Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Etichetta: 
Mushroom Records
Anno: 
1999
Line-Up: 

- Matthew Bellamy - voce, chitarra, tastiera
- Chris Wolstenholme - basso, cori
- Dominic Howard - batteria, percussioni
 

Tracklist: 

1. Sunburn
2. Muscle Museum
3. Fillip
4. Falling Down
5. Cave
6. Showbiz
7. Unintended
8. Uno
9. Sober
10. Escape
11. Overdue
12. Hate This & I’ll Love You

Muse

Showbiz

I Muse sono capitanati dall’uomo-gruppo Matthew Bellamy che si occupa di chitarre, tastiera e voce. Accanto a lui ci sono a formare una sezione ritmica di classe Chris Wolstenholme (basso) e Dominic Howard (batteria).
Con l’album d’esordio Showbiz gli inglesi si inseriscono fra le realtà del rock alternativo britannico più apprezzate ma anche discusse, soprattutto grazie alla loro energia e melodia, unite ad un pizzico di ambiziose sonorità che hanno portato diversi critici ad accostarli perfino al neo-prog. Sebbene come definizione possa essere esagerata, va riconosciuto che i Muse in ogni caso riescono a ricreare giochi melodici semplici e al tempo stesso su basi complesse a tal punto che qualcosina di eclettico lo hanno.

Il punto di forza dei Muse in quest'album è sicuramente l’orecchiabilità congenita che porta ad essere molto assimilabili anche le canzoni più particolari e intricate. Gran parte di questa orecchiabilità è dovuta innanzitutto alla pulitissima e abilissima voce di Bellamy, che si fa carico di gran parte delle melodie e spesso anche di falsetti notevoli (un po’ ne abusa, ma nulla di grave). Molti l’hanno accostato a Freddie Mercury come potere e bellezza della sua voce, e a volte Bellamy sembra davvero avvicinarsi a lui nelle linee vocali, anche perché i Queen sono in piccole dosi una delle influenze del gruppo. Ma si avvicina anche al Thom Yorke dei primi Radiohead, per l'idea di impiegare questi falsetti che Bellamy espande di molto e rende molto più aggressivi (relativamente), catchy e d'impatto.
Un’altra buona parte di orecchiabilità è dovuta alla chitarra energica e tagliente, qualche volta nei ritornelli vicina ad un muro melodico di sostegno alle vocals, eppure capace di mantenere una carica individuale ed un'immediatezza chitarristica tipicamente britannica. Alle volte per durezza si avvicina a lidi  sporcati della corposità sonora uscita fuori dal periodo post-grunge, ma sempre mantenendo una vena melodica britpop con cui sfogare un repertorio di brani catchy e coinvolgenti.
Un'ulteriore grossa fetta di orecchiabilità è dovuta spesso infine alle tastiere di Bellamy, che rappresentano una delle caratteristiche principali della musica dei Muse, arrivando a giocare un ruolo molto importante nell'economia del disco con le loro melodie irresistibili e i loro intrecci avvolgenti.

L'album viene aperto con Sunburn proprio da un piacevole giro di tastiera, ben presto accompagnata da batteria, voce e basso, in successione; dopodiché nel chorus compare la distortissima chitarra su cui gli acuti perfetti di Bellamy si fanno avanti.
La hit Muscle Museum invece si orienta prevalentemente su di un basso allucinogeno e su di giri di note alte e stranianti. Nell’assolo assistiamo anche ad una prima mostra delle abilità canorie di Bellamy con un falsetto pauroso, che pochi saprebbero intonare.
Fillip è grintosa, veloce ed energica, ma pronta a trasformarsi in un lento malinconico a metà traccia; è solo un’illusione, subito si ritorna a ritmi galoppanti... per il vero lento c’è invece Falling Down, nostalgica ballad d’altri tempi meditata ed evocativa (anche quando sul finire Bellamy quasi emette un urlo).
Cave è un ritorno alle schitarrate impetuose e alla trascinante melodia vocale come colonna portante, insieme a pesanti accordi di pianoforte.
La titletrack Showbiz inizia come un’esecuzione semi-acustica bassa, cupa e dai ritmi quasi tribali, che subito tuttavia si trasforma in una forte rocker, con uno slancio genialmente folle.
Unintented è, oltre che la prima canzone della seconda metà del disco, una ballad di chitarra classica decisamente più placida e sognatrice, in contrapposizione alle distorsioni allucinogene di Uno che funge da primo assaggio del brio di Sober e della sua spazialità.
Escape è un’altra ballad o quasi, alternando calmi arpeggi di chitarra elettrica clean a chorus distorti lenti ed emotivi.
Overdue inizia in modo simile ma dopo pochi secondi sfocia in riff brucianti ed effetti alieni, in soli due minuti e mezzo brevi ma d’effetto.
Si chiude l’album con Hate This & I’ll Love You, che parte con poche note degli strumenti che fanno presumere ad un’altra ballad, mentre sullo sfondo dei grilli notturni registrati cantano alla Luna. Nel chorus ritorna la distorsione lenta ed emotiva che rende la canzone simile ad Escape, ma con in più un sentimentalismo ancora maggiore. Le ultime note cullanti concludono Showbiz con una sensazione di senerità e tranquillità, non lasciando sensazioni di vuoto o di mancanze alla fine delle dodici tracce.

La vérve dei Muse è creativa e dinamica, una musica accattivante partorita da una mente acuta e vivace (ma anche molto ambiziosa) come quella di Matthew Bellamy. Tuttavia in quest’album ad un certo punto sul finire le idee sembrano come riciclarsi leggermente, rendendo l’ascolto leggermente ripetitivo. Showbiz è un esordio buono, potente, deciso, estroso, melodico e con un pizzico di passione per l'effettistica che non guasta mai, ma un po' più limitato del successivo Origin of Simmetry, che mostrerà la definitiva maturazione del gruppo.
 

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