Voto: 
9.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Crime Records
Anno: 
1974
Line-Up: 

- Giancarlo Golzi - batteria, voce

- Alberto Moreno - basso, pianoforte

- Enzo Merogno - chitarra, voce

- Pit Corradi - Mellotron, Hammond

- Stefano Lupo Galifi - voce



Tracklist: 

1. Zarathustra

a) L'Ultimo Uomo (03:57)

b) Il Re di Ieri (03:12)

c) Al di Là del Bene e del Male (04:09)

d) Superuomo (01:22)

e) Il Tempio delle Clessidre (08:02)

2. Degli Uomini (04:01)

3. Della Natura (08:24)

4. Dell'Eterno Ritorno (06:15)

Museo Rosenbach

Zarathustra

I Museo Rosenbach, band italiana nata nella seconda metà degli anni ’60 come progetto cover, dal 1974 con la pubblicazione del disco di debutto Zarathustra, riuscirono a conquistare un posto di eccellenza vicino alle altre grandi formazioni nazionali Progressive Rock, quali Premiata Forneria Marconi, Il Balletto di Bronzo e Banco del Mutuo Soccorso.
Zarathustra è un’opera straordinariamente complessa, che si basa interamente sulla filosofia del “Superuomo” di Friedrik Nietzsche: nel suo scritto chiamato appunto Zarathustra, il pensatore tedesco fa rinascere il personaggio vissuto nel 600 a.C., che al trentesimo anno d’età abbandonò la sua terra d’origine per ritirarsi in meditazione sui monti, dove riuscì concentrarsi sulla materia spirituale in totale solitudine. Il “Superuomo” sia per Nietzsche sia per i Museo Rosenbach non è il violento rappresentante di una razza pura (come fu interpretato da Hitler), ma un saggio che, a contatto con la natura, riesce a comprendere dove si nasconde l’ipocrisia e l’errore nell’animo umano.

Concept album elevato e colto questo dei Museo Rosenbach, che si distingue non solo a livello lirico e testuale, bensì soprattutto per la raffinatezza del tessuto musicale, una compostezza rara da ricercare anche nell’intera corrente Progressiva italiana. Tutte le tracce sono collegate, si incastrano l’una nell’altra e creano un’atmosfera buia, da cui emergono ottime aperture sonore. Sono questi i passaggi migliori da ascoltare poiché coinvolgono nei ritmi estenuanti di batteria, precisi, virtuosi e ricchi di passione.

Il maestoso lavoro si avvia con L’Ultimo Uomo, in cui gli organi lasciano presto spazio agli arpeggi e ad un alone oscuro e riflessivo: la soave voce del cantante Stefano Lupo Galifi si lega perfettamente con i motivi sottostanti e il risultato è sognante e rilassante. Graffianti i temi d’organo coprente che conferiscono alla canzone un’aria solenne. Così si struttura ogni brano, toccante e tenebroso nel sound, ma capace di generare improvvisi momenti di velocità e potenza. Elementi di grande valore artistico sono inseriti in questa fatica discografica, a partire dalle linee melodiche disegnate dalla voce espressiva fino a giungere alle irruenti note dell’Hammond di Pit Corradi.
E mentre Il re di Ieri rimane chiusa in se stessa per la maggior parte della sua durata, Aldilà del bene e del male ha un approccio più diretto e trascinante che fa destare l’ascoltatore immerso nella precedente atmosfera cupa.

Tutti gli spunti iniziali vengono ripresi e variati in pieno stile Il Balletto di Bronzo nelle seguenti Superuomo, scandita dagli organi ritmici e Il Tempio delle Clessidre, affascinante nel costante assolo di chitarra ricco di passione. Degli Uomini, dal misterioso avvio, si sviluppa con giocate vorticose e soluzioni inattese, tra cui la voce che interviene a sprazzi durante la composizione; molto simile è anche Della Natura, che si riallaccia alla tradizione dei Le Orme, sia nei riffs di batteria e organo, sia nel timbro vocale non sommesso ma ben distinguibile. Passaggi oscuri tra il Blues e il Jazz pianistico rompono la monotonia del brano, come anche le scale rapide nell’ultima Dell’Eterno Ritorno, il capitolo conclusivo di questo viaggio psicologico e spirituale chiamato Zarathustra.

Tecnicamente i Museo Rosenbach sono agli stessi livelli delle altre bands italiane che qualche anno prima, tra il 1971 e il 1973 si erano cimentate con la sperimentazione di un sound unico e dotato di particolare raffinatezza. Ma le idee espresse da questa nuova formazione sono meglio congegnate e dimostrano l’abilità compositiva di un gruppo che, dopo l’uscita di Zarathustra, si perse definitivamente, non rilasciando altre pubblicazioni che forse avrebbero emulato la qualità di questo primo debut album.

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