Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Southern Brigade
Anno: 
2012
Line-Up: 

Stefano Pomponio  Bass 

Max Marzocca  Drums 

Domenico Mele  Guitars 

Nicola Bavaro  Vocals

Tracklist: 

1. Morgue Feast  04:27   

2. Leechlord  03:29   

3. Quarantine of Leprosy  04:03   

4. Flesh of a Sick Virgin  03:57   

5. The Stake Crawlers  05:06   

6. Undead Awake  04:45   

7. Elmer the Exhumer  04:41   

8. Dead Shall Rise (Terrorizer cover)  02:55

Natron

Grindermeister

I baresi Natron sono una vera a propria istituzione del death metal tecnico italiano. La loro formazione risale al 1992 e da allora di acqua sotto i ponti ne è passata. Cinque album alle spalle ed il sesto che prende il nome di Grindermeister, hanno contribuito a spargere il nome di un gruppo che si nutre di underground. A dire il vero, l’album in questione non è composto da nuove tracce ma da nuove versioni di quelle contenute nell’EP Unpure (1996) e nell’album Hung Drawn and Quartered (1997). Il loro stile di suonare death metal senza compromessi e la loro attitudine di sicuro non sono adatti al mainstream ma a loro questo non importa ed il gruppo continua a sfornare buoni lavori. Altri esempi, nel suolo italico, si hanno con i torinesi Mind Snare, gli Horrid da Varese, i milanesi Nefas o i napoletani Undertakers. Tutte band che seguirono sin dagli esordi un cammino di estremismo sonoro senza voler per forza farsi conoscere ai più, anche se chi è intenditore li riconoscerà subito.

Ad ogni modo, tornando all’analisi del disco, possiamo dire che  Grindermeister si compone di otto canzoni di fumante death metal tecnico per una durata totale di trentatré minuti. Insomma, la durata perfetta per un disco di tale pesantezza che richiama inevitabilmente la scuola statunitense ed in particolare i Suffocation da New York. L’inizio è nella mani di Morgue Feast, la quale esplode dopo un’introduzione lugubre. I tempi sono subito molto diretti, tra veloci sferzate in blast beats ed uptempo selvaggi. Il growl di Nicola è profondo ed i riffs dell’indistruttibile Domenico continuano a fluire ininterrottamente per creare un muro invalicabile di marciume. I down tempo soffocanti alternati alle veloci ripartenze sono a dir poco sorprendenti per il carico di drammaticità che posseggono, anche grazie all’uso sapiente di alcuni arpeggi su tonalità distorta. Il basso di Stefano si lancia in prolungati fraseggi con la chitarra ed il tutto corre veloce anche con la successiva Leechlord, vera e propria mazzata tra capo e collo. Compendio di estremismo e tecnica, la canzone non conosce punti deboli e massacra le orecchie dell’ascoltatore senza badare a fronzoli.

I tempi in continuo cambiamento e i riffs sincopati di Quarantine of Leprosy danno quasi alla testa in una traccia dall’oscurità incredibile e dalla violenza irrefrenabile. Non c’è un attimo di sosta in questo martirio operato da una band al massimo del suo livello tecnico e di maturità, conscia di questo e anche per ciò terribilmente decisa. La sezione in tremolo al centro Flesh of a Sick Virgin racchiude una drammaticità incredibile e si eleva anche per un leggero apporto di atmosfera tra le solite, ottime e violentissime sezioni in blast beats ed i tantissimi cambi di tempo. La tragicità dei roghi eretici rivive in The Stake Crawlers, canzone che per certi aspetti aumenta le strutture in tempi rallentati ma che non dimentica mai il lato estremo. La successiva Undead Awake punta nuovamente sulla velocità d’esecuzione e sull’elevato tasso tecnico per stordirci. L’oppressione di alcuni frangenti di Elmer the Exhumer è qualcosa di stupefacente e ci guida alla fine del disco dove troviamo una cover di tutto rispetto: Dead Shall Rise dei Terrorizer, tratta da quel capolavoro di World Downfall (1989). Questa rivisitazione rispecchia appieno la brutalità dell’originale e ci aggiunge, ovviamente, lo stile dei Natron per un saluto riuscito e molto gradito.

Nonostante si tratti di un album con composizioni passate e rivisitate, Grindermeister colpisce nel segno e lascia sicuramente un’ottima impressione. Sono anni che si parla del valore di questa band e del fatto che sia sempre stata sottovalutata. Bene, forse è arrivato il momento di dar loro il giusto riconoscimento e spargere la voce: i Natron sono tra le cose migliori nel genere che la nostra penisola offre. Non dimentichiamocelo mai.

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