Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Century Media
Anno: 
2003
Line-Up: 

:
- Tomas Lindberg - voce
- Marios Iliopoulos - chitarra
- Gus G. - chitarra
- Brice Leclercq - basso
- Per Möller Jensen - batteria

Guests:
- Tom S. Englund - voce secondaria
- Fredrik Nordström - tastiere, produzione

Tracklist: 

:
1. The Tremor
2. The Glow of the Setting Sun
3. Hero
4. Elusive Emotions
5. Gloomy Daydreams
6. Macabre Apparition
7. In My Heart
8. Ethereal
9. Circle of Pain
10. At the End of the Earth
11. The Howls of the Wolves

Nightrage

Sweet Vengeance

L'iniziale nucleo greco dei Nightrage viene formato nel 2000 a Tessalonica da Marios Iliopoulos e Gus G sulle ceneri degli Exhumation. Ad essi si aggiungono dopo un po' di tempo il bassista francese Brice Leclercq ed il batterista Per Möller Jensen degli Haunted.
Seguendo la scia di altri gruppi col pallino del "Gothenburg sound", i Nightrage sono una sorta di "revival" della scena musicale di Gothenburg della metà degli anni '90, ispirandosi a determinate sonorità che andavano per la maggiore in quel periodo da imitare e riproporre (con una produzione migliorata). Nel debutto Sweet Vengeance sono presi a modello gruppi come in primis gli At the Gates, anche se con un piglio che sostituisce maggiore orecchiabilità (pur sempre in riff caustici e martellanti) alla drammaticità, e per andare in altre città i Defleshed, ma vi sono riferimenti anche ad altre formazioni come In Flames o Ceremonial Oath, seguiti da una buona fila di derivazioni venute negli anni successivi.
Questa formazione multietnica però ha dalla sua ciò che potrebbe risultare una freccia in più nella faretra rispetto ad altri gruppi: niente meno che lo stesso vocalist degli At the Gates, Tomas Lindberg, dietro al microfono.
Il buon Tompa infatti, dopo lo scioglimento del gruppo nel 1995 non si è certo nascosto nell'ombra, ma è anzi rimasto attivissimo collaborando a diversi progetti e spaziando in molte scene fra il thrash/death, il grind, l'hardcore e il crust-punk. Dopo aver prestato la sua voce ai dischi di Skitsystem, Great Deceiver e Lock Up (fra i tanti), ora tocca ai Nightrage, e lo fa con forma smagliante dal punto di vista dell'impatto, un po' meno come profondità espressiva.

L'iniziale The Tremor divertirà gli ascoltatori melodic death metal (sia in senso buono che cattivo), perché il riff principale è plagiato da They Are Waiting to Take Us dei Dimension Zero; a parte questo, comunque, il brano raccoglie tipici stilemi death melodico e thrash riproponendoli con maggiore cattiveria, violenza e canonici refrain estremi, a parte un piglio maggiormente melodico nella parte centrale del pezzo.
Se almeno i Dimension Zero erano tutti veterani della scena metal scandinava che si divertivano a riproporre un determinato stile con cui in un modo o nell'altro condividono l'area di appartenenza, i Nightrage ricadono invece nella cerchia degli emulatori che si rifanno direttamente alla Svezia: però cercano in tutti i modi di "svedesizzarsi", addirittura contattando personaggi nordici (tra i quali fra l'altro il famoso produttore Fredrik Nordström che collabora alle marginalissime tastiere e il chitarrista Niklas Sundin per l'artwork) e cercando di allacciare relazioni con la scena svedese. Nell'opening magari l'intento è proprio quello di immaginare come sarebbe stato un ipotetico seguito di un disco come Slaughter of the Soul venuto un paio di anni dopo, ed è un intento riuscito, anche troppo: originalità zero, stile impersonale e molto manierismo. Fortunatamente i greco-svedesi tentano di variare un pochino le cose con la successiva The Glow of the Setting Sun, con aperture melodiche che pur risultando ancora derivative allontanano, relativamente, dall'ex-band di Lindberg. Alcuni refrain a la vecchi In Flames ed un assolo heavy metal rendono la canzone più catchy.
Anche Hero cerca di coniugare melodia e potenza, mescolando giri di note inflamesiani, riff che ricordano i Dark Tranquillity di The Mind's I e i soliti martellamenti-base ripresi dagli At the Gates, mentre ai bridge più estremi e brutalizzati fa da contrasto un'escursione nel campo delle clean vocals dell'ospite Tom S. Englund degli Evergray, seppur si limiti ad una breve comparsata dalle linee vocali epiche e decise. Ma Tompa? Per quanto fresco e trascinante, l'istintiva furia che l'accompagnava un tempo ora sembra molto meno spontanea e soprattutto meno drammatica, questo anche per via delle atmosfere del disco che vanno via via allontanandosi dalla cupezza e dalla spiritualità claustrofobica in cui meglio risalta il furore di Thomas per ricalcare altri stilemi. Le belle melodie di Elusive Emotion hanno l'altra faccia della medaglia nello stemperare il canto urlato, mentre i refrain fra In Flames, Defleshed e Carcass di Heartwork di Gloomy Daydreams lo vedono addirittura stonare.
D'improvviso però Macabre Apparition si tinge di riff ronzanti black metal e recupera un melodeath-thrash più brutale, come per opporsi alle divagazioni più melodiche dei brani precedenti. I riff ronzanti dell'oscura In My Heart invece si rifanno al death old-school, a cui però fanno seguito i soliti banali e derivativissimi refrain più melodici che poco hanno da aggiungere a quanto già detto da plurime gruppi, mentre Ethereal riprende i riff continui degli At the Gates pre-Slaughter e l'assolo è rubacchiato dagli In Flames di fine anni '90.
Ed a questo punto le sonorità trite e ritrite continuano senza sorpresa e con molta monotonia: la melodica ma aggressiva Circle of Pain, la più oscura ed estrema At the Ends of the Earth (in entrambe ricompaiono in alcuni frangenti le clean vocals di Englund che però suonano abbastanza piatte) e la conclusiva strumentale The Howls of the Wolves sono semplici esercizi di stile, schematici e noiosamente già sentiti innumerevoli volte - soprattutto l'ultima traccia ricicla uno dei luoghi comuni più diffusi in Svezia, quello della strumentale acustica, e per di più lo fa ricalcando suoni di inflamesiana memoria.

Consigliamo il disco ai fan di Tompa e/o ai fan del melodic death metal svedese che cercano una proposta di genere pesante ma trascinante da un paese mediterraneo, pur con l'apporto di un frontman scandinavo: in questo caso il disco promette sicuramente soddisfazioni. Chi cerca qualcosa di molto più innovativo, originale e soprattutto personale invece guardi altrove.

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