Voto: 
7.4 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
ASCAP
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Jeff Sanders - Chitarra
- Elad Fish - Batteria, Percussioni, Tastiera in “The Demon’s Eye”, “Alone In A Crowd”, pianoforte in “Praying Mantis”
- Guy Bar Tor - Basso
- Oren Selas - Tastiera in “Stay Evil” e “Your Time Has Come”
- Claire Fitch - Violino in “Karmic Dogs” e “Calm Before The Storm”
- Vurt - Suoni Ambient in “Praying Mantis”
 

Tracklist: 

1. Stay Evil
2. Demon’s Eye
3. Karmic Dogs
4. Your Time Has Come
5. Calm Before The Storm
6. Alone In A Croud
7. Deploribus Unum
8. Praying Mantis

Mountain Mirrors

Mountain Mirrors

Che meraviglia è il sentir scorrere tra le vene quella musica così soffusa e armoniosa proveniente dagli odori emanati dal legno più fresco e vivo, quello che fa bella la natura e la fa cantare immortalandola in una danza di colori e movimenti. I Mountain Mirrors sono riusciti in tutto questo con una facilità disarmante, catturando suoni e anime in una musica dal contenuto emotivo elevatissimo, uno specchio fatto da piccoli frammenti che brillano squarciando l’ombra con la propria luce fatta di poesia e fragili foglie cadute dagli alberi d’autunno.
Con l’omonimo Mountain Mirrors, la band capitanata dal poliedrico Jeff Sanders, racchiude tutto ciò che è appena stato detto in un semplice insieme di otto canzoni, ognuna con le sue peculiarità, con le sue note scalfite nel legno, con la sua voce solitaria che si propaga dai pendii delle montagne.

Già dalla stupenda opener Stay Evil Jeff riesce da subito a farci immedesimare nella sua musica, fatta di un perfetto intrecciarsi di chitarre acustiche, tastiere e una batteria leggera che fa da perfetta cornice ad una composizione capace anche di spiccare il volo verso sponde ritmicamente più sostenute. Lo stesso vale per la successiva e coinvolgente Demon’s Eye che riporta la mente (ma soprattutto il cuore) alle note del magnifico Damnation Opethiano, grazie ad un riffing intenso e sentito, supportato dalla calibrata voce di un Sanders che, abbinando grazia e malinconia, solleva la sua musica facendola spaziare in campi dipinti nel cielo.
Attraverso parti tipicamente progressive il disco riesce ancora ad evolversi proponendo canzoni più variegate sotto il profilo stilistico ma sempre affascinanti e ricche di poesia, come ad esempio la bellissima Your Time Has Come, in cui voci e strumenti si legano in un insieme melodico da brivido, degno delle migliori parti acustiche di gruppi quali Yes o soprattutto Pink Floyd, a cui Sanders sembra molto legato. Ma in ogni caso i Mountain Mirrors proseguono la loro propria strada con classe ed eleganza, infatuando ogni cosa e lasciando fluire nell’aria i frutti d’una poesia musicale malinconica e profonda, tra stacchi prog e aperture acustiche da infarto, come ci presentano i due capolavori Karmic Dogs e Calm Before The Storm, in cui tutto viene ridotto ad un sottile filo emotivo che recinta il cuore e lo fa suo con suoni controllati e intensi, quasi caleidoscopici per quanto siano attraenti.

E’ infatti semplice perdersi in una musica come questa, calibrata nel mescolare rock acustico, progressive ed una leggera psichedelia che quando giunge può solamente giovare per come i suoni vengano equlibratamente rappresentati attraverso una leggerezza che porta in se gli aloni della poesia della natura, basti ascoltare l’ipnotica Alone In A Crowd, lenta e abbandonata ad un leggero vento, proprio come la successiva Deploribus Unum, molto simile alla precedente ma non per questo meno bella.
Si arriva così alla stupenda Praying Mantis, che mette fine al disco con l’oscurità della sua voce, tra tastiere tipicamente ambient e una chitarra acustica che dalle sue corde emette dolore e soprattutto lacrime (provenienti dagli occhi di Jeff per la grande perdita del padre a cui è dedicata la canzone) che svaniscono nella nebbia delle montagne accompagnate dagli ultimi sussurri della terra.

Mountain Mirrors è quindi un disco meraviglioso e sorpendente, una fontana di emozioni che nessuno mai si sarebbe aspettato di vivere, dato che questa è una musica che va “sentita” e non solo “ascoltata” perché è anche da perle come queste che nasce la luce che fa brillare la musica in tutta la sua bellezza. Perciò non mi resta che consigliare a tutti di provare questo fantastico viaggio tra le montagne e le melodie della natura, un’esperienza che nessuno vorrebbe far finire. Ma spesso anche le cose terminate possono ricominciare…

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