Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Paolo Cazzola
Genere: 
Etichetta: 
Mescal
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Arcangelo "Kaba" Cavazzuti - chitarra, mandolino, percussioni
- Franco D'Aniello - whistle, flauto, glockenspiel
- Massimo "Ice" Ghiacci - basso, chitarra
- Luca "Gaby" Giacometti - batteria, banjo, bouzouki
- Francesco "Fry" Moneti - chitarra, mandolino
- Davide "Dudu" Morandi - voce
- Elisabetta "Betty" Vezzani - voce
- Roberto "Robby" Zeno - batteria, djambè


Tracklist: 

1. Prologo
2. Quel Giorno A Primavera
3. La Musica Del Tempo
4. Tota La Sira
5. Oltre La Guerra E La Paura
6. Le Strade Di Crawford
7. Western Union
8. Mia Dolce Rivoluzionaria
9. Il Paese Delle Meraviglie
10. Intermezzo
11. I Prati Di Bismantova
12. Mala Sirena
13. Mama Africa
14. Risamargo
15. La Stagioun Di Delinqueint
16. Il Treno Dei Folli
17. Come Nuvole Lontane
18. Stranger In Birkenau
19. Epilogo

Modena City Ramblers

Dopo Il Lungo Inverno

Non si può negare che i Modena City Ramblers siano uno dei gruppi non solo più famosi, ma anche più amati d’Italia, osannati sia nella penisola che nel resto del mondo. E’ passato più di un anno dall’ultima raccolta della band, ovvero Appunti Partigiani, e ben due dall’ultimo disco in studio, ¡Viva La Vida, Muera La Muerte!, e in questo periodo è successo veramente di tutto.

L’avvenimento più rilevante è sicuramente la separazione avvenuta tra i Modena City Ramblers appunto, e il loro cantante solista Stefano “Cisco” Bellotti. Dopo una botta del genere, sarebbe stato più che legittimo attendersi dalla band un rimpiazzo adeguato. Rimpiazzo che arriva poco tempo più tardi, con l’innesto alla voce di Davide “Dudu” Morandi (quasi sconosciuto, ma grande amico della band fin dai tempi di Riportando Tutto A Casa) e di Elisabetta "Betty" Vezzani (prima donna in pianta stabile nei Ramblers). Dopo un isolamento di ben dieci mesi il gruppo modenese è pronto a incidere il prossimo disco.

Nel novembre 2006 infatti la band torna sul mercato discografico con Dopo Il Lungo Inverno. L’uscita del disco fu attesa dai fan in maniera diversa: c’è chi dopo l’abbandono di Cisco non si aspettava granchè dalla band e chi invece auspicava un mezzo capolavoro. Dopo Il Lungo Inverno esce con una quadrupla copertina, in quanto il disco può essere acquistato con la copertina verde, rossa, gialla, o azzurra. L’album, già dal titolo intende aprire un nuovo corso per i MCR, una nuova stagione per il complesso emiliano, e si presenta come il più studiato e il più ponderato di tutta la discografia della band.

Dopo il poetico e acustico Prologo eccoci totalmente immersi nel vortice folk di Quel Giorno A Primavera, brano vivacissimo e facilmente inquadrabile nella proposta del gruppo già dal primo ascolto. Già da subito si fa notare la graffiante luce di Dudu, sicuramente più “aggressiva” e spigolosa rispetto a quella del predecessore Cisco. La particolarità della voce di quest’ultimo lascia il posto ad un registro canoro totalmente diverso, sicuramente più vario ma comunque diverso. Ma senza lasciarci il tempo di abituarci a tutto ciò, si cambia subito registro con la seguente La Musica Del Tempo, nella quale esordisce come voce solista anche Betty, creando insieme alla sua controparte maschile una ballata soffice e di facile presa. Pregievole anche il supporto del sax nella stesura del brano. Si riaccendono subito i toni allegri e tipicamente folk in Tota La Sira, conditi però con una palese banalità e asciuttezza delle composizioni.
Da lì a poi il disco alza decisamente il tono. Dapprima ci troviamo davanti a Oltre La Guerra E La Paura, dai toni arabeggianti e dal testo denso di significati, e successivamente a Le Strade Di Crawford, manifesto del pacifismo e del rifiuto della guerra da parte della band. Si prosegue con Western Union, cantata dalla sola Betty. Si tratta di un brano non particolarmente esaltante che, tolto l’ispirato ritornello, risulta pressochè anonimo. I toni si ri-infiammano subito con la bellissima Mia Dolce Rivoluzionaria, in pieno stile “combat-folk”, per poi riaffievolirsi con Il Paese Delle Meraviglie, indubbiamente il miglior brano dell’album tutto. Il brano, debitore di pesantissime sonorità reggae coinvolge in egual misura ogni componente dei Modena City Ramblers (tranne la cantante Betty, non presente nel pezzo) e inoltre include una parte della strofa cantata in stile ragga.
Superato l’Intermezzo ci troviamo di fronte a due canzoni veramente ben fatte, ovvero I Prati Di Bismantova, dai sapori irlandesi e interpretata alla perfezione da Betty, e Mala Sirena, una tra le migliori dell’intero disco. Tutto l’album, come si è potuto evincere, ha il pregio dell’estrema varietà con la quale i Modena City Ramblers confezionano le singole canzoni, anche aiutati dalla doppia voce maschile/femminile molto ben riuscita.
Mama Africa invece risulta essere poco riuscita e ispirata, non riuscendo a coinvolgere l’ascoltatore più di quel quanto. I Modena riescono a dimostrare successivamente, con due canzoni il forte contrasto tra l’internazionalismo portato avanti e le fortissime influenze locali con Risamargo, interamente in spagnolo, e La Stagioun Di Delinqueint, canzone in dialetto modenese d’ordinanza sulla falsariga di Tant Par Tacher dell’esordio Riportando Tutto A Casa.
Ritorna l’irreunto combat-folk della band con Il Treno Dei Folli, coinvolgentissima e accativante, mentre Come Le Nuvole Lontane è una ballata soffice e delicata, cantata dalla sola Betty. L’ultimo capitolo di questo lungo, lunghissimo disco è Stranger In Birkenau, una dichiarazione di intenti con la quale la band apre il nuovo corso musicale, prima di chiudere il disco con l'Epilogo.

Il nuovo disco dei Modena City Ramblers, alla luce di tutte queste osservazioni, appare molto enigmatico e nella sua totalità di non facile comprensione già dal primo ascolto. Le chiavi di lettura sono molteplici: i nostaglici di Cisco sicuramente etichetteranno il disco come un uscita mediocre e molto poco ispirata. Tuttavia l’innesto dei due “sostituti” non ha portato ad un abbassamento così drastico della composizione, anzi, il risultato è un disco particolarissimo seppur con alti e bassi. I brani sono relativamente più diretti che in passato, e a loro modo anche meno articolati, senza però influenzare la validità di questo Dopo Un Lungo Inverno. Nella convinzione che questo album non debba essere scartato a priori, o quasi, speriamo che il nuovo, primaverile corso dei Modena City Ramblers dia i suoi frutti.

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