Voto: 
7.6 / 10
Autore: 
Andrea Rubini
Etichetta: 
Lifeforce Records/Andromeda
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Pablo Egido - voce
- Paco Porcel - basso
- Miguel Palazón - chitarra
- Roberto Marco - chitarra
- Jose Diego - batteria


Tracklist: 

1. Siamese
2. Killing My Architect
3. Nothing
4. Like A Butterfly In A Storm
5. Change
6. Labyrinthine Straight Ways
7. Subterranean Airports
8. Phoenix
9. Today Sunshine Ain't The Same
10. The Speech

Nahemah

The Second Philosophy

Il sound dei Nahemah è abbastanza cambiato dagli esordi ad oggi; la band, formatasi circa una decina di anni fà, era fautrice di black metal sinfonico, prima di iniziare lentamente a mutare forma fino allo stato attuale. Gli Iberici di oggi infatti prediligono un connubio tra gothic, alternative e death contornate da soluzioni progressive (che a valso loro l'accostamento agli Opeth, anche se vedremo le loro particolarità). Dopo una demo self-release e un disco nel 2002, Pablo Egido e compagni approdano alla Lifeforce Records e rilasciano il loro secondo studio album, The Second Philosophy.

I brani sono abbastanza estesi, intorno ai sei minuti di media; Siamese ci introduce nel mondo degli spagnoli, fornendoci subito un ottimo esempio delle dinamiche che gli stessi esibiranno nel corso del full-lenght: battute fragmentate, riff prolungati e profondi, intrecci vocalici growl-clean. Traccia più elaborata e dalle singolari soluzioni la seconda Killing My Architect, che a tratti suona come jam session o free-style puro, uno sfogo di idee e di meccanismi da verificare, confermare, ancora in fase di studio, e che invece vengono direttamente registrati, confermando una vena artistica decisamente libera ed intraprendente. Se vogliamo, la resa di tale parte, che si trova esattamente a metà canzone, può essere motivo di scontro, in quanto o piace o non piace, certo non lascia indifferenti. Come non lascia indifferenti l'album in generale, per questa ricerca continua di territori nuovi, di sonorità portate all'estremo, forse esasperate. Per il tipo di approccio possono rievocare i Tool, una delle band più all'avanguardia per ricercatezza e proposta di novità stilistiche. E le esasperazioni continuano brano dopo brano, nota dopo nota, in un vortice incalzante ed incontrollabile, che registra suoni dal mondo reale e ne cattura voci. E come non notare un richiamo ai Katatonia nella quarta Like A Butterfly In A Storm? Il pezzo in questione conferma l'estremismo iberico nella parte conclusiva dello stesso, riproponendo l'esperimento della seconda traccia. Questo risulterà costante all'interno della release; infatti le parti strumentali non lasciano sfogare le chitarre in assoli o combinazioni particolarmente veloci, ma si vanno ad adagiare, quasi fossimo in un contesto doom, proponendo atmosfere ricche di pathos. Se da un lato dunque questo album offre molte sonorità "non-convenzionali" e fa della ricerca la sua arma principale, dall'altra parte non offre quella grinta, quella forma, e quella orecchiabilità che altre band sanno invece confezionare insieme ai loro esprimenti sonori. Questo punto è fondamentale per capire se i Nahemah sono una band che può piacere o meno, perchè sono seriamente impegnativi, e un'ora di album è onestamente faticosa; la loro totale assenza di melodia (o quasi) e questa forzata ricerca al nuovo ed inesplorato implica un notevole lavoro da parte dell'ascoltatore, che difficilmente potra inserire questo cd come sottofondo musicale. Ecco, ad essere sinceri l'unica canzone adattabile come backing-sound è la conclusiva The Speech, che a dispetto del titolo, è una traccia strumentale.

In breve, i Nahemah possono offrire qualcosa di nuovo ed elaborato, in grado di ispirare e sollecitare molto la mente dell'ascoltatore. Tuttavia la sua difficoltà e la non immediatezza dell'album possono velocemente farlo ignorare. Data la possibilità di ascoltarne alcune parti sulla loro pagina MySpace, suggerisco seriamente di farlo, prima di incampare in qualcosa che schiettamente, o si ama o si odia.


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