Voto: 
7.2 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Auerbach/Prophecy
Anno: 
2006
Line-Up: 

 - Anja Hoevelmann – Flauti, Clarinetto
 - Aline Deinert – Violino
 - Meinolf Mueller – Chitarra acustica, Mouth Harp
 - David Zaubitzer – Violoncello, Chitarra acustica
 - Marten Winter – Batteria e Percussioni

Tracklist: 

        Nebelung:
1. Valg
2. Walden
3. Nebelland
        Nordwind:
4. Nahend Zauberwald,
5. Auf kargem Fels
6. Svartalfheim
        Sonnwend:
7. Midsommer
8. Tamtrollbach
9. Jötunheim
10. Heidenacht (live)

Neun Welten

Vergessene Pfade

La label tedesca Auerbach Tonträger, divisione della nota e prestigiosa Prophecy Productions, quest’anno sta facendo indubbiamente cose mirevoli, nonostante il roster ridotto. Nel 2006, oltre ad aver messo sotto contratto i promettenti Vàli e i misteriosi Harmaa (il cui unico disco, "Airut:Aamujen" , è in uscita lo stesso giorno dell’oggetto di questa recensione, ma sotto nome Tenhi e per la label-madre), ha pubblicato i dischi di gruppi dalla grande fama in ambito Dark Folk, ovvero “Requiem” dei Gae Bolg (tralasciabile, se non dagli appassionati di Eric Roger e dagli addetti ai lavori) e lo strepitoso “Sterbender Satyr” dei maestri Orplid, e soprattutto ha presentato al pubblico il debutto di due giovanissime e talentuose bands, i finnici Subaudition (il cui “The Scope” è stato uno dei migliori dischi di questa primavera e del 2006 in generale) e questi Neun Welten che mi accingo a presentarvi.

Il gruppo fa derivare sia il proprio nome (‘nove mondi’) che le ambientazioni per alcuni brani dalla mitologia del nord Europa, ed all’incirca dalla stessa area geografica arrivano anche le ispirazioni musicali per il gruppo, che propone un Neo Folk di buona fattura ricreante le visioni musicali di acts quali Ulver (periodo “Kveldssanger”) e tardi Empyrium, e che spesso offre divagazioni vicine allo stile di Forseti o Sonne Hagal.
E’ agli appassionati di queste bands che consiglio “Vergessene Pfade”, ovvero ‘i sentieri dimenticati’, il primo disco della band tedesca dopo il demo “Valg”, pubblicato un paio d’anni fa.

Nel sound dei Neun Welten, sono fondamentali per lo sviluppo delle trame melodiche le chitarre acustiche di David Zaubitzer e Meinolf Mueller, suonate con perizia a autrici di splendide armonie sia in sottofondo che in primo piano; quasi sullo stesso piano, per importanza, stanno gli archi: il violino dolcissimo di Aline Deinert è protagonista in più di un’occasione, ed è solitamente la prima scelta per quanto riguarda gli assoli, mentre il violoncello, suonato dal già citato David Zaubitzer, si occupa solitamente dell’atmosfera di background.
Ad accrescere la varietà stilistica dell’album ci pensano i fiati di Anja Hoevelmann, tra cui si fa notare un flauto aggraziatissimo e leggerissimo, ottimo per aggiungere poeticità ai momenti più sognanti; a concludere il quintetto è Marten Winter, che si occupa dell’accompagnamento alla batteria, solitamente discreto e abile a dare un tocco dinamico alle songs.
Ma passiamo appunto alle canzoni vere e proprie: il disco è formato da dieci episodi, raggruppati in tre ‘capitoli’ (come ad esempio accadeva in “Weiland” degli Empyrium), tutte legate fra loro dagli oramai consueti “sample” di vento, pioggia, accartocciarsi di foglie secche e simili accorgimenti di contorno. Tra i momenti più ispirati è d’obbligo citare la seconda, tristissima, “Walden”, apice del disco, o l’accoppiata in quarta e quinta posizione, l’intermezzo di chitarra “Nahend Zauberwald,” e la derivante “Auf kargem Fels”, guidata da un violino inquieto e da chitarre molto calde nei loro coinvolgenti momenti solistici. Meno ispirati altri momenti, in cui si sente ancora l’inesperienza del gruppo nella scelta di melodie un po’ forzate, specialmente negli arrangiamenti di violino, quali la terza traccia “Nebelland” e la settima “Midsommer”.
Particolarmente evocativa invece la sesta “Svartalfheim”, che nel ricreare atmosfere prettamente scandinave si rifà agli Ulver dell’acustico “Kveldssanger”: “Svartalfheim” infatti è una delle poche tracce cantate di “Vergessene Pfade”, e sorprende per l’ottima cura con cui viene curato anche l’aspetto vocale, trascurato nel resto del disco: tra parti sospirate o profonde in voce maschile e tenui cori femminili, la magia dei Neun Welten scalda il cuore con sorprendente facilità.

Per via di alcune somiglianze nel sound con gruppi come i conterranei Forseti (si pensi alle prime canzoni di “Erde” ), i Neun Welten hanno dalla loro, rispetto a nomi quali Vàli od October Falls, un approccio che li porta a esplorare situazioni anche più calde e ‘positive’, rispetto ai paesaggi melanconici di cui usualmente si fanno araldi i gruppi di questo stile: le premesse sono dunque invitanti, le qualità sono indubbie e la proposta è interessante già da adesso per gli appassionati del settore, ma si attende un’ulteriore maturazione del quintetto tedesco per poterli affiancare definitivamente ai gruppi da cui s’ispirano.
Per ora, “Vergessene Pfade” rimane un buonissimo debutto, che lascia presagire un futuro artistico più che roseo, ma che ha ancora qualche ‘crepa’ da rattoppare: niente di preoccupante viste le buone idee dimostrate da un gruppo giovane ma già ben consapevole della propria strada.


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