Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Andrea Rubini
Genere: 
Etichetta: 
Spinefarm/Audioglobe
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Tommy Boy - voce
- Eve - tastiere
- Matthew - chitarra
- Jonas - basso
- Resistor - chitarra
- DJ Locomotive - batteria


Tracklist: 

1. Plastic
2. Cold Reflection
3. W.I.F.
4. Pitch-Black
5. Darkbound
6. Humanimal
7. Misery Assembly Line
8. Downfall
9. Orbit Dance
10. Veil Of Sun
11. Hollowgram

myGRAIN

Orbit Dance

Dopo lo scioglimento dei New Science Band, Tommy, Matthew e Resistor decidono di persistere sulla via intrapresa e a breve formano una nuova band con l'inserimento in line-up del drummer Dj Locomotive (...And Oceans). Il combo di Espoo é molto affiatato e motivato, e nel 2004 autoproduce un Demo (interamente scaricabile nel sito ufficiale della band) di soli tre brani, Gentle Blistering, Dark Season e Getaway Lane. La band dunque si stabilizza nella capitale Helsinki e a distanza di un anno realizza un secondo demo, sempre autoprodotto, contenente anch'esso tre brani. The Red Frame, che vede l'inserimento definitivo in line-up della tastierista Eve, non passa certo inosservato, tanto che la Spinefarm contatta la band e li scrittura per il loro primo vero contratto. A questo punto, Tommy propone anche a Jonas Kuhlberg di entrare a suonare in pianta stabile, visto che era stato lui ad incidere le parti di basso nei due precedenti lavori della band.
Nel 2006 dunque i myGRAIN escono con il loro primo vero album, Orbit Dance, che vede otto tracce nuove oltre alle tre riregistrate Plastic, W.I.F. e Downfall, prese dal precedente The Red Frame.

I Finlandesi suonano un Death melodico molto influenzato dal Metalcore e con svariate tendenze gothemburg, raccogliendo al meglio gli insegnamenti dei modelli dei Soilwork; non a caso Bjorn é uno dei cantanti preferiti del singer Tommy Boy. La band da un impatto frontale ai propri pezzi, ritmiche sostenute da chitarre tenaci con l'aggiunta di accurati elementi di elettronica, che non saturano assolutamente i brani o non prendono ruoli di primo piano, ma sono coronamenti piú che altro atmosferici, decisamente non strutturali.

Nel dettaglio, l'opener é Plastic, brano che come detto, viene riregistrato dopo la prima produzione del 2005. Il brano risulta molto fresco fin dalle prime note, l'impatto ritmico é desamente coinvolgente, le chitarre suonano riff incisivi e molto orecchiabili, e il cantante si cimenta in uno scream che ricorda molto il piú blasonato collega svedese Speed; tale somiglianza di stile riaffiora nella successiva Cold Reflection grazie all'alternanza "clean" alle tonalitá canore piú grezze e aggressive.Il secondo singolo W.I.F. segue immediatamente alla terza posizione; introdotto da leggeri tocchi di tastiera, il brano immediatamente si sviluppa riproponendo le strutture tipiche del myGRAIN sound affiorate dalle due precedenti. Pitch Black é un brano molto piú spesso e atmosferico, chitarre piú decise e anche voce molto piú dura, arrangiamento delle tastiere che rievocano scenari di Matrix, un pezzo molto particolare e molto valido dal punto di vista musicale, arrangiamenti molto particolari e accurati. Se dovessi indicare una canzone che sintetizzi la band e il concetto musicale del loro Orbit Dance indicherei la quinta Darkbound, brano che raccoglie, come detto in precedenza, il dogma di Natural Born Chaos e lo fa proseguire in modo molto coerente: le metriche sono sostenute ed incalzanti, i riff molto decisi e creano strutture coinvolgenti, e la doppia voce scream /melodica a differenziare strofe e chorus.
L'album prosegue con Humanimal, Misery Assembly Line e con la terza canzone di The Red Frame, Downfall; la traccia é decisamente core oriented, tuttavia la matrice gothemburg é molto precisa nelle parti di chitarra durante le strofe, nello specifico ricordano parecchio gli ultimi lavori degli Arch Enemy. Il terzetto che conclude l'album iniza con la title track Orbit Dance, brano ritmicamente veloce che continua la scia delle altre proposte. La canzone con pú elettronica é la penultima Veil Of Sun, che richiama molto Figure Number Five come songwriting e arrangiamenti. A Hollowgram il compito di closer track, senza creare sconvolgimenti o introduzione di particolari elementi o spunti di riflessione.

Il panorama metal ormai vede l'inflazione di band che suonano a metá via tra il gothemburg e il groove, come in questo caso dei myGRAIN, facendo un genere che non tanto a sproposito potrebbe essere sintetizzato come death-core; tuttavia Orbit Dance é un album che scorre molto liscio, assolutamente non impegnativo e di assicurata melodicitá ed orecchiabilitá. Pertanto in un oceano di new act che cercano di riproporre sonoritá ibride degne dei maestri dell' Alternative Metal, quali Soilwork e Fear Factory su tutti, bisogna molto tener conto non tanto dell'originalitá, ma della grinta e della freschezza del sound, qualitá che il combo finlandese ha ampliamente dimostrato con questo debutto.
Un album, e una band, che assolutamente non devono passare inosservati, perché il potenziale é incredibilmente vasto, ed un disco come questo non puó che esserne la conferma.

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