Voto: 
9.0 / 10
Autore: 
Lorenzo Iotti
Genere: 
Etichetta: 
Elektra
Anno: 
1984
Line-Up: 

- James Hetfield – chitarra ritmica e voce
- Kirk Hammett – chitarra solista
- Cliff Burton – basso
- Lars Ulrich – batteria

Tracklist: 


1. Fight Fire With Fire
2. Ride The Lightning
3. For Whom The Bell Tolls
4. Fade To Black
5. Trapped Under Ice
6. Escape
7. Creeping Death
8. The Call Of Ktulu

Metallica

Ride the Lightning

Qual è il miglior album dei Metallica? Se fate questa domanda a un certo numero di persone che li ascolta, la maggior parte vi risponderà sicuramente Master Of Puppets; in effetti questo è l’album nel quale la band californiana ha coniato il suo vero e proprio marchio di fabbrica (che non ha poi esitato a distruggere negli anni ’90, ma questa è un’altra storia...), oltre al fatto che esso è uscito in circostanze a dir poco propizie, in un 1986 considerato come l’anno d’oro del thrash. D’altro canto però, Master Of Puppets è l’evoluzione e l’erede di un disco spesso un poco sottovalutato, un Ride The Lightning che rappresenta a tutti gli effetti l’album più oscuro, pessimista, intimista e pesante della carriera dei four horsemen.
E’ il 1984, e a soli tre anni dalla formazione i Metallica si trovano ad essere, grazie al successo e all’incredibile innovazione dell’esordio Kill’em All, i più conosciuti rappresentanti della scena thrash che si andava formando nella Bay Area californiana; la band non perde tempo e, ottenuto il contratto con la Elektra, si rimette al lavoro; la furia cieca e nichilista degli esordi si è però già in parte dissipata, a favore di una devastazione sonora ragionata, incentrato sulle atmosfere e su tematiche più profonde.

L’impressione che si ha ascoltando Ride The Lightning è infatti che la band sia riuscita a controllare la rabbia grezza del disco di esordio, ingabbiandola in una struttura perfettamente architettata, che colpisce in pieno volto con un’ondata negativa e pessimista che la band non riuscirà mai più a ricostruire, proprio perchè sentita e proveniente dall’intimo della band; d’altro canto, però, cominciano a farsi strada i virtuosismi raffinati e melodici di Kirk Hammett, che nei dischi successivi diventeranno sempre più importanti. Il tutto è poi impreziosito da quella che è forse la miglior produzione che i Metallica abbiano mai avuto, merito di un Flemming Rasmussen che, pur ponendo in secondo piano l’ineccepibile lavoro di basso di Cliff Burton, rende le chitarre potenti e graffianti al punto giusto, concorrendo perfettamente all’atmosfera oscura del disco.

Si parte con una vera e propria mazzata: Fight Fire With Fire è uno dei brani più violenti che i nostri abbiano mai composto, nel quale il sound si avvicina a quello dei conterranei Slayer, con le due chitarre gemelle che macinano riff marci e veloci, affiancate ad un drumming finalmente all’altezza (sebbene, sia chiaro, Lars Ulrich non sia mai stato un mostro di tecnica) e alla voce ancora acerba di Hetfield, gelida e distaccata, che si scaglia contro la follia della guerra prospettando una futura distruzione dell’umanità (tema che tra l’altro verrà ripreso dall’ex compagno di band Dave Mustaine per Set The World Afire). Si continua con l’apocalittica title track, scritta agli esordi della band e che reca nel songwriting anche la firma del già citato Mustaine, che abbandonò la band appena prima dell’uscita di Kill’em All. La canzone risulta più lenta, cadenzata e ossessiva della precedente, grazie ai riff esplosivi dei due axemen; ancora una volta i Metallica incanalano la loro rabbia contro la società e le istituzioni, con un Hetfield dai vocalizzi raggelanti che descrive l’orrore della pena capitale.

