Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Polygram
Anno: 
1989
Line-Up: 

- Andrew Wood - voce
- Bruce Fairweather - chitarra
- Stone Gossard - chitarra
- Jeff Ament - basso
- Greg Gilmore - batteria

Tracklist: 

1. This Is Shangrila
2. Stardog Champion
3. Holy Roller
4. Bone China
5. Come Bite The Apple
6. Stargazer
7. Heartshine
8. Captain Hi-Top
9. Man Of Golden Words
10. Capricorn Sister
11. Gentle Groove
12. Mr. Danny Boy
13. Crown Of Thorns
14. Lady Godiva Blues

Mother Love Bone

Apple

Già nella metà degli anni ’80 nello stato di Washington, e nella città di Seattle in particolare, esisteva un gran fermento di giovani gruppi che riversavano nella musica il loro malessere esistenziale derivante da una società, come quella del Nord-Ovest degli USA, attraversata da molteplici fattori negativi, come disoccupazione, povertà, ed un elevato uso di eroina. I giovani di quella città si ritrovarono a frequentare gli stessi locali, a vestire alla stessa maniera, spesso trasandata, come nella miglior tradizione Punk, portavano capelli lunghi, jeans strappati, scarpe da ginnastica e le loro inconfondibili camicie di flanella. Seminali furono gruppi come The Melvins e Green River, che partendo da una base Rock creavano un sound infarcito di Hardcore, Punk, Alternative e Garage Rock, dando così vita ad una forma primordiale di ciò che in seguito sarà definito Grunge. Spesso infatti si usa il termine Grunge per indicare un unico ed omogeneo genere musicale, ma forse sarebbe più corretto indicare con tale termine un movimento nato nello stesso periodo e nella stessa zona, che pur affondando le proprie ragioni in un unico contesto culturale, può presentare diverse connotazioni stilistiche e musicali, presentandosi così come un genere ibrido, dove Hardcore, Punk, Heavy Metal, Post/Punk, Alternative, Psychedelic ed Hard Rock confluivano a formare un solo sound, caratterizzato da riff sporchi e distorti, atmosfere cupe, ipnotiche e depresse, testi rabbiosi, deprimenti, ironici, il tutto a voler indicare il moto di ribellione che accompagnò la nascita di tale stile.

Doverosa e necessaria premessa per comprendere la band e l’album di cui stiamo trattando, infatti i Mother Love Bone rappresentano un caso unico ed esemplare nella scena di Seattle di fine anni ’80. Formati nel 1987, dai futuri Pearl Jam Stone Gossard e Jeff Ament, i quali dopo la divisione dei Green River si unirono al cantante dei Malfunkshut Andrew Wood, posero le basi per lo sviluppo del genere, grazie all’album Apple, uscito postumo alla morte del cantante avvenuta nel 1990 a soli 24 anni per overdose d’eroina. Il loro sound è ancora lontano dalla vera essenza del Grunge, infatti i riff sono meno sporchi e le atmosfere più ariose ed in pieno stile Street/Hard, tanto che evidente risulta l’influenza dei Guns N’Roses ed in minima parte dei Cult. L’estroso e carismatico singer era una sorta di leggenda vivente, e non fu difficile per il quintetto ritagliarsi un posto di primaria importanza, almeno entro i proprio confini, nella scena musicale del loro momento, tanto da poter contare sugli Alice In Chains come gruppo di spalla.

L’opening-track This Is Shangrila mostra fin da subito la forte influenza dello Street/Hard losangelino soprattutto nelle linee vocali di Wood che non si discostavano molto dalle interpretazioni canore di Axl Rose, e la stessa canzone segue canoni stilistici non difformi paradossalmente da quel genere che proprio l’ascesa del Grunge avrebbe condotto ad una profonda crisi, come anche le successive Stardog Champion, ben congeniata, melodica e potente con un finale stupendo affidato ad un coro di bambini, e Holy Roller, trascinante ed elettrizzante Street/Hard dove Gossard ed Ament dimostrano la loro elevata tecnica. Bone China invece strizza maggiormente l’occhio al Rock psichedelico, ma sempre caratterizzato da un’interpretazione del singer alla Axl Rose, mentre si torna su coordinate tipicamente Street/Hard con la dinamica Come Bite The Apple, fondamentale qui il lavoro di basso di Ament ed il bel chorus, segue poi la bellissima Stargazer, song melodica e passionale che ci regala ancora un finale da brividi, invece tirate e veloci, in bilico tra Street/Hard e Hardcore/Punk, Heartshine e Captain Hi-Top. Brano di rara bellezza è poi Man Of Golden Words, interamente affidata al piano e all’interpretazione superba del frontman Wood, con una linea melodica suggestiva ed intimista, e proprio dalle parole di questo brano verranno tratti i versi che daranno il nome a Temple Of The Dog, album tributato alla memoria di Andy Wood, voluto ed ideato dal suo amico e compagno di stanza Chris Cornell. Capricorn Sister è un altro trascinante brano Street, e sulla stessa scia si mantengono Gentle Groove e Mr. Danny Boy, pur presentando suoni più sporchi e distorti. Si arriva così alla lunga ed ipnotica Crown Of Thorns, una delle canzoni che più, a mio avviso, ha inciso sulle origini e gli sviluppi del Grunge, contenuta nella colonna sonora interamente Grunge del film Singles, uscito nel 1992 e cult-movie per le generazioni cresciute negli anni ’90, che conteneva tra le altre, State of Love And Trust dei Pearl Jam, Seasons di Chris Cornell, Nearly Lost You degli Screaming Trees, Would degli Alice In Chains, ed infine si chiude col blueseggiare psichedelico di Lady Godiva Blues.

Apple è un album da riscoprire e rivalutare, sia per la sua qualità sia per la sua influenza ed importanza storica, data dalla sua capacità di stazionare a cavallo tra il vecchio ed il nuovo, nel suo conciliare i resti dello Street/Hard ed i primi germogli del Grunge, nel suo rappresentare se non un punto di partenza, almeno un punto di passaggio necessario, obbligato ed imprescindibile per le future generazioni dello stesso filone, perché il Grunge inizialmente passò da qui.

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