Voto: 
5.7 / 10
Autore: 
Marco Lorenzi
Genere: 
Etichetta: 
Zero Summer
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Alexi Murdoch – voce, chitarra acustica, organo
- Chris Chaney – basso
- Greg Leisz – chitarra
- Zac Rae – tastiera
- Joe Shearer – chitarra, voce
- Jim Keltner, Ramy Antoun – batteria
- Oliver Kraus – violoncello

Tracklist: 

1. All My Days (04:57)
2. Breathe (04:17)
3. Home (05:50)
4. Song For You (04:38)
5. Dream About Flying (04:50)
6. Wait (05:57)
7. Love You More (02:36)
8. Blue Mind (05:43)
9. Shine (07:46)
10. 12 (06:50)
11. Orange Sky (06:11)

Alexi Murdoch

Time without Consequence

Tra le tante proposte musicali giunte negli scaffali dei negozi nel 2006 ormai finito nel dimenticatoio c’è anche questo primo full-lenght firmato Alexi Murdoch. Il giovane songwriter dai natali scozzesi, sbarcato alla Duke University (North Carolina, U.S.A.) a studiare filosofia, quattro anni dopo la fortunata esperienza del suo primo EP autoprodotto (Four Songs) pubblica questo Time Without Consequence con i tutti favori della critica.
Se dovessimo dividere, almeno ipoteticamente, artisti in cerca di fama con melodie immediate ed orecchiabili da artisti che riescono a dipingere quadri affascinanti senza cadere nella banalità, Alexi Murdoch finirebbe senz’altro nella prima schiera.
Time Without Consequence è messo assieme alla buona, senza troppi scrupoli, mancando di considerare che oggi giorno per poter far breccia con un disco semi-acustico in cui la parte principale è recitata dalla chitarra, serve evidentemente qualche cosa in più. Non che a questo ragazzo scozzese manchino gli assi nella manica, sia ben chiaro. Anzi, scopriamo che ben tre pezzi degli undici proposti nel full-lenght sono finiti a fare da sfondo ad alcune tra le più popolari serie tv americane (Dawson’s Creek, The O.C. e Prison Break, tanto per gradire).

Peccato siano soltanto parentesi, accattivanti finchè si vuole, ma che una volta chiuse lasciano un palpabile senso di amarezza per un lavoro che appare approssimativo e senz’altro non entusiasmante. Poche le note degne di una certa attenzione: giusto la traccia d’apertura All My Days, oppure la sognante Song For You, ballata dai toni romantici che riesce (una volta tanto) a coinvolgere l’ascoltatore.
Il resto? Beh, Time Without Consequence si consuma in poco meno di un’ora. E’ decisamente troppo per un disco semi-acustico. Basterà molto meno per scorrerlo tutto ed evitare di addormentarsi, a meno che il cd non sia posto nel lettore con una certa noncuranza e con l’idea di trascorrere il tempo con uno sfondo musicale non troppo impegnativo. Viene voglia di cambiare canzone fino a trovare qualche spunto interessante, purtroppo.

Giusto a metà del cammino, l’altro sussulto lo offre Wait, traccia arraggianta con l’innesto di chitarra elettrica, basso, pianoforte e percussioni. E’ forse il pezzo più impegnato di Murdoch. In questo capitolo emerge il tratto dominante del disco: la produzione è attenta e gioca la propria carta con un risultato dalla duplice conseguenza. La pulizia del suono e degli arrangiamenti è fin troppo minuziosa: se in determinate occasioni riesce a rendere migliore la voce di Murdoch (nulla di trascendentale, altrimenti), in altre corre il rischio di togliere spontaneità alla chitarra acustica, che smette di brillare di luce propria. Componente fondamentale, questa, in un album in cui sono proprio le corde dell’acustica a recitare il ruolo di protagonista.
Per il resto, Time Without Consequence si trascina senza altri scossoni. La piattezza e la monotonia riescono quasi a farci premere anzitempo il pulsante di spegnimento del nostro lettore. E non è cosa da poco, teniamo a precisarlo.

C’è giusto il tempo per Blue Mind, dalle sonorità folk e, nel finale, per i titoli di coda. Scorrono sulle note di Orange Sky, uno degli esperimenti meglio riusciti di Murdoch, che il passaggio ripetuto affiancato alle immagini di The O.C. ha reso celebre.
Non basta, tuttavia, a farci cambiare idea. Rimaniamo delusi nel sentire Time Without Consequence, in cui i pezzi comparsi nel brillante Four Songs EP di quattro anni prima, ripresi ad hoc per l’occasione, evitano il tracollo completo di questo disco d’esordio. Cercare successo e soldi facili non è un buon modo per produrre musica con la M maiuscola. In Murdoch le potenzialità ci sono, ma gettarle al vento per la fretta di avere un posto in prima fila in una qualsiasi delle serie tv che spopolano tra gli adolescenti americani e non, ci sembra un tantino azzardato.

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