Voto: 
9.5 / 10
Autore: 
Francesco Tognozzi
Genere: 
Etichetta: 
Brain
Anno: 
1973
Line-Up: 

- Michael Rother - chitarra, basso, tastiera, zither, percussioni, elettronica
- Klaus Dinger - Japanese banjo, chitarra 11 corde, batteria, percussioni, Farfisa electronic piano, voce, elettronica


Tracklist: 

1. Für immer (Forever) (11:00)
2. Spitzenqualität (04:58)
3. Gedenkminute (Für A + K) (01:00)
4. Lila Engel (Lilac Angel) (04:35)
5. Neuschnee 78 (02:30)
6. Super 16 (03:37)
7. Neuschnee (03:59)
8. Cassetto (01:50)
9. Super 78 (01:35)
10. Hallo Excentrico! (03:43)
11. Super (03:07)

Neu!

Neu! 2

Dopo che l'omonimo debutto aveva catalizzato su di sé una certa attenzione da parte del pubblico più avanguardista, per lo meno entro i confini tedeschi, i due Neu!, al secolo Michael Rother e Klaus Dinger, si ritrovarono impazienti davanti al compimento del secondo passo, carichi di fresca linfa da riversare in musica e con un nuovo e più esteso set di strumenti a disposizione, l'acquisto dei quali, tuttavia, li aveva lasciati pressoché al verde. Si trasferirono nuovamente negli studi di registrazione poco dopo esserne usciti, con una manciata di pezzi da incidere, sfidando ogni fattore avverso sotto la guida cieca e smaniosa dell'ispirazione, pronti a regalare al krautrock quella che nel 1973 avrebbe dovuto essere una consacrazione definitiva. Ma fecero molto di più. Ciò che il duo partorì alla seconda sortita, di nuovo con la preziosa complicità del guru Conny Plank, fu un'opera ancor più estrema e lungimirante della precedente, uno tsunami di spunti brillanti che avrebbe macerato gli standard certificati di produzione di un album 'pop'; un manifesto artistico progressista, talmente innovativo da non lasciare dubbio alcuno (anche per chi avesse guardato con scetticismo alle proposte del primo lp) sull'azzeccata scelta del monicker da parte del combo di Düsseldorf - tutt'altro che un discorso meramente arty.

