Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Trustkill Records/Audioglobe
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Chase Robbins - voce
- Ryan Bentley - chitarra
- Kellen McGregor - chitarra, voce
- Jeremy Grisham - batteria
- Austin Radford - basso


Tracklist: 


1. Cowbell's Makin' A Comeback
2. Neutron Cameras Vs. Smuggled Nuclear Bombs
3. Therapy Caravan Of The Fair Room
4. History Of Mercia
5. Conjunctions, Conkunctions, Everybody Loves Them

Memphis May Fire

Memphis May Fire

La commistione tra Metalcore e Southern Rock sembra essere diventata negli ultimi anni l’ultima frontiera sperimentale di parecchi gruppi americani, come dimostrano le prove di Every Time I Die, Maylene and the Sons of Disaster e Showdown: a questa serie di formazioni che sta riscuotendo negli States abbastanza successo soprattutto tra le nuove generazioni di nostalgici dell’Hardcore e di Emo-boys desiderosi di melodia, si aggiungono i Memphis May Fire, quintetto originario di Dallas che esordisce per la celebre Trustkill Records con l’omonimo ep.
Numerose sono le tradizioni musicali che i Memphis May Fire annoverano tra le proprie influenze: l’approccio diretto del Southern Rock e del Rock ‘n Roll si contrappone alla violenza del tessuto Metalcore e non mancano neppure le linee vocali tipiche di generi come Emo e Scremo.

I Memphis May Fire hanno dalla loro parte un ottimo bagaglio tecnico e una buona inventiva, come testimoniano i chiaroscuri di Cowbell’s Makin’ A Comeback, traccia d’apertura di questo mini cd che riassume già nella copertina gli elementi caratteristici dei generi sviluppati. Tralasciando i riff di chitarra decisamente Southern che richiamano la tradizione Metal dei famosi Pantera e Black Label Society, emerge un interessante intreccio di voci alquanto variegato, dal cantato sporco dello Scremo al profondo growl del Deathcore fino al clean stralunato che tanto scalda gli animi del pubblico Emo d’oltreoceano.
La struttura delle canzoni è decisamente valida e matura, ma i Memphis May Fire peccano leggermente nella varietà, ripetendo in modo monotono gli stessi canoni lungo i cinque episodi dell’ep.
Therapy Caravan Of The Fair Room è forse il momento più aggressivo, con le sue vorticose sezioni di batteria di chiara matrice Hardcore, mentre History Of Mercia rappresenta un’equilibrata fusione di Scremo e Metalcore, che lascia comunque spazio ad intervalli più distesi e meditativi.
Più sottotono invece la finale Conjunctions, Conjunctions, Everybody Loves Them, troppo confusionaria e disomogenea rispetto alle precedenti, a tal punto da sfiorare aspetti Noisecore nell’evoluzione centrale.

I margini di crescita per i Memphis May Fire sono elevati e si spera che la band, che sta lavorando intensamente alla realizzazione del primo full-lenght, possa proporsi come una realtà convincente e soprattutto originale. Le 200 date suonate nel 2007 sono un numero sorprendente se si considera che la formazione di Dallas ha firmato da poco con la Trustkill, ma d’altronde si conosce qual è il responso del pubblico nei confronti di questi nuovi generi made in USA. La filosofia di base di gruppi come i Memphis May Fire può essere descritta dalla semplice formula tour-album-tour, che sembra essere diventata l’unica strada percorribile nel triste mercato odierno. L’unica domanda che sorge spontanea riguarda la potenziale morte della musica interpretata come unico mezzo per farsi conoscere e per guadagnare denaro: i Memphis May Fire ragionano sicuramente in questi termini ma rimaniamo fiduciosi almeno per quanto riguarda la possibilità di ravvivare lievemente un genere scaduto in una grande operazione commerciale e divenuto ormai qualitativamente poco competitivo sul suolo americano.

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