Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
Matador Records/Goodfellas
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Roger Miller - chitarra e voce
- Clint Conley - basso e voce
- Peter Prescott - batteria e voce
- Robert Weston - elettronica e manipolazioni

Tracklist: 

1. 2wice (03:36)
2. Spider's Web (03:25)
3. Donna Sumeria (05:37)
4. Let Yourself Go (03:31)
5. 1001 Pleasant Dreams (03:49)
6. Good, Not Great (02:07)
7. 13 (4:16)
8. Man In Decline (03:22)
9. Careening With Conviction (03:48)
10. Birthday (03:10)
11. The Mute Speaks Out (03:23)
12. Is This Where? (03:35)
13. Period (03:27)
14. Nancy Reagan's Head (04:35)

Mission of Burma

The Obliterati

A distanza di due anni dal precedente ONoffON tornano i Mission of Burma, uno dei gruppi meno prolifici dal punto di vista discografico della storia. Il gruppo nacque a Boston addirittura nel 1978 e viene ricordato tutt’oggi per la voglia di sperimentare nuovi suoni e per l’assoluto desiderio di mescolare generi diversi. Molto importante era l’approccio live della band, caratterizzato da una geniale nonché violenta schizofrenia, come conferma chi a suo tempo ebbe la fortuna di vederli on stage. Dopo alcuni demo ed EP i Mission of Burma diedero finalmente alle stampe il primo full lenght, Vs., un disco passato alla storia come uno dei più rappresentativi di sempre in ambito Post Punk. Poi, a causa di un problema d’udito che colpì il chitarrista e cantante Roger Miller, la band si sciolse, per poi riformarsi nel 2001. Il nuovo lavoro dei Mission of Burma si intitola The Obliterati ed ha già ricevuto critiche ampiamente positive da parte della stampa specializzata di mezzo mondo.

Il sound di questo nuovo capitolo discografico targato Mission of Burma non è di facile assimilazione, tutt’altro. Le chitarre sono insistenti, così come la sezione ritmica, mentre il cantato si lega alla migliore tradizione Noise dei Sonic Youth. Sono presenti tuttavia anche elementi Hardcore, altri prettamente Post Punk ed una buona dose di genuina creatività, fattore che rende l’album veramente interessante agli occhi dei cultori del genere. Sì, perché difficilmente un semplice ascoltatore senza alcun background di questo tipo potrà apprezzare The Obliterati. Risulta persino faticoso spendere qualche parola in merito all’opera qui recensita, pare impossibile ridurre ad una banale descrizione una musica così all’avanguardia ed al tempo stesso personale. Non mancano comunque pezzi perlomeno orecchiabili, come ad esempio gli ottimi 2wice, soprattutto durante il ritornello, Man in Decline e 1001 Pleasent Dreams.

Un fatto curioso da notare è come i gruppi a cui rimanda The Obliterati, Fugazi e Hüsker Dü in primis, furono a loro volta influenzati dai primi lavori dei Mission of Burma. Come spesso capita infatti, sono i giovani a raccogliere l’eredità dei maestri incompresi, portando alla notorietà un sound inizialmente trascurato perché troppo avanti con i tempi. Non è un caso d’altronde se i dischi più rivoluzionari del Rock vengono rivalutati con il passare degli anni dai veri intenditori, i quali poi attribuiscono giustamente agli album in questione sempre nuovi meriti e virtù. In ogni caso, il principale difetto di The Obliterati rimane l’eccessivo bisogno di ricerca sonora, una necessità che talvolta relega il buon gusto in secondo piano, condizionando chiaramente il prodotto finale. Si tratta però di circostanze piuttosto esigue e, su un totale di quattordici tracce, tutto sommato accettabili.

The Obliterati segna una nuova tappa nella fenomenale, seppur povera, carriera dei Mission of Burma, un complesso sfortunatissimo se si pensa alla qualità dei soli tre full lenght pubblicati finora. L'album non raggiunge certo i livelli di Vs., ma supera di gran lunga il precedente ONoffON, offrendo soluzioni ancor meno ricorrenti al giorno d’oggi.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente