Voto: 
7.8 / 10
Autore: 
Davide Merli
Genere: 
Etichetta: 
Locomotive Records/Frontiers
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Chris Birx - voce
- Andreas Peters - chitarra
- Guido Reuss - chitarra
- Mark Neschen - basso
- Oliver Beck - batteria


Tracklist: 

1. Legion Of Rock
2. Destroyer
3. 10 Feet Under Ground
4. Deathrider
5. Distortion Sleep
6. The Howling
7. The Undertaken
8. Hellmachine
9. Invisible Man
10. Black Fuel Domination
11. Death HammerOverload
12. The Evil

Motorjesus

Deathrider

Debutto discografico per questi cinque ragazzi tedeschi sotto il nome di Motorjesus. Questi però, prima di realizzare il disco in questione, avevano già pubblicato un album con il monicker di Shitheadz, nome poco gradito dalla censura tedesca, sempre molto rigida (basti vedere il trattamento speciale riservato a gente come Cannibal Corpse & co.). In questo esordio i Motorjesus ci propongono un misto ben calibrato tra hard rock, stoner e heavy metal, molto ammiccante verso le sonorità rock stile Hardcore Superstar.

Fin dal primo ascolto il disco si dimostra piacevole e dotato di ottimi suoni che riescono a mettere bene in risalto ogni singolo strumento. Stupisce positivamente la canzone che apre l'opera ovvero Legion Of Rock, dove possiamo trovare un ottimo concentrato di hard rock e heavy metal fresco e ben suonato, molto piacevole da ascoltare. Ottima la voce di Chris Birx che ricorda davvero tanto quella di John Bush sia in versione Anthrax che in versione Armored Saint. Destroyer suona invece più hard rock ‘n’ roll, ma anche in questo pezzo possiamo trovare molte influenze stoner nelle parti rallentate. Come nel brano di apertura si rimane piacevolmente sorpresi dal buon lavoro della band, che suona davvero musica ben composta e piena di energia, insomma fatta con il cuore. In 10 Feet Under Ground le atmosfere si rallentano notevolmente e con loro cala un po’ l’effetto sorpresa che le prime due tracce ci avevano riservato. Nonostante questo abbiamo di fronte un buon pezzo che non eccelle particolarmente ma che comunque si mantiene per tutta la sua durata su buoni livelli. Una canzone che porta il nome di Deathrider non può non spedire la mente dell’ascoltatore a quel famoso pezzo omonimo degli Anthrax, che per certi versi lo ricorda vagamente per la velocità di certe parti e per la freschezza. Il paragone si ferma comunque qui. Deathrider è una canzone dotata di ottimi riff e di una buona ritmica che fanno si che il pezzo scorra molto piacevolmente. La successiva Distortion Sleep è leggermente più macchinosa e tirata della altre senza comunque sdegnare nel contesto dell’album, in quanto è in ogni caso dotata di un buon ritornello e di parti di chitarra molto curate. Molto carina per la sua velocità è la seguente The Howling che torna a suonare davvero bene come i primi pezzi del disco con le sue influenze rock ‘n’ roll ben dosate e costruite nella totalità bel brano. Uno dei pezzi migliori del disco.

Ottima prova dei ragazzi tedeschi nella semi-ballad The Undertaken, una ottima song giocata sull’alternarsi di parti lenti e veloci, nel pieno stile hard rock moderno americano (sicuri che questi Motorjesus siano davvero tedeschi?). La traccia inoltre presenta un ottimo ritornello per nulla scontato che spopolerebbe in America se qualcuno decidesse di portare con un minimo di pubblicità questo disco anche oltreoceano. Hellmachine, posta in questa posizione del disco, dopo già almeno cinque pezzi dal ritmo simile a lei, finisce per sbiadire leggermente in quanto leggermente più piatta e monotona delle altre. Un’ altra chicca vera e propria dell'opera è Invisibile Man, che batte facilmente sotto ogni punto di vista l’omonima canzone degli Helloween tratta dalla loro ultima fatica Keeper Of The Seven Keys – The Legacy. Con questa canzone i Motorjesus ci danno l’ennesima prova di esser capaci di sfornare pezzi davvero molto piacevoli e freschi che scorrono per tutta la loro lunghezza in maniera meravigliosa. Bellissimo il ritornello, altro possibile successo, soprattutto in America. In Black Fuel Domination si sentono fortemente, sia nel cantato che nel pezzo in generale, le influenze del thrash metal americano degli anni novanta, Pantera su tutti: riff molto veloci e pesanti, voce piuttosto cattiva e energica e un ritornello che sembra davvero sfornato dalla mente di Phil Anselmo. Il pezzo più violento del disco e forse pure il più bello tutto sommato. Con la successiva Death Hammer Overload torniamo sugli standard del disco, ovvero un misto di heavy metal, hard rock ‘n’ roll con una giusta dose di melodia dove serve. Ad esser sinceri la conclusiva The Evil lascia leggermente l’amaro in bocca, dal momento che non risulta all’altezza degli altri pezzi di Deathrider e quindi non chiude in maniera propriamente degna ed adatta un ottimo disco. Nonostante questo, non abbiamo di fronte un cattivo pezzo, bensì semplicemente una canzone buona ma che non eccelle in nulla di particolare.

Alla fine dell’ascolto di Deathrider possiamo tranquillamente dire che abbiamo tra le mani un ottimo debutto discografico di questi ragazzi provenienti da Mönchengladbach, che, con la loro miscela esplosiva di hard rock ‘n’ roll, metal, stoner, sono davvero riusciti nell ‘intento di sfornare un album fresco e piacevole, capace persino di avere qualche chance di emergere tra le migliaia di nuove uscite di questo periodo.

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