Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Fuel Records
Anno: 
2010
Line-Up: 

Beppe - Vocals and Guitars
Pier- Keyboards
Riccardo - Bass
Salvi - Drums
 

Tracklist: 



1. The Grave Song 02:47 
2. Raise the Stake 03:46 
3. Soul of Dying 04:38 
4. Waiting for my Funeral 04:46 
5. Amon 05:10 
6. Bloodland 2 03:43 
7. Northern Heart 03:45 
8. L.i.t.e. 02:11 
9. Forsaken 04:28 
10. Another Kind of Evil 05:34

Bonus Tracks:
1. Intro - Inferi's Hymn 01:05 
2. Reborn of Fire 02:56 
3. Bloodland 03:39 
4. Soul of dying 04:40 

Nemesis Inferi

Another Kind of Evil

La perseveranza porta sempre ad ottimi risultati. Decido di iniziare in questo modo la mia recensione dell’ultima fatica dei grandi Nemesis Inferi siccome la band in questione, nonostante vari periodi bui, non ha mai abbassato la testa. Le varie difficoltà che si possono incontrare lungo il cammino portano sovente a momenti in cui si tocca il fondo e ad un certo punto non si può fare altro che risalire, più forti di prima. Con una line-up rimaneggiata dai tempi del debutto ufficiale ma con un Beppe ormai al timone del vascello, i nostri ragazzi ci deliziano ancora una volta grazie alla loro musica e stavolta lo fanno con un full-length, Another Kind of Evil, a ben 10 anni di distanza da quel Sins of Eden che abbracciò così bene il concetto di symphonic black metal. Uscito inizialmente l’anno scorso, il nuovo sforzo discografico dei nostri musicisti ha fatto subito drizzare le orecchie alla Fuel Records che ha deciso di pubblicarlo rimasterizzato e con l’aggiunta del l’EP del 2007, Reborn of Fire, come materiale bonus.

Il nuovo sforzo discografico si avvalora di brani magici, potenti ed oscuri. Il botto si ha già con una The Grave Song da urlo, infarcita di spettrali testiere e repentini cambi di tempo da un groove invidiabile. La velocità e l’atmosfera della successiva, epica Raise the Stake presto ci ammantano ed ancora una volta l’emozione raggiunge picchi altissimi.
La produzione perfetta, potente e cristallina non fa si che tutto risulti spoglio o troppo “commerciale” ma anzi, le canzoni ne giovano e proprio per questo riescono a donare il giusto feeling oscuro e sognante allo stesso tempo. A tal proposito, ritroviamo quella Soul of Dying che già mi stupì tantissimo nel precedente Mini-CD Reborn of Fire. Tutto è perfetto e l’unico cambiamento apportato in questa versione si riferisce all’uso della voce pulita maschile al posto di quella femminile e devo dire che questa scelta non pregiudica affatto la bontà di una song che fa della rabbia mista all’epicità il suo punto forte. Ancora una volta, un applauso a tutto il gruppo per come ha lavorato in fase di song writing.

Waiting for my Funeral si distingue per le atmosfere raggelanti create dalle tastiere, con lo screaming di Beppe a dare ulteriore risalto al tocco spettrale. Bellissime le sezioni rallentate in cui il groove dei riffs è ben supportato dall’ottimo lavoro svolto dalla batteria, per poi non parlare degli interludi di tastiera che vengono accompagnati da arpeggi. Passiamo attraverso la pesantissima ad oscura Amon, completata da un tappeto di doppia cassa a dare la giusta compattezza per poi sfociare nelle tinte fosche ma a tratti epiche di Bloodland 2 senza che si possa notare un calo di intensità.
Un altro punto che mi preme farvi notare è il prezioso apporto solistico della chitarra di Fuzzy che in quasi ogni canzone si fa notare e lo fa in modo eccelso, pur non essendo un elemento tipico del symphonic black metal.

Così lo troviamo anche nelle successive, veloci Northern Heart e L.i.t.e. Le tastiere si fanno sempre notare ma il tempo è decisamente più impulsivo grazie all’ottimo e variegato di stile di Salvi alla batteria. In opposizione troviamo l’andamento darkeggiante di Forsaken con tanto di ottime vocals in italiano, in tonalità pulita del bravo Jo. La title track posta in chiusura del disco segue le stesse coordinate drammatiche ed oscure, senza traccia di luce, come a voler percorrere per l’ultima volta ed in modo ancora più deciso, il filo conduttore dei brani su questo album, ovvero come la solitudine possa portare alla pazzia e alla morte. Insomma,  un gran bel ritorno da parte degli alfieri italiani del symphonic black metal.

In chiusura del disco, come accennato in precedenza, troviamo l’EP Reborn Of Fire che ci accoglie con la sua title track: la melodia dell’introduzione viene ripresa dalle violente chitarre e subito si scatena l’inferno a base di tempi veloci e drumming furioso. I cambi d’atmosfere si susseguono senza sosta e possiamo notare che non invadono mai il suono degli altri strumenti.

Tutto è perfettamente bilanciato. La voce di Beppe è rabbiosa e classica nelle sue tonalità black metal. Si continua con Bloodland, la canzone più oscura del lotto, grazie al suo incedere veramente cupo e rabbioso. I tempi s’alternano con grandi risultati, senza mai calare d’intensità. La produzione è ottima, anche se avrei voluto un po’ più di potenza per quanto riguarda alcune parti di batteria, in modo da far risaltare ancora meglio le capacità di Salvi. Ad ogni modo, non mi posso assolutamente lamentare. Le orchestrazioni più barocche e melodiose si alternano ad aperture completamente dark e veramente sinistre. Con Soul of Dying le melodie si fanno eteree e una soave voce femminile ci accoglie per accompagnarci attraverso scenari incantati ma velati da una sorta di perenne limbo peccaminoso di un’anima in cerca di redenzione.

Le atmosfere sono a dir poco incredibili e la fantasia di Pier alla tastiera mi lascia di stucco. Le melodie non sono complicate ma veramente evocative e a volte raggelanti. Reborn of Fire è un incredibile mix di sensazioni ed emozioni. Le influenze di vari generi quali il dark, il gothic più oscuro e il black sono perfettamente bilanciate ed è veramente impossibile resister loro. In tutto e per tutto una trovata importante quella operata dalle Fuel Record, sperando che il gruppo riesca finalmente a trovare il giusto spazio nel panorama metal estremo.  


 

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