Voto: 
6.9 / 10
Autore: 
Lorenzo Iotti
Genere: 
Etichetta: 
SPV Records/Audioglobe
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Klaus Dirks - voce
- Sven Lüdkes - chitarra
- Matthias Mineur - chitarra
- Sascha Onnen - tastiere
- Markus Brinkmann - basso
- Arved Mannot - batteria

Tracklist: 

:
1. Prologue
2. Unholy War
3. Ashes To Ashes
4. Fuel To The Fire
5. Veil Of Death
6. The Last Farewell
7. Day And A Lifetime
8. River Of Pain
9. Ain’t The One
10. New Horizon
11. With Sparrows
12. Better Morning

Mob Rules

Ethnolution A.D.

Una copertina a dir poco pacchiana introduce Ethnolution A.D., ultima fatica della Power Metal band tedesca Mob Rules, reduce da un cambio di line up a seguito dell’abbandono da parte del bassista Thorsen Plorin e del chitarrista Oliver Fuhlhage. Forte del successo del precedente Among The Gods, dove aveva affrontato problemi di attualità come il degrado ambientale e il ruolo ambiguo della Chiesa, il gruppo torna a trattare di un problema molto spinoso: la convivenza tra culture diverse. È proprio questo infatti il tema principale della lunghissima title track, in realtà l’unione di sei canzoni differenti dove si spazia dal crollo del muro di Berlino al Ku Klux Klan per arrivare al fanatismo religioso. Nonostante questa lunga composizione, della durata di più di 25 minuti, potrebbe far pensare ad un’opera progressiva, le singole parti presentano una struttura molto semplice; i Mob Rules propongono infatti un Power Metal melodico e non ultra-veloce di chiaro stampo europeo, con cori potenti e una sezione ritmica più originale della classica doppia cassa fissa.

Dopo un breve prologo dall’atmosfera cupa, Ethnolution A.D. inizia con Unholy War, un discreto pezzo molto melodico e cadenzato; buono l’utilizzo delle tastiere in sottofondo, che aggiungono a tutto l’album un’atmosfera sinfonica. Migliori la seguente Ashes To Ashes, grazie ad un cantato molto ispirato ed un ottimo assolo, e la più veloce Fuel To The Fire, coinvolgente ma a tratti ripetitiva. L’intermezzo chitarristico Veil Of Death, costituito da un assolo molto riuscito ed emozionante, introduce l’episodio finale The Last Farewell, che racconta la missione suicida di un gruppo di militanti religiosi, predicendo il conflitto tra Israele e Hezbollah scoppiato poco dopo la registrazione dell’album. Con le sue atmosfere cupe ed un ritornello molto trascinante, The Last Farewell si rivela l’episodio migliore dell’intero platter.

Il disco prosegue su toni meno convincenti con Day And A Lifetime, mediocre e monotona canzone Power in stile Sonata Arctica, la veloce River Of Pain, caratterizzata da fraseggi chitarristici dal gusto barocco, e l’orientaleggiante Ain’t the One. Nulla di nuovo con la successiva New Horizon: anche qui cori, assolo lungo, elaborato ed ancora cori. Dunque, la varietà che si era riscontrata nella prima parte si perde nella seconda metà, contenente brani scontati, simili tra loro nella struttura e caratterizzati da cori noiosi e ripetitivi. Leggermente migliore risulta la successiva With Sparrows, grazie ad un buon connubio tra pianoforte, tastiera e chitarra. Buona anche la conclusiva Better Morning, sinfonica ed oscura, scritta in collaborazione con Chris Wolff, ex componente dei connazionali Rage.

In conclusione, Ethnolution A.D. si configura come un lavoro mediocre, maturo per quanto riguarda gli argomenti trattati ma spesso musicalmente scontato e ripetitivo, che nulla aggiunge e nulla toglie alla scena Power europea.

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