C'è più storia che leggenda nelle aneddotiche recording sessions di Neu! 2, e la storia volle che fosse la miserabile situazione finanzaria della band e del suo entourage a sancire il destino del più tormentato episodio nella carriera dei due pionieri kraut. Le sconsiderate urgenze produttive risultarono eccessive davanti alla magrezza del salvadanaio già al termine delle registrazioni di quello che sarebbe stato il lato A del long-playing: l'esordio non aveva garantito entrate sufficienti, confinato com'era stato fin dalla primissima accoglienza in una cerchia ristretta di luminari dell'alternativa musicale; d'altro canto il temperamento encomiabile della coppia Rother-Dinger imponeva di portare il lavoro a termine a tutti i costi, seguendo un'attitudine filosofica, scendendo a compromessi pur di compiere quella che era sentita dai due come una vera e propria missione. Così, la decisione del duo per ovviare alle deprimenti condizioni che avrebbero costretto il progetto ad arenarsi fu quella di impastare, frammentare, manipolare l'esiguo materiale a disposizione per il secondo lato - appena due tracce - in modo da coprire adeguatamente lo spazio riservato al B-side. Una trovata sconcertante all'epoca dei fatti, da veri drittoni, 'una soluzione pop' - come avrebbe dichiarato in seguito lo stesso Dinger nei panni di uno Warhol di Germania - destinata a costituire un precedente isolato: il primo caso documentato di utilizzo su larga scala delle tecniche di remix. Semplice pensare una cosa del genere oggi, assolutamente geniale intuirlo allora. Quello dei Neu! fu un colpo di testa nel momento in cui si trovavano con le mani legate, che li portò a battezzare il disco più straordinario della propria carriera, in una profetica analogia con i Velvet Underground che qualche anno prima avevano dato alla luce il loro epico White Light/White Heat partendo da presupposti simili.
E non è certo questo l'unico parallelismo che si può scorgere nell'ascolto dell'album, che anzi sin dall'incipit del primo lato offre spunti per accostare i nostri a conterranee eminenze del rango dei Faust. Questi ultimi si impegnavano nel medesimo anno a pubblicare l'altrettanto seminale IV, inaugurandolo con una sontuosa cavalcata rumorista eloquentemente titolata 'Krautrock'; i Neu! operano la stessa scelta in termini di misura affidando all'estesa e diluita Für Immer il primo posto nel platter, ma con connotati completamente diversi: il marchio di fabbrica c'è, perfettamente riconoscibile come un inarrestabile motorik capace di protrarsi indenne per oltre undici minuti, ora in primo piano, limpido e sferzante, ora dietro le quinte, a tessere le fila in sordina fino a divenire quasi inafferrabile in un mare di effetti sonori, mentre la chitarra di Michael Rother fa il resto con la consueta maestria. Caos e orizzonti visionari nell'estetica dei Faust, geometria, ordine e minimalismo in quella dei Neu!, che rimangono d'altro canto tutto fuorché freddi maneggiatori di strumenti. Certo è che Spitzenqualität suona come un iceberg, glaciale e spigolosa, con la pulsazione canonica dell'automa Dinger che stavolta prende più velocità ma resta sepolta sotto una patina che le dona un'eco abissale, prima di sprofondare impietosamente chilometri sotto terra. Un sogno che pende in maniera decisa verso l'incubo, a tal punto che Gedenkminute non è che il corredo funebre della traccia precedente: solo il soffio del vento e sinistri, lontanissimi rintocchi di campana a dominare i due minuti più cupi dell'intera produzione Neu!, solo un manto di tenebre, come se in quel momento, qualcosa fosse andato storto. Ma il motorik è ancora vivo e non tarda a riemergere dalle nebbie, sotto la guida del Lila Engel che declama una litania ubriaca; è un angelo terreno questo, che non possiede ali e non ci conduce verso traguardi celesti bensì a celebrare il trionfo della tecnologia e della macchina, in una marcia tribale che, quando i polsi di Klaus Dinger lo decidono, assume i brutali contorni di un oscuro rituale pagano. Si chiude quindi in dissolvenza la prima facciata del disco, concedendo brevi istanti di quiete dopo la tempesta di fragori, e prima di sconvolgere ancora, definitivamente.
L'assetto del secondo lato di Neu! 2 è confezionato appositamente per confondere le idee e far sparire le tracce. Due registrazioni 'ancestrali' e cinque derivate, sparse in maniera del tutto casuale tra le righe, compongono questo sonoro schiaffo ai principi costitutivi della produzione discografica, in una realtà non ancora matura all'alba dei '70 per affrontare un simile compendio di acuta mistificazione. Un'avveniristica attitudine ready-made con materia prima fatta in casa, ovvero i soli stralci di registrazione già pronti per occupare il lato B: l'onirica Neuschnee, perfettamente in tono con le sonorità del primo lavoro, morbida e meccanica al contempo come solo i Neu! sanno fare; la velenosa Super, lucida sintesi di proto-punk marziale e dirompente, stralunata danza moderna dal passo irresistibile. Il resto lo fanno i detriti dell'astuta opera di remix: le due tracce diventano carne da sminuzzare e masticare nelle bocche affamate dei loro stessi compositori, e i risultati di questo processo famelico sono tanto distanti e denaturati dai precursori che sembrano vivere di vita propria, acquistare ciascuno un'identità intima del tutto peculiare. Così la sghemba Hallo Excentrico! arriva a perdere ogni forma di contatto con il tema di 'Neuschnee', che viene rallentato fino alla morte, si contorce e traballa come una radio alla quale si stanno scaricando inesorabilmente le batterie, mentre Neuschnee 78 diventa una versione monstre della stessa, troppo, troppo veloce per non destare alcun sospetto sull'intervento di artifici diabolici. Ancor più indecifrabile è Cassetto, massa informe e roboante di suono che si crogiola per quasi due minuti nella sua mancanza di grazia e coerenza, si inceppa senza preavviso, poi riparte sullo stesso tracciato dalle flebili coordinate come un rullo compressore impazzito. Super 78, che accelera l'omonimo tema a migliaia di giri al minuto, è puro divertimento: i chiassosi schianti che Dinger produce nel suo drumming ipnotico si moltiplicano fino a divenire una pioggia di battiti a cadenza supersonica, impossibili da riprodurre per le facoltà umane, e quelle che nella traccia madre sono minacciose grida di battaglia si trasformano in fischi di pipistrello che finiscono per creare un'atmosfera vagamente demenziale. Ma l'Oscar per lo stravolgimento di sé stessi i Neu! lo vincono con Super 16, l'episodio più morboso e conturbante della saga, un'epopea di tensione repressa e nervi a fior di pelle di sconcertante intensità, dotata di un fascino thrilling assolutamente magnetico (se n'è accorto in tempi più recenti persino il regista Quentin Tarantino, che ne ha inserito un frammento - poco più che un cameo - in uno dei momenti chiave del suo truculento cult Kill Bill Vol. 1). Immenso è il potere immaginifico di questo stralcio pericolante di non-musica, merito dell'ennesima intuizione targata Rother-Dinger: una menzogna costruita ad hoc da due abili tricksters, capaci di trasformare qualcosa di simile ad una melodia nella marcia implacabile di un cingolato privo di freni, soprasseduta da lamenti spettrali, inquietante, violenta. Forse l'esempio più fulgido dello sconfinato genio del combo tedesco, mirabile capolavoro di destrutturazione, prova di coraggio superata la quale diventa uno scherzo addentrarsi nello sconfinato ed eclettico universo Neu!.

Tutto questo è il racconto della fatica più grande affrontata da Michael Rother e Klaus Dinger in carriera, non solo per quel che riguarda la tutto sommato breve esperienza insieme come Neu!, bensì nell'intera carriera di ciascuno dei due come artista. Un progetto che fu vicinissimo ad un prematuro aborto - e sarebbe stata una perdita colossale per chiunque ami la musica - le cui sorti furono risollevate dalla voglia di stupire ad ogni prezzo da parte di due menti straordinariamente creative, come ce ne vorrebbero in ogni epoca. Nell'opinione dei più, nonostante i meriti universalmente riconosciuti all'opera in questione, l'esordio sarebbe rimasto l'insuperabile capolavoro della band; in quella di chi oggi vi scrive, con un brivido che si insinua tra le dita a pensare che questa è storia di trentasette primavere fa, Neu! 2 supera il predecessore, tanto in termini di audacia della proposta quanto per ciò che concerne gli stupefacenti risultati ottenuti una volta in più dai due professori del krautrock.
Il disco ottenne all'epoca, com'era prevedibile, un riscontro commerciale quasi nullo, fattore che avrebbe concorso tra gli altri alla prima, breve separazione della coppia che ne seguì. I Neu! sarebbero tornati in studio insieme solo due anni dopo, con l'intento di farlo per l'ultima volta. Ma il completamento della loro leggendaria trilogia, è materia del prossimo, conclusivo capitolo.

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