Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Andrea Sacchi
Genere: 
Etichetta: 
SPV Records/Audioglobe
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Mike Tirelli - Voce
- Georg Kraft - Chitarra
- Wayne Banks - Basso
- Eckhard Ostra - Batteria


Tracklist: 

:
1.The Ancient Cries
2.Babylon
3.Where The Falcons Cry
4.Dragonheart
5.Thunders Of The Night
6.Steelrider
7.City Of Angels
8.Nocturnal
9.Nothern Nights
10.Open Fire
11.The Ivory Gates

Messiah’s Kiss

Dragonheart

Un disegno di Luis Royo in copertina (peraltro già utilizzato dagli Skylark per il loro Gates Of Hell) e un titolo come Dragonheart non lasciano alcun dubbio. I Messiah’s Kiss ritornano all’insegna dell’heavy metal più classico e incontaminato, un ottimo incontro tra la scuola tedesca di helloweeniana memoria e i risvolti epici made in U.S.A.
Se il precedente Metal soffriva di qualche lacuna, la nuova creatura del combo di Erben cancella ogni difetto e ci regala undici episodi entusiasmanti, giocati sugli standard espressivi del metal classico. Chi è in cerca di originalità può volgere lo sguardo altrove. Dragonheart è un lavoro che paga un forte pegno agli anni ’80 e di quel decennio luminoso ricalca pienamente lo stile. Le canzoni  (mai tirate per le lunghe) si basano sui tappeti di riff di Georg Kraft (chi se lo ricorda negli storici Repression?), autore di assoli trascinanti e di facile presa.

Al resto pensa la voce dell’ex-Riot Mike Tirelli, performer di lunga data dal timbro graffiante ed espressivo e ideale interprete delle canzoni qui raccolte. Quella dei Messiah’s Kiss non è una proposta chissà quanto sofisticata, ma dalla loro gioca un sound coinvolgente che si sublima nella potenza dell’opener The Ancient Cries e ancora nel flavour epico di Thunder Of The Night e Where The Falcon Cry, due veri anthem che si pongono a metà strada tra la ruvidità dei Riot e le atmosfere barocche care ai Rainbow. Non a caso la stessa voce di Mike, mattatore del platter, ricorda a tratti i polmoni d’acciaio di Ronnie James Dio. Spazio anche alla melodia nella toccante Angles Cry, interpretata da Mike con un tono maggiormente morbido e a un’eroica suite con alcuni arrangiamenti sinfonici, l’ottima The Ivory Gates.

Notevole il lavoro svolto da Herman Frank (Victory, Accept) alla produzione, che sottolinea perfettamente l’energia profusa dalla band. Dragonheart non presenta proprio nulla di innovativo, ma passione, coerenza e dedizione al sound classico con ottimi risultati sul versante pratico. E come ben sappiamo, non è facile essere personali quando si percorrono sentieri già battuti. Bravi davvero.

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