Voto: 
8.8 / 10
Autore: 
Andrea Rubini
Genere: 
Etichetta: 
Nuclear Blast/Audioglobe
Anno: 
2007
Line-Up: 

- David Proctor - voce
- Chris Lavery - basso, backing vocals
- Steven Nixon - chitarra
- Steph Gildea - chitarra
- Kevin Matthews - batteria


Tracklist: 

1. Burning Fear
2. The Fight
3. The Dead Live By Love
4. Fuel The Fire
5. Gravedigger
6. Our War
7. Blood Brothers
8. Through Dead Eyes
9. Reload 'N' Kill
10. Take Me As I Am
11. It's Not Over Yet
12. Thirteen
13. Masquerade (bonus track)

Mendeed

The Dead Live By Love

Ad un solo anno di distanza da This War Will Last Forever, gli scozzesi Mendeed tornano a far squillare le trombe, o meglio le cornamuse, con The Dead Live By Love. I giovanissimi ragazzi di Glasgow sono approdati dopo pochissimi anni di gavetta ad una Major come la Nuclear Blast, dimostrando talento e consapevolezza dei propri mezzi, come testimoniano le loro performance live e questo nuovo capitolo.

Definire il suono di Proctor e compagni è impresa ardua, in quanto gli elementi da cui intingono sono svariati: una cosa è certa, questi signori fanno Heavy Metal. Infatti la base su cui vengono costruite le loro canzoni hanno richiami classici notevoli, riff speed-power davvero sorprendenti, il tutto unito con elementi thrash e death. E se i più potrebbero storcere il naso pensando ad una cozzaglia di suoni così vasta, facciamo notare come invece la resa finale sia estremamente bilanciata e mixata con cura. Il combo è cresciuto ulteriormente in fase compositiva, a dimostrazione che l'approdo nel panorama internazionale in tempi brevissimi non è frutto del caso.

Burning Fear apre il platter in modo fulmineo, sprigionando subito tutta l'energia che Kevin Matthews dimostrerà in tutto il corso dell'album, grazie ad un drumming su di giri ed in grado di calamitare chitarre ed il grezzo screaming di David. Il giovane front-man nel corso dei brani si cimenterà svariate volte in parti clean, mostrando una buona tenuta, seppur non abbia propriamente una voce power. Esattamente come nel ritornello della opener, in cui si sente lo sforzo a tenere le note alte e l'allungarne la durata. La title-track si trova come terza proposta, ed è un ottimo esempio di come la band abbia saputo sviluppare elementi thrash/core su un telaio power metal, come testimoniano i reprise e le parti melodiche. Gravedigger è la traccia più elaborata, anche per la sua durata superiore ai sei minuti; nel corso del brano è riscontrabile come gli scozzesi ci offrano una ampia panoramica del loro repertorio, partendo dall'intro grezzo seguito da uno stacco progressive per poi ripartire sostenuto e ritmato in un death/thrash rievocante le primissime note iniziali. Il brano è la parte più cadenzata dell'intero disco, da notare tuttavia la classicità lampante del guitar solo verso la fine del pezzo. Altro elemento riusicto, ma spiazzante per certi versi, è la parte melodica che rallenta Blood Brothers, prima di ri-inasprirsi di colpo in un growl davvero cavernoso. Ogni singola proposta del disco è un amalgamarsi di sfaccettature del metal, ed è su questo meccanismo che i Mendeed trascinano l'ascoltatore per una cinquantina di minuti. Dodici proposte (tredici se si conta Masquerade, brano disponibile solo nella deluxe edition in digipack) che per molti versi accontentano un pò tutti, dai defenders ai più modernisti agli amanti delle sonorità thrash-core che sempre di più stanno attecchendo su palcoscenici internazionali.

Inutile dilungarsi più del dovuto su questa release; disco coinvolgende che dimostra la potenza dei Mendeed e la loro maturazione. Ormai questi cinque ragazzi non sono più una promessa, sono una vera e propria realtà mondiale, in grado di sfornare un album tanto elaborato quanto scorrevole. Se non considerate il fattore tempo determinante per definire un album un classico, aumentate pure di un paio di punti il voto finale, perchè questo lavoro è davvero una ottima prova di come classico e moderno si possono sposare perfettamente, senza che una corrente prevarichi l'altra.


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