La successiva For Whom The Bell Tolls, brano ispirato all’omonimo romanzo di guerra di Ernest Hemingway (in italiano Per Chi Suona La Campana) è un altro vero e proprio capolavoro della band: drumming squadrato e marziale, riff granitici affiancati alle scale inquietanti di Hammett, e su tutto come di consueto vocalizzi acidi perfettamente integrati nell’atmosfera cupa e oscura; l’incipit del brano, composto da Cliff Burton prima dell’ingresso nella band, e la parte conclusiva, sono senza dubbio tra le parti strumentali più azzeccate, coinvolgenti e geniali mai composte dai quattro, ed infatti il brano verrà riproposto ancora fino ad oggi nei live e suonato da centinaia di gruppi (in particolare, i Bathory prenderanno “in prestito” la conclusione per Home Of Once Brave). Dopo un trittico così devastante, è il momento di prendere respiro, ed ecco infatti la ballad Fade To Black; siamo però lontanissimi dalle raffinatezze da mainstream di brani più recenti come Nothing Else Matters o The Unforgiven: le chitarre pulite sono acide e taglienti, così come la voce al limite della stonatura. Fade To Black è un brano sentito e intimista, che si discosta dal thrash tutto birra, rumore e provocazioni per esplorare gli abissi della disperazione e del suicidio (la canzone fu composta in uno dei momenti peggiori della storia della band, quando tutto l’equipaggiamento musicale dei Metallica fu rubato in seguito ad uno show a Boston il 14 Gennaio 1984); come al solito perfetta la chitarra solista di Kirk Hammett, che ci regala assoli stupendi e personali, che più che sulla velocità puntano sull’atmosfera e sulle emozioni.

Siamo così arrivati a metà disco, con quattro brani quasi perfetti; non può durare a lungo, e infatti la successiva Trapped Under Ice si colloca un gradino sotto, pur risultando un buon brano, che riprende il suono caratteristico degli esordi con i suoi assoli vorticosi e i suoi repentini cambi di riff; la parte vocale appare però un poco banale, e priva di quel mood fortemente pessimista che contraddistingue l’album; sempre lo stesso difetto si riscontra nella successiva Escape, pezzo piuttosto piatto del tutto rovinato da un ritornello solare assolutamente fuori luogo. Il brano dovrebbe configurarsi come un inno di quello che è il way of life dei Metallica e del thrash in generale (No need to hear things that they say, Life is for my own to live my own way), ma fatica a far presa sull’ascoltatore risultando il meno riuscito del platter.

Ma ecco che a mettere in chiaro con chi abbiamo a che fare arriva un altro dei capisaldi della band in sede live: la lunga e articolata Creeping Death, che riprende in parte temi della storica The Four Horsemen, sia dal punto di vista musicale che per quanto riguarda le lyrics di ispirazione biblica (il testo si accosta infatti alla vicenda delle sette piaghe d’Egitto e in particolare alla strage dei primogeniti compiuta dall’angelo della morte); il brano si rivela particolarmente riuscito grazie a ritmi martellanti, a riff ad effetto e coinvolgenti, e ai virtuosismi di chitarra, come sempre perfettamente integrati nell’atmosfera del brano.
L’album si conclude poi con un altro vero e proprio capolavoro: la lunga strumentale The Call Of Ktulu, che si ispira questa volta all’immaginario orrorifico dello scrittore americano H.P. Lovecraft; nel corso del brano veniamo infatti catapultati in un ambiente cupo e angosciante, perfettamente reso dai gemiti acuti della chitarre in continua evoluzione supportati da un drumming glaciale e metallico, per giungere ad una conclusione squadrata che non lascia spazio ad alcuna speranza; The Call Of Ktulu è inoltre l’ultimo brano dei Metallica a recare la firma di Dave Mustaine, e il modo migliore per concludere un disco come Ride The Lightning.

Questo lavoro non è infatti, come qualcuno asserisce, un album di raccordo tra Kill’em All e Master Of Puppets, ma si tratta invece di un disco dotato di un’identità fortissima, qualcosa di diverso da tutto ciò che i Metallica faranno in futuro, e allo stesso tempo base di partenza per i dischi successivi, e una delle migliori testimonianze di che cosa vuol dire suonare thrash metal. Un album storico, che mantiene inalterati tutti i suoi sentimenti dopo un ventennio, e che chiunque ascolti metal estremo dovrebbe conoscere.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente