Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Stefano Magrassi
Genere: 
Etichetta: 
Scarlet Records/Audioglobe
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Flegias - Voce

- Andy - Chitarra

- John - Basso

- Peso - Batteria



Tracklist: 

1. February 5th, 1984

2. Forever Slaves

3. War Paint

4. Master Of Morphine

5. The Wave

6. Theoretical And Artificial

7. Identity Crisis

8. Beautiful-Brutal World

9. Hyperbole

10. 100% Hell

Necrodeath

100% Hell

Un altro grandissimo ritorno in questo 2006 pieno di sorprese: i Necrodeath sono di nuovo tra noi e come al solito sono garanzia di qualità. Infatti, seppur dopo aver perso lo storico chitarrista e compositore Claudio, i quattro liguri non si sono persi d'animo e hanno pubblicato un disco che senza dubbi è un piccolo capolavoro. Restando ferme le caratteristiche e gli elementi che da sempre li contraddistinguono (velocità, semplicità nei riff e suoni taglienti), hanno arrichhito questo 100% Hell di una certa melodia e di costruzioni particolari che sfociano quasi in sonorità latino-americane. Ovviamente la produzione è pressochè mostruosa.

Per chi ancora non lo sapesse, i Necrodeath sono uno dei primi gruppi Thrash Metal italiani, diventati famosi soprattutto fuori dal Bel Paese grazie ad un demo culto come The Shining Pentagram targato 1985. Innovativi nel loro piccolo, hanno tra i loro fan più scatenati personaggi del calibro di Phil D'Anselmo e hanno aperto la strada ad una generazione di thrasher un pò in tutta Europa. All'inizio degli anni '90 si sono separati per poi riunirsi di nuovo nel 2000 e continuare la loro carriera.

Dopo questa divagazione storica, andiamo ad analizzare l'album. Il tutto parte con un'intro parlata, February 5th, 1984, che principalmente ci ricorda che siamo tutti Forever Slaves, ovvero il titolo della seconda traccia, con cui si incomincia a fare sul serio: Flegias con la sua voce acida, alta velocità e rallentamenti nel ritornello, nel classicissimo quattro quarti, e un riff portante che si stampa subito in testa. Un buon pezzo iniziale che però è leggermente inferiore rispetto al resto del disco. Subito dopo siamo investiti dalla potenza terrificante di War Paint, ovvero un certo suond abbastanza heavy metal e un grandissimo riff che ricorda i Sodom di Agent Orange. Che canzone! Perfetta sotto ogni punto di vista. Una manna per i fan assetati di Thrash Metal. Con Master Of Morphine si toglie un pò il piede dall'acceleratore e qui sta il primo elemento di particolarità, cosa che ci fa apprezzare ancora di più il disco. Infatti si tratta di una specie di mid-tempo con una buona dose di melodia (soprattutto nel riff iniziale acustico).

Di nuovo potenza e velocità con The Wave: qui Peso si scatena con i blast beat e la composizione ricorda molto il penultimo Tone(s) Of Hate. Diciamo quindi che è uno dei pezzi che più si avvicina al modello classico in stile Necrodeath, grazie anche al solito buon lavoro di John al basso. Molta, molta melodia invece in Theoretical And Artificial che si avvicina più ad uno stile hard-rockeggiante, se non fosse per la voce quasi in sream di Flegias. Breve, ma godevole. Ancora una specie di mid-tempo con Identity Crisis nella quale trova persino spazio l'elettronica, altro elemento non molto comune nei precedenti dischi dei Nostri e che rende sempre più particolare 100% Hell. A tratti quasi sembra di sentire un pezzo dei Death SS un pochino più incattivito.

"Beautiful-brutal" World ripropone la miscela di velocità, potenza e parti lente che è marchio di fabbrica del gruppo ligure: forse non eccezionale, ma comunque buona soprattutto per le melodie che Andy riesce a costruire con la sua chitarra. Di nuovo un'intro, Hyperbole, acustica e parlata che ci introduce alla vera e propria punta di diamante dell'album, ovvero la title-track 100% Hell. Adesso, per chiunque l'ascolti è quasi difficile considerarla interamente una song dei Necrodeath per una serie di motivi: la durata di quasi dieci minuti, i tempi strani e in parte scomposti, il suono elettronico ed in parte industrial, i tanti richiami latino-americani. Ma una spiegazione c'è: non tutti forse sanno che Peso fu ai tempi il batterista di quella macchina da guerra chiamata Sadist. E chiunque li conoscesse, ben ricorda la stranezza dei loro dischi. Bene, sembra che qui il batterista abbia voluto quasi omaggiare la sua vecchia band (per altro, ora ritornata sul mercato). Sia ben chiaro, vi è un abisso a livello di sound tra Sadist e Necrodeath, ma la canzone sembra avvicinarli entrambi. Un capolavoro, che si divide in riff acustici e ragionati, e potenza senza compromessi. Degno finale di un disco altrettanto eccezionale.

Che cosa dire ancora quindi? Che è vergognoso che una band di questo calibro non abbia ricevuto la considerazione adeguata. Che album di questo livello ne escono ben pochi in un anno. Che forse è uno dei migliori cinque a livello europeo degli ultimi tempi. Insomma che se non li conoscete è meglio che vi affrettiate a comprarlo e se invece siete dei fan, dovete assolutamente averlo. Fenomenale.

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