato, la vena folk che è destinata a sparire quasi completamente già nel successore Oceanborn.
La title-track e l’ultima Lappi (Lapland), con i loro incantati arpeggi di chitarra, i flauti e l’assenza di batteria, testimoniano bene l’iniziale folk-mood del progetto di Tuomas.
Anche i testi indicano le future evoluzioni delle lyrics, che a parte qualche banalità (vedi le tematiche fantasy piuttosto banali della opener) si muovono su binari molto poetici, pieni di magia e mistero.

Needed elsewhere
to remind us of the shortness of our time
Tears laid for them
Tears of love, tears of fear
Bury my dreams, dig up my sorrows
Oh, Lord why
the angels fall first”

Tuomas è già sulla strada che lo porterà a sviluppare, nei testi, quella sorta di ermetismo, carico di immagini allegoriche, che sarà padrone in tutti gli album successivi. Qui troviamo immagini di rara bellezza, ma decisamente più dirette e facili da intendere: ricerca della verità, oltre la religione e i confini della mente umana, immersi ed esaltati i sensi nella natura. Emblematiche in questo senso Astral Romance ed Angels Fall First.

Possiamo parlare di capolavoro? No. Sicuramente non decontestualizzando, prendendo cioè l’album in sé e per sé: troppe le pecche, a cominciare dalla produzione, un po’ scadente, dalla performance al microfono di Tuomas, dotato come tastierista, compositore di musiche e parole, ma dalla voce nasale e fastidiosa, che rovina non poco i pezzi in cui si affianca a Tarja, che certo non ha bisogno di lui. Tante pecche che, d’altra parte, si possono anche perdonare all’interno del contesto: in fondo si tratta di un debutto, scarsità di mezzi, idee ancora da chiarire, esperienza certo non da vendere. Al di là di canzoni indimenticabili, come Nymphomaniac Fantasia, pezzo unico ed avvolgente, delicato e appassionato, quasi folle, come i pensieri di un amante, che da solo è un regalo che vale 10 punti, Angels Fall First è seminale per un semplice e già accennato motivo: senza di lui e dell’apporto dato dai Nightwish alla scena, gruppi come Epica e Within Temptation molto probabilmente non esisterebbero.
Rivoluzionario. E non è poco.

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