Voto: 
8.1 / 10
Autore: 
Paolo Cazzola
Genere: 
Etichetta: 
Twilight Vertrieb
Anno: 
2008
Line-Up: 

Martijn Moes - chitarra
Robin Kok - voce, basso
Sjoerd Visch - batteria
Michiel Dekker - chitarra, voce
Carsten Altena - tastiera, samples


Tracklist: 

1. Deus Ex Machina
2. Wrath of the Baath
3. Kindertodeslied 07:13
4. Master of the Bryansk Forest
5. M.M.F.D.
6. I Spew Thee Out of My Mouth
7. Demigod
8. Den Ensomme Nordens Dronning

Monolith Deathcult, The

Trivmvirate

A volte ritornano. La prima cosa che salta in mente parlando della nuova uscita dei The Monolith Deathcult, formazione death olandese, sulle scene ormai da circa sei anni. La band guidata da Martijn Moes e Robin Kok ha saputo creare nel tempo, pubblicazione dopo pubblicazione, un sound molto particolare e complesso, valorizzando al contempo velocità e sperimentazione.

Giunti ad un certo grado di notorietà nell’ambiente Extreme grazie al già buono The White Crematorium, che aveva mostrato al mondo una band capace di creare un qualcosa di totalmente diverso dai classici canoni Death Metal, i membri dei The Monolith Deathcult decidono di prendersi ben tre anni di tempo per concepire e costruire il suo successore. Dopo tre anni quindi, esce un disco che già nel titolo rimanda al numero perfetto, ovvero Trivmvirate.

L’album in questione è molto diverso dal precedente The White Crematorium, obiettivamente un bel passo avanti. Le sperimentazioni già intuibili a naso ora diventano marcatissime: quegli echi industrial ora diventano parte integrante di un suono che è difficilmente etichettabile, che cerca di andare oltre la ridondanza del genere a cui appartiene (e ci riesce). Ma analizziamo il disco traccia per traccia.

Deus Ex Machina si apre con dei toni pacatamente industrial, per poi sbatterci in faccia una struttura Death Metal delle più granitiche e pesanti nell’incedere. Gli inserti tastieristici e corali rendono tutta questa potenza molto più epica, regalando a tutto il sound targato The Monolith Deathcult un approccio più vario e interessante. Il continuo alternarsi tra elettronica e sezioni ritmiche più serrate rende il pezzo in questione (ma in verità tutto il disco) molto meno assimilabile, soprattutto nei primi ascolti, ma estremamente ispirato e sperimentale se portato alla lunga. Altra componente fondamentale di questo Trivmvirate è quella arcana, resa perfettamente da Wrath Of The Baath, traccia potentissima e veloce, ma resa particolarmente alternativa da alcune soluzioni melodico/elettroniche degne di nota. Si passa quindi ad una canzone incentrata sulla Germania nazista, ovvero Kindertodeslied. Interamente cantata in tedesco, la canzone riporta a galla tutta la passione per la storia, soprattutto quella riguardante il secolo appena trascorso, che imperversa da anni nella proposta musicale dei The Monolith Deathcult, non intenti a fare politica ma soltanto a documentare e a creare atmosfere passate. Temi presenti anche nella potentissima Master of the Bryansk Forest, incentrata sulla storia della città russa di Bryansk appunto, e delle dominazioni subite (sovietiche prima e naziste dopo) durante la seconda guerra mondiale.

Si passa quindi alla strumentale M.M.F.D., monumentale  e quasi pachidermica nell’incedere, arrivando poi a I Spew Thee Out of My Mouth, probabilmente la canzone più propriamente “death” del lotto, caratterizzata da un grande impatto sonoro, una buona dose di velocità farcita con degli intermezzi e interventi di tastiera e campionatori che abbiamo già avuto modo di assaggiare nei precedenti brani. Ci ritroviamo invece catapultati nel conflitto greco-persiano del V secolo A.C. con Demigod, epica, tribale e violenta allo stesso tempo, con un finale che trasuda epicità da ogni poro. L’ultimo tassello di questo viaggio nella storia è costituito da Den Ensomme Nordens Dronning, traccia più lunga in termini di minutaggio di questo Trivmvirate, e per certi versi la più particolare. Il connubio tra growl, scream e voce pulita, arricchito da cadenze e suoni arcani e maestosi non sminuisce nemmeno per un istante il quantitativo di pesantezza e violenza sprigionato dalle trame di chitarra e batteria, sviluppando la canzone in maniera interessantissima, toccando lidi anche molto distanti dai canoni death metal tradizionale.

In definitiva, un lavoro come Trivmvirate non può passare in sordina nel calderone di nuove uscite Extreme dell’anno, anzi. Si tratta di un lavoro maturo, che ci mostra una band capace di creare un qualcosa di diverso, di rinnovarsi man mano che il tempo passa, o forse più semplicemente, una band capace di guardare avanti. Un gran bel disco quindi, per un gruppo chiaramente in ascesa. Almeno un ascolto è obbligatorio.

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