Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Suicide Squeeze/Audioglobe
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Dave Knudson - chitarra
- Cory Murchy - basso
- Alex Rose - synth,elettronica
- Jake Snider - voce, chitarra
- Erin Tate - batteria

Tracklist: 

1. Burying Luck
2. Ice Monster
3. Knights
4. White Mystery
5. Dr. L'Ling
6. Part 2
7. Throwin' Shapes
8. When We Escape
9. Double Vision Quest
10. Lotus

Minus The Bear

Planet Of Ice

Terzo capitolo discografico per gli americani Minus The Bear, attivi dal 2001 nel panorama Indie di Seattle e capaci di assicurarsi un ottimo seguito tra il pubblico e la critica; dopo aver realizzato due album e svariati ep a cavallo tra Indie e Post-Rock elettronico in stile Pele, il quintetto ritorna con Planet Of Ice, che sembra proseguire sulla scia dei precedenti, dimostrando però una maturità inedita e una omogeneità di sound decisamente efficace. L'album è stato prodotto dall'ex tastierista Matt Bayles (il suo abbandono è dovuto al suo desiderio di concentrarsi sulla carriera personale), che ha garantito una registrazione e un mixaggio professionali, in cui tutti gli strumenti si distinguono con chiarezza e in cui le voci si intrecciano alla perfezione. Sono questi infatti i punti di forza dei Minus The Bear, perché le sezioni strumentali si sono arricchite con motivi di stampo Progressive e le voci conservano una grande varietà.

Burying Luck
e Ice Monster aprono Planet Of Ice con i loro riff melodici e cadenzati, nonché con le aperture distensive delle chitarre clean: l'atmosfera che si respira è piacevole perché la batteria scandisce dei patterns elaborati e la tastiera interviene a condire con i suoi aloni avvolgenti. Una delle canzoni più efficaci del platter è senza dubbio Knights, meditativa e soffusa nel suo incedere delicato e progressivo; abbandonate le reminescenze Post-Rock, la band preferisce esibirsi in chiari fraseggi debitori del Progressive, pur mantenendo una freschezza Indie sempre percepibile.
Dr L'Ling ha un gusto decisamente più alternativo, avvicinandosi alle composizioni dei britannici Oceansize su Everyone Into Position, mentre Throwin' Shapes assume un aspetto quasi fin troppo spensierato, che poco ha in comune con il resto del full-lenght.
I sintetizzatori comunque rimangono costantemente in primo piano, descrivendo l'architettura sottostante di When We Escape, altra traccia legata all'Alternative nei suoi intrecci distorti in stile Amplifier; chiude poi la lunga Lotus, che non disdegna l'influsso tipico dei Porcupine Tree nella sua aura psichedelico-progressiva di sottofondo.

Pertanto bisogna ritenersi soddisfatti di questo terzo lavoro dei particolari e troppo poco conosciuti Minus The Bear, perché la band dà prova di sapersi destreggiare egregiamente su un nuovo tipo di sound, ricco di tanti elementi originari da tradizioni differenti, ma capace di far trascorrere quasi cinquanta minuti di musica gradevole e ricercata. Pur non rappresentando comunque un capolavoro del suo genere, Planet On Ice è consigliato sia a chi ha seguito in passato i Minus The Bear, perché non resterà deluso, sia a chi ama in generale una musica distensiva e non necessariamente incisiva.


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