Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
4AD
Anno: 
1982
Line-Up: 

- Robbie Grey - voce
- Gary McDowell - chitarra, voce
- Michael Conroy - basso
- Richard Brown - batteria
- Stephen Walker - tastiera

Tracklist: 

1. Someone's Calling
2. Life in the Gladhouse
3. Face of Wood
4. Dawn Chorus
5. I Melt with You
6. After the Snow
7. Carry Me Down
8. Tables Turning

Modern English

After the Snow

Il 1982 può essere considerato un anno di svolta per la scena Post Punk britannica, perché segnò l’ascesa o l’inesorabile declino per le bands che si erano profondamente impegnate a proseguire individualmente il percorso tracciato dalla prima ondata del Punk londinese: se realtà come i Cure trovarono la gloriosa conferma con un capolavoro della Dark-Wave come Pornography, altre formazioni come i Siouxsie And The Banshees non riuscirono più a garantire la stessa qualità compositiva delle origini. Una sorte più ambigua toccò ai Modern English, fortemente influenzati nel tetro debutto Mesh & Lace dalla dimensione malata e claustrofobica degli ormai defunti Joy Division: il successo commerciale trasportò il secondo capitolo discografico, After The Snow, verso risultati insperati ed inediti per una band del panorama Post Punk inglese, perché il singolo I Melt With You fu trasmesso costantemente su MTV per tutto il 1982 e si classificò nelle migliori posizioni delle charts internazionali.

Il fortunato destino di After The Snow può spiegarsi nell’addolcimento dei toni da parte dei Modern English, non più desiderosi di insistere sulle atmosfere soffocanti e post-nucleari dell’esordio, ma volti ad una sfera sonora completamente nuova. La matrice Post Punk permea l’intero disco, ma in più sezioni si percepisce un’aura più alternativa e contemporanea, che corre parallelamente a certe composizioni degli Echo & The Bunnymen o dei nascenti capisaldi della New Wave: basta accostarsi a tracce come Face Of Wood o Carry Me Down per comprendere quale influenza esse abbiano potuto esercitare sulle successive sperimentazioni alternative, con le loro ritmiche dinamiche o le loro aperture melodiche oniriche ed eleganti.
L’acidità di canzoni del primo disco come l’immortale Sixteen Days viene del tutto abbandonata e lascia spazio a strutture dalle gradevoli sonorità, mai scomposte e banali: la voce di Robbie Grey non rappresenta il veicolo principale delle emozioni, perché i Modern English sono dei maestri nell’ambito strumentale, come dimostrano gli splendidi fraseggi di Someone’s Calling o gli esperimenti distorti di Life In The Gladhouse.
Soffermandosi invece sulla traccia più significativa, I Melt With You, non si può dire che essa sia più valida ed efficace delle altre sette che danno vita ad After The Snow: pur essendo l’unica che concettualmente si riallaccia al debutto Mesh & Lace, è anche quella che più se ne distacca dal punto di vista della ricerca sonora, con la sua freschezza e delicatezza. In un periodo di estremi cambiamenti per la Wave britannica, i Modern English riuscirono a preannunciare quella sensibilità Pop che fu in seguito ripresa da parecchi esponenti del genere, Cure su tutti.

Nella brillantezza del ritornello di I Melt With You si riassume tutta la sostanza di un genere destinato a morire in pochi anni: la New Wave sarebbe di lì a poco emersa con i grandi nomi che avrebbero monopolizzato il mercato internazionale, come Simple Minds, Spandau Ballet, Duran Duran ed Eurythmics, provenienti tutti da esperienze musicali diverse.
In definitiva l’apporto di un album come After The Snow è stato fondamentale per la storia del Post Punk, sebbene i Modern English siano sempre stati considerati tra gli artisti minori del genere: tuttavia, esso aprì le porte al terzo capitolo discografico, che proseguì quella naturale evoluzione dello stile dei Modern English verso lidi ancora diversi, a testimonianza della elevata versatilità stilistica di una band costituita da veri professionisti del suono.

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