Voto: 
6.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
4AD
Anno: 
1984
Line-Up: 

- Robbie Grey - voce
- Gary McDowell - chitarra, voce
- Michael Conroy - basso
- Richard Brown - batteria
- Stephen Walker - tastiera

Tracklist: 

1. Rainbow End (03:06)
2. Machines (05:39)
3. Spinning Me Round (04:50)
4. Ricochet Days (05:12)
5. Hands Across The Sea (04:53)
6. Blue Waves (04:00)
7. Heart (06:58)
8. Chapter 12 (03:57)

Modern English

Ricochet Days

Dopo aver toccato il vertice della propria creatività compositiva nel 1982 con il piccolo gioiello After The Snow, i Modern English lasciano la terra britannica per giungere sul mercato americano. La registrazione del terzo capitolo di studio, Ricochet Days, viene effettuata nel 1984 a New York e segna l’ultimo collegamento della band con il feeling inglese che aveva permeato i lavori più memorabili di matrice Post-Punk.
Ricochet Days rappresenta anche l’episodio conclusivo della collaborazione tra Modern English e la celebre etichetta 4AD, madre del filone Wave inglese: dopo la parentesi apparentemente Post-Punk di Ricochet Days, i Modern English affronteranno infatti il percorso stilistico inverso, proiettandosi nel substrato musicale d’oltreoceano e rompendo con le proprie origini.

Rainbow End costituisce l’opener di Ricochet Days, con il suo incedere tradizionalmente Post-Punk e con le aperture che avevano già contraddistinto i brani più distesi di After The Snow. Ciò che traspare dall’album è però un’atmosfera già plasmata in modo più consapevole nei precedenti lavori discografici, a tal punto da far apparire i Modern English come un gruppo acerbo e povero di idee interessanti.
Prosegue su questa scia anche la successiva Machines, colorata di tinte New Wave non dissimili dal tessuto timbrico dei Duran Duran o dei Wall Of Voodoo.
Le canzoni in cui si articola Ricochet Days soffrono di una lentezza intrinseca che non consente all’album di emergere con la nitidezza di After The Snow: Blue Waves appare quasi come un tributo a I Melt With You dai temi meno catchy, mentre Heart si evolve come un monologo più teatrale e drammatico, in cui archi e ritmiche di basso si alternano il ruolo principale delle sezioni strumentali.
La massima attenzione deve però essere riservata a Hands Across The Sea e Chapter 12, singoli trascinatori del platter, che ritraggono l’anima più Pop di Ricochet Days ma non permettono comunque di risollevare l’opera da un’imprevista caduta libera: l’eccessiva monotonia ritmica, l’assenza degli sprazzi soffocanti tipici del primordiale sound Modern English e le profonde influenze della scuola Synth Pop sanciscono il declino di una delle formazioni cardine della 4AD.

Sebbene Ricochet Days possa essere considerato come una pubblicazione trascurabile nel folto panorama Wave degli Ottanta, il successo conseguito dai Modern English in seguito alla sua uscita fu notevole: non solo i singoli Hands Across The Sea e Chapter 12 entrarono nelle classifiche inglese e americana, ma addirittura l’intera opera conquistò la quinta posizione della chart britannica. Più deludente invece fu il responso del pubblico americano, ancora poco consono alla logica del Post-Punk d’oltremanica.
Ricochet Days rimane quindi un full-length abbastanza incompleto a livello di forma e deludente a livello di contenuti, perché la tensione verso un fiorente mercato estero spesso coincide con la perdita dell’integrità e del rigore che caratterizzano le realtà più promettenti.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente